I 20 giorni che hanno portato la Sardegna dalla zona bianca alla zona rossa

di Enzo Boldi

Pubblicato il 2021-04-09

Oggi l’ordinanza del Ministro Speranza che imporrà maggiori restrizioni ai cittadini dell’isola

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Era il 19 marzo scorso e il Ministero della Salute, attraverso un’ordinanza firmata da Roberto Speranza, fermava la favola della Sardegna come unica zona bianca d’Italia. Quella con meno restrizioni e con maggiori libertà: valeva solamente la regola dell’obbligo di mascherina e del distanziamento social. Tre settimane di ritorno a una parvenza di normalità interrotte bruscamente con il doppio salto, arrivando alla zona arancione, al ritorno del coprifuoco e alla chiusura di bar e ristoranti (tra le tante cose). Da quel momento sono passati 20 giorni e oggi la Sardegna zona rossa verrà certificata dall’ulteriore ordinanza del Ministero della Salute.

Sardegna zona rossa: venti giorni fa era zona bianca

“Mi ha appena chiamato Speranza. La Sardegna è in zona rossa”, ha dichiarato a Rai News24 l’assessore alla Sanità Mario Nieddu. Il dato che ha fatto scattare la decisione (automatica per via dei vari parametri indicati al momento dell’introduzione del sistema di suddivisione a colori in base al rischio epidemiologico) è l’indice RT in calo in molte altre Regioni d’Italia, ma in rialzo proprio sull’isola sarda.

Numeri che segnano un aumento del rischio di contagio e, di conseguenza, alla Sardegna zona rossa. E pensare che l’inizio del mese di marzo era stata segnato dal colore bianco: l’isola, infatti, era l’unica Regione a potersi fregiare dell’opportunità di riaprire tutte le attività. Un candore durato tre settimane. Poi, però, la situazione è drasticamente peggiorata. Dopo il doppio salto – bypassando il colore giallo – fino all’arancione, i parametri non sono migliorati.

L’effetto delle chiusure e i tempi per le riaperture

Il caso Sardegna sembra essere l’emblema di come i tempi per le riaperture siano – purtroppo – ancora molto lontani. Tre settimane di “libertà ritrovate” hanno portato a un triplo salto verso nuove chiusure e limitazioni. Forse, a differenza di quel che alcuni politici dicono, tutto ciò è la dimostrazione di come l’unico rimedio (in attesa di un effetto tangibile della campagna vaccinale) per tenere a freno i contagi (e tutte le loro conseguenze sulla salute dei cittadini) siano quelle più rigorose attuate nelle altre Regioni.

(Foto IPP)

 

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