La storia delle sanzioni per i giovani che non accettano lavoro nel programma di Fratelli d’Italia

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-07-25

Il lavoro obbligatorio per i giovani non è previsto dal programma elettorale di Fratelli d’Italia, ma se ne parlava qualche mese fa durante una convention

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È rimbalzato sui social e ha fatto molto discutere un passaggio sul lavoro obbligatorio per i giovani contenuto in un fantomatico programma elettorale di Fratelli d’Italia. “Va costruito un sistema organizzato- si legge nel documento – oggi inesistente che deve rientrare in un programma di politiche attive basato su un sistema di intelligenza artificiale che a regime rintracci l’elenco dei giovani che terminano ogni anno le scuole superiori e l’università e li agganci a imprese del settore, agenzie per il lavoro e centri per l’impiego, attivando un sistema concorrenziale tra gli operatori che avranno una dote finanziaria ingente per la loro collocazione. Il giovane non potrà più scegliere se lavorare o meno, ma è vincolato ad accettare l’offerta di lavoro per sé, per la sua famiglia e per il Paese, pena la perdita di ogni beneficio con l’applicazione anche di un sistema sanzionatorio”.

La storia delle sanzioni per i giovani che non accettano lavoro nel programma di Fratelli d’Italia

Il passaggio però non figura tra i 15 punti programmatici più recenti diffusi dal partito di Giorgia Meloni: appartiene infatti a un opuscolo, chiamato “Appunti per un programma conservatore”, distribuito durante seconda giornata della Conferenza programmatica di Fratelli d’Italia, tenutasi a Milano lo scorso aprile. Quel riferimento era inserito nel capitolo a cura di Giorgio Crosetto, che sull’argomento è già stato intervistato da Avvenire a inizio maggio. “Ma no, non penso che il lavoro debba essere obbligatorio per legge”, ha detto il fondatore di FdI. “Quelle sono solo provocazioni culturali – ha aggiunto – idee lanciate per riflettere, scritte da un tecnico esterno cui è stato chiesto un contributo. Quei temi, ed altri, io dovevo solo commentarli, anche perché come sa non mi occupo di temi del lavoro. Erano provocazioni esterne, suggerimenti. Certo, lavorare è un dovere morale per sé stessi, la propria famiglia e anche la comunità nazionale, ma non penso debba diventare un obbligo di legge. Se però sei un disoccupato e continui a rifiutare le offerte che ti vengono proposte, perdi il diritto ad aiuti pubblici”.

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