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Salvini dice che la Lega resta al governo solo per vigilare

Massimiliano Cassano 05/09/2021

Dal meeting di Cernobbio Matteo Salvini prova a riposizionare la Lega all’interno della maggioranza dopo le recenti spaccature e lancia il suo appoggio a Draghi se si candidasse per il Quirinale

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“Quello che è certo è che la Lega in questo governo ci rimane, perché io di lasciare l’Italia a Pd e Cinquestelle per avere un Paese ricco di tasse, di sbarchi e di problemi non lo voglio”. Matteo Salvini prova a districarsi così tra le contraddizioni su green pass e obbligo vaccinale che vedono il Carroccio sempre più in imbarazzo verso l’indirizzo della maggioranza. Non al governo per “fare le cose”, dunque, ma per evitare che le facciano gli altri. Una visione tutt’altro che positiva e propositiva portata avanti dal leader leghista durante il suo intervento a Cernobbio: “Un governo senza Lega – ha aggiunto – significherebbe avere all’ordine del giorno lo Ius soli, la legge elettorale proporzionale, il ddl Zan e altre amenità. La Lega rimane a vigilare per cercare di rendere questo Paese libero, moderno, efficiente e anche ricco”.

Di passare all’opposizione – quindi – non se ne parla, nonostante le incomprensioni che iniziano ad emergere anche con il presidente del Consiglio. “Con Draghi – assicura Salvini – il confronto è settimanale, più volte a settimana, ci confrontiamo e calibriamo e abbiamo sempre trovato la sintesi, la Lega è leale al governo ma ci sono alcuni punti che non contrattili: l’obbligo vaccinale tout court per tutta la popolazione italiana non siamo e non saremo mai d’accordo”. La Lega, inoltre, sosterrebbe un’eventuale candidatura dell’ex presidente della Bce per il Quirinale: “Se Draghi dovesse candidarsi lo appoggeremo, non lo tirerò per la giacchetta”. Sul tavolo del Carroccio anche i nomi di Silvio Berlusconi e Marta Cartabia.

Poi, una digressione di attacco verso il Movimento 5 Stelle: “Se il governo dura fino alla fine dipende da cosa faranno i Cinquestelle”, ha detto. E ancora: “Oggi riconfermerò il fatto che ho l’onore di mettere la mia prima firma su una proposta di legge finanziaria per eliminare il reddito di cittadinanza, sono 8 miliardi di euro mal spesi che devo tornare nel settore produttivo per creare lavoro vero e non assistenza”. Picconate agli alleati in vista delle amministrative e soprattutto delle elezioni del Presidente della Repubblica, terreno insidioso su cui, spesso, anche le più solide alleanze finiscono per spaccarsi.

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