Salvini dà del “delatore di Stato” a Gassmann e dice di non denunciare i vicini che organizzano feste

di Giorgio Saracino

Pubblicato il 2021-04-19

Il leader della Lega avrebbe suonato al campanello chiedendo di “star più tranquilli”. Perché “la delazione di Stato non fa parte del mio paese ideale”. Ma il punto non è questo

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Matteo Salvini ha dovuto dir la sua anche su questo, dimenticandosi forse di essere un senatore della Repubblica italiana e il leader di un partito che è tra i maggiori azionisti dell’esecutivo di Mario Draghi. E che il suo governo ha messo nero su bianco alcune norme anti contagio che sono indispensabili affinché il giusto modo di comportarsi possa far sì che nel tempo diminuiscano i contagi e (soprattutto) i decessi dovuti all’epidemia di covid-19. Oggi, intervenendo alla trasmissione d Radio 1 Un giorno da Pecora, ha detto la sua sulla questione Alessandro Gassmann. Di che stiamo parlando? Di un post su twitter in cui il noto attore diceva di aver denunciato un vicino alle forze dell’ordine, perché sentiva che da casa sua provenivano delle urla e della musica, tanto da far intendere che in quell’abitazione fossero in troppi, che ci fosse una festa, e che si stesse commettendo un illecito. Perché – ovviamente – i party in casa non sono consentite, al pari quelle all’esterno o nei locali. Aveva scritto:

… sai quelle cose di condominio quando senti in casa del tuo vicino ,inequivocabilmente il frastuono di un party con decine di ragazzi?… hai due possibilità: chiamare la polizia e rovinarti i rapporti con il vicino, ignorare e sopportare, scendere e suonare…

E poi, primo commento: “Fatto il mio dovere. Fiero”. Il tweet dell’attore aveva però suscitato anche reazioni contrarie: se è vero che qualche commento al suo post fosse di assenso rispetto alla denuncia, altri invece l’hanno etichettato come una spia. Ma, sui social (ahinoi) questo non sorprende più. A sorprendere è altro, e a questo ci arriviamo.

Salvini che dà del “delatore di Stato” a Gassmann

A sorprendere è che uno dei maggiori leader della politica italiana, che oggi è senatore della Repubblica e sostenitore di questo governo (che queste regole, lo ripetiamo, le ha date), rientri nella schiera di quelli che danno della “spia” ad Alessandro Gassmann, che invece – come ha detto lui stesso – ha solo fatto il suo dovere. Ha detto Matteo Salvini a Radio 1:

Se c’è una festa con degli assembramenti dei vicini di casa “faccio un colpo di campanello e gli chiedo di star più tranquilli. La delazione di Stato non fa parte del mio paese ideale, quindi se c’è qualcuno che si gloria, alla Gassman, di aver denunciato i vicini”, non sono d’accordo perché “penso che siano altri i meriti civici…”

Ma il problema – oltre a quello di dare del delatore a Gassmann, un cittadino che ha fatto il suo dovere – è che il punto non è stare più o meno tranquilli. Perché il punto non sono le grida, la musica alta o gli schiamazzi. Il punto è che quelle persone in quella casa non potevano esserci. Per quelle norme anti contagio che tutti dovrebbero rispettare, e che molti – seppure con molti sacrifici – stanno facendo. Rispetto ad altri, che invece se ne infischiano. E non sia mai che il leader della Lega presti il fianco a costoro.

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