Salvini a processo anche per Carola Rackete?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-02-13

Il leader della Lega, difeso dall’avvocato Claudia Eccher, in teoria ha tempo 20 giorni – termine non perentorio – dalla notifica dell’avviso di chiusura delle indagini per presentare memorie difensive o farsi interrogare. Poi il pm può chiedere il rinvio a giudizio o se lo riterrà anche l’archiviazione

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La Procura di Milano ha chiuso l’indagine in vista della richiesta di processo nei confronti dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini accusato di diffamazione dopo la querela depositata lo scorso luglio, tramite i suoi legali, da Carola Rackete, comandante della Sea Watch3. Il pm Giancarla Serafini, titolare del fascicolo trasmesso per competenza da Roma, un paio di settimane fa, ha appreso l’ANSA, ha notificato l’avviso di chiusura dell’inchiesta. Ma Salvini non ne ha dato pubblico annuncio sui social network come fa di solito.

Salvini a processo anche per Carola Rackete?

La denuncia da parte della capitana della Sea Watch era stata depositata lo scorso 12 luglio alla Procura di Roma e gli atti, dopo l’iscrizione di Salvini per diffamazione, sono stati poi trasmessi a Milano, dove risiede l’ex ministro. La giovane, rappresentata dal legale Alessandro Gamberini, nella querela aveva spiegato che le esternazioni di Salvini sul caso Sea Watch, “lungi dall’essere manifestazioni di un legittimo diritto di critica, sono state aggressioni gratuite e diffamatorie alla mia persona con toni minacciosi diretti e indiretti”. A tal proposito nell’atto si citano le espressioni dell’allora ministro: “sbruffoncella”, “fuorilegge”, “delinquente”, autrice di un atto “criminale”, responsabile di un tentato omicidio in quanto “avrei provato a ammazzare cinque militari italiani”, “complice dei trafficanti di esseri umani” e altre ancora. Interventi che sono, si legge sempre nella denuncia, “un puro strumento propagandistico e istigatorio di un ‘discorso dell’odio’, che travolge ogni richiamo alla funzione istituzionale”.

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Affermazioni che “non solo hanno leso gravemente il mio onore e la mia reputazione, ma mettono a rischio la mia incolumità, finendo per istigare il pubblico dei suoi lettori a commettere ulteriori reati nei miei confronti”. Il leader della Lega, difeso dall’avvocato Claudia Eccher, in teoria ha tempo 20 giorni – termine non perentorio – dalla notifica dell’avviso di chiusura delle indagini per presentare memorie difensive o farsi interrogare. Poi il pm può chiedere il rinvio a giudizio o se lo riterrà anche l’archiviazione. Soltanto ieri Salvini ha parlato della vicenda prima dicendo all’ANSA: “Un altro possibile processo per diffamazione ai danni Carola Rackete? Li mettiamo in serie, non è un problema. Una speronatrice di motovedette militari italiane ha poco da insegnarmi”. E poi aggiungendo a Radio Radio: “E’ un paese normale in cui una signorina tedesca sperona una barca militare e invece di andare a processo, a processo ci va il Ministro? Qualcosa di surreale”.

Salvini e il bicchiere di vino della giudice Vella con Carola Rackete

Salvini all’epoca andò all’attacco anche del Gip di Agrigento Alessandra Vella. A testimoniarlo è questo spezzone della diretta con cui ieri il ministro dell’Interno ha preso atto, come d’abitudine, con algido autocontrollo della decisione. In esso il Capitano ha detto:

Non si sono solo ignorate le indicazioni della Capitaneria di Porto, della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza, no: si è deliberatamente rischiato di uccidere cinque ragazzi in divisa italiani che in mare stavano facendo il loro lavoro. E cosa si risolve? Con una pacca sulla spalla? Magari il signor giudice si è bevuta pure un bicchier di vino con la signorina che si è detta ricca, bianca, tedesca, magari un po’ annoiata e quindi legittimata a fregarsene delle leggi di uno Stato”

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