Salvini a Cernobbio dimentica l'uscita dall'euro?

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2015-09-07

Il leader della Lega non parla dell’uscita dalla moneta unica al Forum Ambrosetti, secondo i resoconti dei quotidiani. Un tema non più attuale per un partito che si avvia all’accordo con Berlusconi?

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Come lo scorso anno, anche per questa edizione Matteo Salvini è tornato al Forum Ambrosetti. “Non cambio discorsi a seconda della platea. Parlerò qui come ho parlato ieri agli agricoltori e allevatori della Valtellina”, ha detto arrivando al Forum il segretario federale della Lega Nord. Eppure al meeting una differenza con gli altri interventi del leader della Lega si è vista, almeno a leggere quanto si racconta sulle cronache dei quotidiani riguardo al suo intervento. Matteo Salvini non ha infatti neppure accennato a una tematica che era stata al centro delle sue ultime campagne elettorali: l’uscita dell’Italia dall’euro. Scomparsa dalle cronache del Corriere e appena accennata su Repubblica (dove dice solo che l’euro è stato un errore).
 
SALVINI A CERNOBBIO DIMENTICA L’EURO
Un’assenza davvero strana. Se non altro perché la platea del Forum Ambrosetti sembra essere la più adatta per spiegare alle élite il piano per l’uscita dall’euro che i leghisti dicono di aver preparato per metterlo in atto il prima possibile una volta tornati al governo del paese. Anzi, c’è di più: l’anno scorso il suo intervento a Cernobbio Salvini lo annunciò così alla Padania:


Il Capitano era quindi in grande forma, e prontissimo a cantargliele a quei cattivoni della moneta unica. Invece ieri, racconta Paola Pica sul Corriere della Sera_

La Lega vuole tornare a Roma e davanti a imprenditori e manager il suo leader riconosce che «al governo non ci si va con gli sgomberi dei campi rom». Giacca e cravatta blu («solo per qualche ora» scrive su Twitter), colletto slacciato e jeans scuri, Salvini cala con l’establishment la carta della moderazione. «Voglio fare l’allenatore e al governo voglio chiamare persone migliori di me. Mi sto circondando di buoni consiglieri e ne avremo bisogno di altri». Messa da parte la ruspa e ribadito che «sgombrare i rom non è il primo problema», il capo quarantenne del Carroccio vuole invece «costruire».
Accanto a lui annuisce un Roberto Maroni istituzionale e raggiante per i dati che segnalano la Lombardia come la Regione italiana tra le più virtuose, forse la più virtuosa. Il Governatore ha appena illustrato i progetti per il dopo Expo con la creazione della cittadella universitaria.

L’unico accenno all’Europa trapelato dalle sintesi del discorso sono le frasi sul Patto di Stabilità “stupido”, ma anche qui non sfuggirà che l’aggettivo è sotto copyright nientemeno che di Romano Prodi (quello dell’errore dell’euro dell’anno prima) e il tema è un cavallo di battaglia persino di Renzi. Con il quale Salvini sembra concordare anche per il taglio delle tasse sulla casa:

Se dovesse presentare oggi un programma di governo, Salvini ci metterebbe il superamento del patto di Stabilità interno, «che blocca 20 miliardi nelle casse di comuni». Lo stesso Matteo Renzi lo aveva definito il patto «della stupidità», ricorda, poi «non ha fatto nulla». L’Europa arriccerà il naso? «Ce ne faremo una ragione». A Renzi concede la buona idea di cancellare la Tasi «sono contro le tasse al punto che su questo lo sosterrò» – e a porte chiuse si spinge affermare che «bisogna aiutare il governo a fare le scelte giuste». Poco dopo, sulla terrazza, al riaccendersi dei flash, profetizza l’addio di Renzi: «L’anno prossimo non tornerà qui da premier». E in favore di telecamere parla di «invidia per gli ungheresi che hanno un premier che fa i loro interessi». Il Salvini di governo introdurrebbe la «flat tax» e rimuoverebbe le sanzioni verso la Russia. «Ma qualcuno crede davvero che il rischio di una terza guerra mondiale venga da Putin?». Alla fine, l’applausometro gli regala il secondo posto, dopo Renzi.
Non si cura del tiepido battimani Renato Brunetta: «Non ci resto male, so molto bene che il mondo delle imprese è filo-governativo. E sono anche che chi fa l’ opposizione disturba e dà fastidio a chi è quotidianamente alle prese con le questioni da risolvere. Perciò vi dico solo una cosa: Renzi in Europa non conta nulla, è subalterno» . I vertici, attacca il capogruppo di Forza Italia alla Camera ed ex ministro, «sono quelli di Merkel con Hollande, nonostante la Francia stia peggio di noi. Renzi – conclude – non è in grado di incalzare la Germania sul surplus eccessivo, che meriterebbe la sanzione».

Su Repubblica, nell’articolo di Eugenio Occorsio, riguardo il tema c’è invece solo questo accenno:

«Primo punto, l’Europa. Che l’euro sia un errore lo sapete già. L’euro e tutto ciò che gli sta intorno. Anche “quello che era qui ieri” (Renzi, ndr, poi dirà che l’anno prossimo “non ci sarà da premier”), lo diceva tre anni fa quand’era sindaco: il Patto non è di stabilità ma di stupidità. Allora c’erano 11 miliardi fermi nei Comuni, sono diventati 20 e vanno sbloccati anche se qualcuno a Bruxelles potrebbe arricciare il naso».

UN TEMA ELETTORALE?
“Ieri da Renzi solo parole sulle tasse, come sull’immigrazione”, ha detto il segretario della Lega Matteo Salvini arrivando al Forum di Cernobbio, dove ieri ha tenuto un discorso il premier Matteo Renzi. Rispondendo ai giornalisti, Salvini ha detto che la Lega è disposta a votare la cancellazione delle tasse sulla casa: “Certo, lo abbiamo già fatto noi”. Ma ha detto di temere che sia “l’ennesima ‘renzata’, come la bufala degli 80 euro: Renzi pensa ai voti, non è uno statista, non lavora per l’Italia”. E ancora: la cancelliera Merkel “ha dovuto aspettare migliaia di morti per decidere di svegliarsi, e poi sceglie lei chi accogliere” ma è l’Europa che deve gestire l’emergenza. “Quanto migliaia di morti hanno dovuto aspettare per fingere di svegliarsi – ha detto – e poi hanno deciso di prendere solo profughi siriani, che sono immigrati qualificati, scelgono loro chi piglio e chi non piglio. Non esiste, non siamo servi, se siamo in Europa da pari gestiamola da pari, altrimenti facciamo da soli”. Quanto ai tedeschi che hanno applaudito l’arrivo dei profughi, “un conto sono le commedie, un conto la vita vera. Gli applausi li faremo anche noi quando ci sarà l’immigrazione controllata, limitata e qualificata, provate ad andare a fare gli applausi in Stazione Centrale alle nove di sera”. Tante parole e nemmeno un collegamento con uno dei temi cardine del dibattito elettorale. Probabile che la platea abbia influenzato il leader della Lega, e gli abbia consigliato un passo più moderato. Gli ultras apprezzeranno?

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