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Salman Abedi: l'attentatore della Manchester Arena

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-05-23

Lo rivela la CBS mentre le autorità britanniche sono in attesa dei risultati del test del DNA. Un suo fratello è stato arrestato. Nato a Manchester, i suoi genitori sono di origini libiche e avevano trovato rifugio in Gran Bretagna fuggendo dal regime di Gheddafi

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Il kamikaze di Manchester di chiamava Salman Abedi, 23 anni, già noto alla polizia. Lo rivela la Cbs, senza aggiungere altri dettagli e lo conferma l’Associated Press. Silenzio sui media inglesi. Politico scrive che Salman Abedi sarebbe un britannico di origini libiche e cita come fonte funzionari dei servizi segreti europei sotto garanzia di anonimato.

Salman Abedi: l’attentatore della Manchester Arena

Abedi, che è nato nel 1994, è morto da kamikaze dopo aver ucciso 22 persone durante il concerto di Ariana Grande. Le autorità del Regno Unito sono in attesa dei risultati del test del DNA prima di annunciarlo ufficialmente. Una delle persone arrestate a Chorlton sarebbe un fratello di Salman.


Il Telegraph scrive che Salman Abedi è il più giovane di quattro figli e che i suoi genitori erano rifugiati libici arrivati nel Regno Unito per sfuggire al regime di Gheddafi. Ma madre, scrive il Telegraph, si chiama Samia Tabbal e il padre si chiama Ramadan Abedi ed era una guardia giurata: sono entrambi nati in Libia ma sono emigrati a Londra prima di raggiungere Fallowfield nel sud di Manchester dove hanno vissuto per almeno dieci anni. Salman Abedi è cresciuto nella zona di Whalley Range, da dove nel 2015 due studenti di medicina erano partiti per unirsi all’ISIS in Siria. Il profilo facebook di una delle sorelle (Hasmen Abedi, 20 anni, e Jomana, 18) racconta che hanno lavorato in una moschea nel 2013.

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Gli arresti a Chorlton

La storia di Salman Abedi

L’attentatore è morto detonando la bomba. La premier Theresa May stamani aveva detto che le autorità britanniche erano a conoscenza dell’identità dell’attentatore, ma non ritenevano di poterne dare conferma in questa fase dell’inchiesta. Secondo notizie non confermate, i genitori e i due figli più grandi sono tornati in Libia. La casa della famiglia è diventato il punto di partenza delle indagini. I vicini di Abedi hanno confessato ai cronisti di essere “scioccati” di sapere che qualcuno di così vicino a loro “stesse architettando un attentato”. La polizia mantiene in stato di fermo il fratello di Salman su cui ci sono sospetti che lo abbia aiutato a preparare l’attentato.
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Intanto una moschea a Oldham, nella cintura urbana di Manchester, è stata attaccata da ignoti che hanno dato fuoco alla porta: lo scrivono alcuni media britannici, fra cui il Daily Mail e il Daily Mirror, che aggiungono che la polizia sta indagando sull’episodio come un probabile crimine di odio: una vendetta per la strage terroristica di stanotte alla Manchester Arena rivendicata dall’Isis. Secondo l’imam della moschea, Mohammad Saddiq “è una possibile ritorsione per quanto accaduto la scorsa notte, anche se non lo possiamo confermare”.

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