Cosa succede dopo la “sfida” lanciata da Putin

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-02-22

La Russia ha riconosciuto le Repubbliche di Lugansk e Donetsk, inviando le proprie truppe per una missione di “peacekeeping”. L’Ucraina, per il momento, non ha risposto mentre Stati Uniti e Unione Europea annunciano sanzioni

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Vladimir Putin continua a mostrare i muscoli alla comunità internazionale. Il riconoscimento delle repubbliche di Lugansk e Donetsk, quelle dei separatisti del Donbass, è stato il primo passo seguito – nel giro di pochi minuti – dall’invio delle truppe russe per una missione definita di “peacekeeping”, ovvero di “mantenimento della pace” in quel lembo di terra nella zona Est dell’Ucraina, proprio al confine con la Russia. Un guanto di sfida che ha il sapore di una guerra differente – ma solo per alcuni versi – rispetto al passato. Perché, per il momento, le azioni militari sono solamente su carta. Ma cosa può succedere, ora, dopo la crescita delle tensioni tra Russia e Ucraina?

Russia-Ucraina, cosa succede dopo la sfida lanciata da Putin

I primi carri armati sono entrati nel Donbass dopo l’annuncio di lunedì sera. Non una novità. Da anni, da quando si sono acuite le ataviche tensioni tra i due Paesi – con Putin che ha fatto riferimento anche a Lenin “reo” di aver portato alla creazione dell’Ucraina -, quel territorio è strettamente osservato dai militari russi (anche se in forma non ufficiale). Oggi, però, la situazione è differente. Perché il riconoscimento delle repubbliche di Lugansk e Donetsk è arrivato in modo ufficiale, rappresentando un vero strappo e una prova di forza sul tavolo della percezione internazionale che si ha del governo di Mosca. Una mossa criticata da molti. Perché al coro di dissenso, oltre agli Stati Uniti, all’Europa, e al Regno Unito, si è unita anche la Cina.

Le intenzioni di Putin

Un’invasione in Ucraina? Sì, ma solo dal punto di vista geografico. Da anno, infatti, il Donbass è oggetto di contraddizioni, contese e propaganda da parte della Russia. Per questo motivo l’Ucraina non ha risposto, se non dialetticamente – con l’ambasciatore ucraino alle Nazioni Unite, Sergiy Kyslytsya, che ha sottolineato come il Cremlino abbia “copiato e incollato parola per parola il decreto della Georgia del 2008” – a quella che appare una provocazione. Ma la situazione potrebbe deflagrare in poco tempo. Come spiega la giornalista Marta Ottaviani – che segue e racconta da anni la crisi Russia Ucraina -, l’intenzione di Putin non è quella di scatenare una guerra di tipo convenzionale.

L’obiettivo, dunque, è quello di sedersi a capotavola sul tavolo negoziale. Vladimir Putin, con quest’ultima mossa che fa soffiare venti di guerra, vuole rivendicare una posizione dominante da parte della Russia. L’Ucraina, dunque, sembra essere solamente il tassello utile per completare il suo Mosaico e proseguire con quell’effetto domino che è già evidente e ha già riflessi in Europa. Ma a che pro il Cremlino ha deciso di ufficializzare l’intervento militare – sotto forma di peacekeeping – nel Donbass? Come spiega Paolo Valentino su Il Corriere della Sera:

“Tecnicamente non si tratta di un’azione contro l’Ucraina (almeno dal punto di vista della legge russa). Inoltre, sul piano dei costi e dei rischi, questa opzione militare limitata ha il vantaggio per il Cremlino di essere condotta in territorio non ostile e con un costo economico infinitamente più basso di un’invasione che abbia Kiev come obiettivo”.

Lugansk e Donetsk, dunque, assumono sempre più i contorni del pretesto. Di quelle carte da giocare per rivendicare una posizione “politica” dominante. L’Ucraina è solo lo sfondo e, almeno per il momento, Kiev non sembra essere nel mirino di Vladimir Putin.

Crisi Russia-Ucraina: i riflessi sul resto del Mondo (e dell’Europa)

Ma la mossa di Mosca rischia di avere gravi ripercussioni sull’Occidente. I temi più caldi sono, ovviamente, quelli dell’approvvigionamento energetico e una possibile ondata migratoria di chi proverà a lasciare l’Ucraina. I costi dell’energia sono già in costante ed esponenziale aumento da mesi e le tensioni tra i Paesi potrebbero portare a una carenza di risorse e a un altro aumento dei prezzi di acquisto. L’Europa, nella sua analisi della situazione, sarà costretta a valutare anche questo. Ovviamente, per il momento, questa “guerra non lineare” non dovrebbe portare a un ulteriore coinvolgimento di militari Nato (oltre a quelli già presenti ai confini). Ma la crisi Russia Ucraina sarà valutata giorno per giorno. Perché l’altro argomento che potrebbe prevedere una “gestione” da parte dell’Occidente è quello dei migranti, con migliaia di cittadini ucraini (del Donbass e non solo) che potrebbero mettersi in marcia per entrare in Europa.

Le sanzioni USA e UE

E anche per questo motivo, sulle sanzioni alla Russia appaiono ben differenti le posizioni di Stati Uniti e Unione Europea. La Casa Bianca, come spiegato dalla portavoce di Biden in una nota, ha già preso alcune decisioni (più “soft” rispetto a quanto preventivabile) contro il Cremlino:

“Avevamo anticipato una mossa come questa dalla Russia e siamo pronti a rispondere immediatamente. Il presidente Biden emetterà presto un ordine esecutivo che vieterà nuovi investimenti, scambi e finanziamenti da parte di cittadini statunitensi verso, da o nelle cosiddette regioni DNR e LNR dell’Ucraina. Questo decreto fornirà l’autorità per imporre sanzioni a qualsiasi persona determinata a operare in quelle aree dell’Ucraina. I Dipartimenti di Stato e del Tesoro avranno a breve ulteriori dettagli. Presto annunceremo anche ulteriori misure relative alla palese violazione degli impegni internazionali della Russia. Per essere chiari: queste misure sono separate e sarebbero in aggiunta alle misure economiche rapide e severe che abbiamo preparato in coordinamento con alleati e partner, se la Russia dovesse invadere ulteriormente l’Ucraina”.

Meno chiara la posizione dell’Unione Europea. I vari Paesi stanno andando in ordine sparso. Alcune dichiarazione, come quelle dei leader dei Paesi Baltici, fanno pensare a sanzioni molto nette nei confronti della Russia. Ma, come spiega il quotidiano La Repubblica, gli altri Stati membri hanno preso tempo e non sembrano intenzionati, almeno per il momento, a procedere con sanzioni nette in grado di far deflagrare la situazione. L’intenzione è quella di procedere per gradi (partendo dal mantenimento dello status quo) per poi procedere con sanzioni più gravi in caso di invasione “vera e propria”. In quel caso non si parlerebbe solamente di riflessi economici, ma anche di import ed export dalla Russia. Ma molti Paesi della UE sanno come questo metterebbe a rischio l’approvvigionamento energetico, con conseguenze su tutto il Vecchio Continente.

(Foto IPP/Alexei Druzhinin / Sputnik)

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