Chi ha incastrato Rosario Marcianò?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-24

La Polizia Postale di Imperia avrebbe posto sotto sequestro preventivo gli account del più grande esperto di scie chimiche, false flag e complotti d’Italia. Cosa cambia? Nulla: i profili Facebook sono ancora online e gli utenti possono commentare e condividere i post come al solito

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Improvvisamente ieri i due account Facebook del noto esperto di scie chimiche, false flag e complotti Rosario Marcianò e la pagina Facebook del sito Tanker Enemy sono state poste “sotto sequestro preventivo”. Come lo sappiamo? Sui due profili e sulla pagina “oggetto” del provvedimento del Tribunale di Imperia sono comparsi i loghi della Polizia Postale, e da quel momento Marcianò ha smesso di scrivere e pubblicare contenuti.

Perché gli account Facebook di Rosario Marcianò sono stati sequestrati?

Il primo account è stato “messo sotto sequestro” alle 17:59 del 23 marzo, il secondo account – sempre stando alla data di caricamento della nuova immagine profilo – alle 18:35, mentre la pagina Facebook Tanker Enemy risulta “sotto sequestro” dalle 18:06. Non sono state invece sequestrate le altre pagine gestite da Marcianò come questa, questa e questa. E nemmeno il sito Tankerenemy.com risulta essere “sotto sequestro”, anzi lì non compare alcun messaggio. È stato sequestrato anche l’account YouTube di Marcianò ma curiosamente non il suo account Twitter.

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Nell’immagine profilo caricata da Rosario Marcianò si legge «account sottoposto a sequestro preventivo. Procura della Repubblica presso il Tribunale di Imperia Proc. Pen. 974/20/21». Ad eseguire il sequestro sarebbe stata la Polizia di Stato sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Imperia. È interessante notare che il sequestro dell’account non impedisce agli amici di e ai contatti Facebook di Marcianò di visualizzare i post e di commentarli come se niente fosse. Allo stesso tempo formalmente la pagina Facebook “Tanker Enemy” anch’essa sottoposta a sequestro preventivo espone il badge della Polizia Postale e la scritta “account sottoposto a sequestro”. Una pagina Facebook però non è un account.

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Molti utenti e amici su Facebook di Marcianò commentano il sequestro dicendosi preoccupati e indignati, parlano di dittatura, di bavaglio alla libertà di stampa o di pensiero (ad esempio quella di dire che il 5G è la causa dell’epidemia di Covid-19). Altri invece fanno notare quanto sia inusuale questo genere di provvedimento. Non risulta infatti che di solito la Polizia Postale operi in questo modo, generalmente l’account viene oscurato e “sparisce”. Altro elemento poco chiaro è il numero del procedimento nel Registro Generale Notizie di Reato che generalmente non viene formattato così (il 21 finale però potrebbe indicare il Modello 21). In questo periodo inoltre l’attività delle Procure è molto ridotta e rallentata proprio a causa dell’epidemia, anche se a inizio marzo proprio la Postale aveva annunciato una stretta su chi diffonde fake news.

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Non è chiaro poi perché il sito Tanker Enemy non sia stato sequestrato, forse l’oggetto dell’indagine non era stato pubblicato sul sito ma solo su Facebook e YouTube? Da qualche settimana Marcianò aveva iniziato ad occuparsi di Covid-19 raccontando le “bufale” sull’epidemia di coronavirus, ad esempio sul fatto che i morti per Covid-19 sarebbero solo due o tre. Secondo David Puente di Open la ragione del sequestro sarebbe da ricercare in un video – ora rimosso – nel quale Marcianò invitava la cittadinanza a disattendere le disposizioni del DPCM sulla quarantena. Il profilo non sarebbe stato oscurato (che non significa cancellato) perché prova di reato (ma il video è già sparito). Vale la pena di ricordare che quando Marcianò venne condannato per diffamazione il suo profilo non venne messo sotto sequestro. E nemmeno quando venne aperta l’indagine per le dichiarazioni sulla morte di Valeria Solesin (la nostra connazionale uccisa durante l’attentato al Bataclan) o quando la procura di Torino aprì un’inchiesta sulle affermazioni circa il complotto del crollo del Ponte Morandi a Genova si arrivò ad un provvedimento del genere. Già a gennaio del 2019 Marcianò – che da sempre denuncia presunti soprusi dei poteri forti e della magistratura nei suoi confronti – aveva annunciato la “sospensione fino a data da destinarsi” delle attività del suo profilo, questa volta a causa di una condanna in tribunale (in primo grado) alla quale avrebbe dovuto far seguito l’arresto del nostro. Le attività ripresero regolarmente poco tempo dopo e Marcianò non risulta sia stato arrestato.

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