Elon Musk contro lo smart working: “In alternativa andate a far finta di lavorare altrove”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-06-01

Il Ceo di Tesla Elon Musk ha inviato una mail ai suoi dipendenti invitandoli a lavorare in presenza “almeno 40 ore a settimana”

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Elon Musk contro lo smart working: il ceo di Tesla ha risposto su Twitter ad alcuni utenti che stavano rilanciando il testo di una mail contenente un invito ai suoi dipendenti ad abbandonare la modalità di lavoro da remoto confermando quanto si legge. Il contenuto del messaggio era stato inizialmente diffuso da Bloomberg: Musk sostiene che “il lavoro a distanza non è più accettabile” e sottolinea che i dipendenti devono trascorrere un minimo di 40 ore settimanali in ufficio (“meno di quanto si chiede a un operaio”) oppure, in alternativa, “andare a far finta di lavorare altrove”. L’imprenditore ha però specificato: “Se ci sono collaboratori particolarmente bravi impossibilitati a lavorare in presenza, esaminerò e approverò personalmente tali eccezioni”.

Elon Musk contro lo smart working: “In alternativa andate a far finta di lavorare altrove”

Non è chiaro se le nuove disposizioni di Musk (la mail risulta essere stata inviata ieri) valgano soltanto per gli stabilimenti Tesla in America oppure anche per quelli di Berlino e Shanghai. Sempre secondo quanto riportato da Bloomberg, nella sede cinese dell’azienda, per via della politica “Zero Covid” del governo, gli operai si sarebbero ritrovati a svolgere turni di 12 ore, con il riposo settimanale ridotto a un solo giorno. Alcuni hanno riferito di aver dormito in azienda. Durante la pandemia Musk spinse i suoi affari verso il Texas, Stato più permissivo rispetto alla California, che lo obbligò a chiudere gli uffici per limitare il contagio. Restando in tema di aziende che orbitano intorno a Elon Musk, tre mesi fa Twitter ha riaperto i suoi uffici, ma il Ceo Parag Agrawal ha lasciato ai dipendenti la scelta di restare a lavorare totalmente da remoto “in qualunque luogo ci si senta più produttivi e creativi”. Altri colossi come Meta, Spotify e Dropbox hanno seguito questa strada.

 

(immagine di copertina: Italy Photo Press)

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