Roberto Fiore e Giuliano Castellino dicono di essere vittime di un “processo politico”

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-12-23

Giuliano Castellino e Roberto Fiore, leader di Forza Nuova e agitatori dell’assalto alla Cgil dello scorso ottobre, hanno visto respingersi la richiesta di scarcerazione. Per loro è stato chiesto il giudizio immediato, ma attraverso il loro avvocato fanno sapere di ritenersi coinvolti in un “processo politico”

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Restano nel carcere di Poggioreale, dove sono detenuti dallo scorso 10 ottobre, sia Giuliano Castellino che Roberto Fiore, i due leader di Forza Nuova che guidarono l’assalto alla Cgil durante una manifestazione contro il Green Pass. Il gip del Tribunale di Roma ha respinto oggi l’istanza di scarcerazione richiesta dai due, accusati anche di terrorismo, e da Salvatore Lubrano.

Fiore e Castellino restano in carcere

“Le argomentazioni difensive addotte nella memoria, come l’entità dei danni arrecati alla Cgil, la mancata partecipazione del Castellino all’assalto alla sede del sindacato – si legge – non intaccano le accuse mosse agli indagati cristallizzate invece i numerosi contributi video raccolti nel corso delle indagini”. Per il giudice quindi i due sono ancora considerati “pericolosi”, e non possono essere trasferiti agli arresti domiciliari. La Procura ha inoltre chiesto per loro il giudizio immediato: oltre a Fiore e Castellino, gli indagati sono l’ex Nar Luigi Aronica, Pamela Testa, Salvatore Lubrano, Francesco Bellavista, Roberto Borra, Luca Castellini, Fabio Corradetti, Lorenzo Franceschi, Massimiliano Petri, Federico Trocino e Massimiliano Ursino.

La reazione di Fiore e Castellino: “Processo politico”

Una decisione che ha scatenato l’ira dell’avvocato difensore dei leader di Forza Nuova, Nicola Trisciuoglio, che a Adnkronos ha detto: “La Procura non ha argomenti, soggetta a uno schiavismo ideologico-politico. La polverizzeremo in sede di giudizio immediato”. Fiore e Castellino si ritengono prigionieri di un “processo politico”. “Ancor più vergognosa è la detenzione di Salvatore Lubrano – continua il legale – un uomo incensurato con un contratto di lavoro a tempo indeterminato: è indegno che sia tenuto in carcere un ragazzo che è l’unica fonte reddituale della sua famiglia. Non è entrato nella Cgil, non ha saccheggiato o devastato. Più pregiudizio politico di questo si crepa. La Procura non ha nulla in mano, ho dato prova con le indagini difensive che il danno alla sede della Cgil è inesistente. L’ordine pubblico che oltretutto sostengono sia stato leso è stato fatto a braccetto con i capi della Digos romana, siamo al paradosso. E’ operetta allo stato puro”.

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