Fiore e Castellino escono dal carcere in attesa del processo (ma hanno l’obbligo di firma)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-07-11

I leader di Forza Nuova Roberto Fiore e Giuliano Castellino, accusati di aver guidato l’assalto alla Cgil dello scorso 9 ottobre, escono dal carcere in attesa della sentenza

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A nove mesi dall’assalto alla sede nazionale della Cgil dello scorso 9 ottobre a Roma, Roberto Fiore e Giuliano Castellino – leader di Forza Nuova – escono dal carcere e in attesa di sentenza per loro resta l’obbligo di presentarsi presso il posto di polizia per firmare. Lo scorso 31 dicembre Fiore aveva fatto richiesta di scarcerazione motivandola con la presenza di un positivo nel suo stesso penitenziario, il carcere di Poggioreale (Napoli). Il suo legale aveva parlato di “attentato alla vita” del suo assistito, ma i giudici avevano respinto la richiesta: “Permangono le condizioni che hanno portato all’emissione della misura così come le esigenze di cautela e non sono stati offerti nuovi, significativi elementi di valutazione”. Il processo li vede entrambi imputati per devastazione e saccheggio: guidando una protesta di una folla di “No Green Pass”, indirizzarono il corteo verso la sede centrale della Cgil in Corso d’Italia 25.

Fiore e Castellino escono dal carcere in attesa del processo (ma hanno l’obbligo di firma)

Nel bilancio dei feriti di quel giorno ci furono anche tre carabinieri aggrediti durante il raid e la successiva operazione per sgomberare gli uffici che erano stati occupati dai manifestanti. La procura di Bari in seguito a un’indagine aperta nei mesi che hanno preceduto l’assalto partito da Piazza del Popolo ha iscritto nel registro degli indagati Fiore e Castellino con l’accusa di addestramento ad attività con finalità di terrorismo anche internazionale. Fiore e Castellino hanno detto di ritenersi prigionieri di un “processo politico”. Sul portale forzanuova.eu un comunicato rivendicava quanto accaduto: “Mesi di piazze pacifiche non hanno fermato l’attenzione accelerata dal Great reset, ora la musica è cambiata e il direttore d’orchestra e compositore è solo il popolo in lotta costretto a difendersi dalla ferocia unanime di chi dovrebbe rappresentarlo, l’attacco alla Cgil rientra perfettamente in questo quadro analitico che ha deciso di alzare il livello di scontro”.

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