Il gioco sui rimborsi dei consiglieri M5S in Toscana

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-04-04

Da qualche giorno i consiglieri regionali del M5S e il leghista Claudio Borghi sono ai ferri corti per la questione dei rimborsi e delle rendicontazioni fantasiose dei Cinque Stelle. Proviamo a sbrogliare la matassa e a scoprire che nessuno dei contendenti ha ragione al 100%

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I rendiconti dei consiglieri toscani del MoVimento 5 Stelle fanno arrabbiare il consigliere regionale – nonché responsabile economico della Lega Nord – Claudio Borghi che da qualche giorno grida allo scandalo dopo aver “scoperto” le tabelle di rendicontazione dei pentastellati toscani sul sito “Ti Rendiconto“. Così come i parlamentari a 5 Stelle anche i consiglieri regionali della Toscana hanno deciso di ridursi lo stipendio a cinquemila euro lordi e di rendicontare tutte le spese restituendo, oltre all’eccedenza dello stipendio, quella parte rimborso spese non utilizzato.

Il gioco delle tre carte dei M5S sui rimborsi spese

Il gioco, come abbiamo imparato a capire, è tutto frutto di una logica di propaganda elettorale continua perché meglio sarebbe se i pentastellati rinunciassero a farsi pagare dai cittadini pranzi, cene e caffè (che senso ha rendicontare uno scontrino da un euro quando prendi più di tremila euro netti al mese) e se le pagassero tutte di tasca propria con lo stipendio che già percepiscono dalla Regione (o dal Parlamento). In fondo se un normale cittadino riesce a vivere con stipendi decisamente più modesti non si spiega perché non sia possibile farlo quando se ne prendono quasi quattromila. Si dirà che i 5 Stelle semplicemente hanno trovato un metodo per essere trasparenti (e allora si dovrebbe spiegare come mai le rendicontazioni sono sempre in cronico ritardo) e che è il sistema ad essere sbagliato. Vero, però qualche domanda ce la dobbiamo fare. Ad esempio Giacomo Giannarelli percepito nel dicembre 2016 (ultimo mese disponibile su “Ti rendiconto”) dalla Regione uno stipendio pari a 8.549,61 euro (che comprende indennità di carica ed indennità di funzione). Il pentastellato però ha scelto di ridurlo a 3.264,84 euro reputando quindi che cinquemila euro lordi fossero sufficienti per l’esercizio del suo mandato. Cosa che però non è vera perché i consiglieri 5 Stelle – così come tutti gli altri – usufruiscono dei rimborsi spese, una cifra forfetaria che comprende una parte a quota fissa (2.010,00 euro) ed una a quota variabile (che si aggira intorno ai milleseicento euro). La quota variabile è “parametrata ad una presenza media presunta di diciotto giornate per ogni mese, è determinata moltiplicando per euro 0,48 il doppio della distanza tra il comune di residenza, con una distanza massima attribuibile di chilometri 220, e il comune sede del Consiglio, con un minimo di 20 chilometri“.
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Tutto chiaro? Non molto, secondo Borghi che in Consiglio Regionale ha denunciato i rimborsi spese “mooooolto sospetti” percepiti dai consiglieri pentastellati spiegando ad esempio che

la regione paga ogni mese una cifra che è OMNICOMPRENSIVA e include voci a forfait UGUALI PER TUTTI che vanno anche sotto il nome di rimborsi ma sono indistinguibili dalla paga complessiva

In realtà non è del tutto vero perché la Regione farà sì un unico versamento al conto corrente del consigliere (ed immaginiamo però che sul cedolino le varie voci siano distinte anche a fini fiscali) ma è anche vero che sia nel regolamento (dove sono elencati in base al tipo di ruolo svolto dal consigliere) che sul sito della Regione è possibile evincere a quanto corrisponda la quota parte del versamento che riguarda i rimborsi per l’esercizio del mandato. Sito dal quale si evince che quello che Giannarelli sostiene essere lo stipendio netto percepito dalla regione 8549,61 è in realtà lo stipendio lordo (7.334,13 + 1.128,33 = 8462.46) e che quindi corrisponderebbe ad un netto pari a poco di seimila euro. Perché i pentastellati sostengono che lo stipendio netto è lo stipendio lordo?

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Nota bene “emolumenti lordi”

Sbaglia Borghi pure a dire che “non sono previsti contributi pensionistici di nessun tipo, la qual cosa mi sembra anche un po’ illegale” perché la legge regionale prevede che  “le modalità di determinazione ed erogazione ai consiglieri e assessori cessati dal mandato a partire dalla decima legislatura regionale [ovvero quella corrente NdR] di un trattamento economico a carattere contributivo” siano stabilite “in conformità ai principi disposti per la Camera dei Deputati”. Quindi Borghi ha torto quando dice che il pentastellato Giannarelli “incassa 1.400 euro” più di lui? Sì perché Borghi non considera che anche lui – anche se devolve mensilmente duemila euro al partito – percepisce (ma non rendiconta) i rimborsi forfetari che al contrario di quello che sostiene non “vanno richiesti”. Ma Borghi non ha torto nel merito della questione, che è quello di cui parlavamo all’inizio. Ad esempio a dicembre 2016 Giannarelli ha restituito 3.452,91 euro mentre tra indennità e spese rendicontate ne ha “incassati” poco più di cinquemila (netti) ovvero appena mille euro in meno di quello che “intascherebbe” se non si fosse ridotto lo stipendio.

I consiglieri M5S in Toscana

Ovviamente non tutti i mesi le cose vanno così bene e le restituzioni sono così elevate, perché ci sono mesi in cui le restituzioni sono sensibilmente più basse (ad ottobre 2016 ad esempio lo stesso Giannarelli ha “intascato” più di seimila euro tra rimborsi e indennità). Ed a quel punto ci si chiede non farebbero prima i 5 Stelle a percepire per intero lo stipendio e usare solo quei soldi per pagarsi le spese come fa la quasi totalità dei lavoratori? Come abbiamo già fatto notare altrove però la questione dei rimborsi rendicontati presenta anche aspetti curiosi e poco trasparenti, ad esempio l’entità di alcune voci di spesa pare – francamente – esagerata. 
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Ad esempio ad Ottobre Giannarelli ha percorso qualcosa come cinquemila chilometri in macchina (ovvero ha utilizzato tutta la quota variabile dei rimborsi per quel mese).
 
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E non è il solo a far registrare spese “anomale”, ad esempio ad ottobre 2015 il consigliere Gabriele Bianchi ha rendicontato quasi duemila euro di spese per vitto, bar e ristoranti. Senza contare che di quei rimborsi e di quegli scontrini gli elettori non vedono nulla perché la rendicontazione viene fatta internamente e in modo molto meno trasparente di quello che si può pensare. Continuare a ripetere che il MoVimento 5 Stelle fa politica in maniera francescana è, alla luce di questi rendiconti, una pietosa bugia che nasconde il fatto che il tenore di vita dei consiglieri (ma anche di deputati e senatori) non sia poi così frugale. Di questo però Claudio Borghi, che legittimamente percepisce tutto quanto gli è dovuto in qualità di consigliere, non è proprio il più titolato a parlare.

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