Rifiuti, perché Umbria e Lazio dicono no a Roma

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-08-12

Virginia Raggi aveva annunciato l’intenzione di conferire i rifiuti della Capitale agli impianti ACEA fuori del Lazio. Ma le regioni e i territori interessati hanno detto no. Anche perché già il 60% della spazzatura romana finisce fuori città. E annunciare un piano senza avere l’ok delle altre istituzioni è quantomeno…originale

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Mercoledì si è tenuto il consiglio comunale straordinario a Roma sull’emergenza rifiuti: al centro della discussione il ruolo dell’assessora all’Ambiente Paola Muraro e il suo legame precedente con Ama, l’azienda municipalizzata che gestisce raccolta e smaltimento nella Capitale. Le opposizioni hanno chiesto chiarimenti sui compensi di Muraro durante i suoi 12 anni da consulente. La mozione di sfiducia contro di lei è stata bocciata a maggioranza. La sindaca Virginia Raggi, nella sua relazione, ha difeso Muraro: «È competente. Nel periodo in cui ha prestato servizio per l’Ama i suoi compensi sono stati pari a circa 1,1 milioni di euro lordi, comprensivi di Iva e spese. Lo stipendio di un dirigente è molto più alto». Ma durante l’intervento la Raggi ha anche detto una frase che ha scatenato una polemica politica: “Stante i contratti in essere si chiede priorità di conferimento rispetto a terzi che già conferiscono verso impianti Acea già esistenti (S. Vittore e Aprilia -Orvieto – Terni) incardinati sull’inderogabile principio comunitario di prossimità e validazione operativa del 51% di proprietà comunale”. La Raggi ha continuato proponendo una “immediata redazione dei necessari accordi regionali dove necessari” e un “presidio permanente di personale Anac preposto alla vigilanza e validazione degli atti necessari”.

Rifiuti, perché Umbria e Lazio dicono no a Roma

Ma c’è un problema. L’assessore all’Ambiente dell’Umbria Fernanda Cecchini ha ricordato ieri che “i rifiuti provenienti da altre regioni possono essere conferiti in discariche fuori dal territorio di provenienza solo con il raggiungimento di un’intesa tra le Regioni interessate. Pertanto, per utilizzare l’impianto di Orvieto, occorrerebbe un’intesa tra la Regione Umbria e la Regione Lazio. In ogni caso, l’Umbria, sin da ora, dichiara la completa indisponibilità ad accogliere i rifiuti di Roma, visto che il nostro obiettivo è garantire la durata più lunga possibile alle discariche dell’Umbria che dovranno lavorare esclusivamente al servizio della nostra comunità”. Ma l’emergenza resta. Perché, come scrive oggi Fulvio Fiano sul Corriere della Sera, per almeno 36 mesi Roma deve trovare fuori dal suo territorio una collocazione al 64% dei rifiuti che produce.

La situazione di partenza è quella dell’unica capitale europea, assieme ad Atene, a non risolvere all’interno del proprio territorio la questione rifiuti. Londra, Parigi, Madrid e Berlino sono autosufficienti per il 98% degli scarti che producono, avvalendosi di impianti di trattamento, recupero, smaltimento. Roma gestisce in proprio solo il 36% della sua immondizia. Gli altri due terzi, anche se trattati, per mancanza di impianti completano il loro ciclo fuori dal territorio metropolitano: Portogallo, Romania, Bulgaria, Lombardia, Emilia Romagna, Puglia. Le pesanti sanzioni della Commissione europea sono dietro l’angolo.

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AMA, il piano rifiuti per Roma (Corriere della Sera, 12 agosto 2016)

Per risolvere la situazione AMA ha pensato agli ecodistretti: siti nei quali entrano rifiuti e per l’85% si recupera energia. Ma il piano industriale lasciato in eredità da Fortini prevede che per 4 anni partano ogni giorno per l’Austria e la Germania 500 tonnellate di rifiuti «freschi», cioè non trattati, con 4 treni settimanali:

Il contratto full service con la tedesca Ekin (incluso l’affitto di treni e binari) è già firmato e costa 138 euro a tonnellata (miglior offerta ricevuta). Altre 800 tonnellate andrebbero nei Tmb di Latina, Frosinone e Avezzano (e altrove in Regione come già accade), alleggerendo gli impianti Ama di Rocca Cencia e Salaria che potrebbero nel frattempo essere riconvertiti in ecodistretti. A regime anche il ricorso al plurindagato Manlio Cerroni (1.200 tonnellate nei suoi Tmb) non sarebbero più necessario.

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Le destinazioni dei rifiuti romani (La Repubblica, 12 agosto 2016)

Cosa c’è che non va nel piano Muraro-Raggi

Insomma, ci sono molte cose che non vanno nel piano Raggi. Che partiva da un presupposto logico: essendo ACEA di proprietà in maggioranza del comune di Roma la Capitale deve conferire maggiormente in quegli impianti. Il che in primo luogo è curioso, visto che un MoVimento sostenitore del mantra dei rifiuti zero va alla ricerca di inceneritori e chiede di fare viaggiare la spazzatura lontano da Roma. In secondo luogo, spiega oggi il Messaggero, ci sono molti problemi organizzativi e politici:

Qual è la situazione attuale? In Umbria il termovalorizzatore di Terni è autorizzato a bruciare scarti delle cartiere, dunque difficile che sia usato.Per l’impianto di pre selezione di Orvieto, bisognerebbe fare viaggiare rifiuti indifferenziati così come vengono raccolti, servirebbe un accordo tra le Regioni Lazio e Umbria,che vista la reazione della Marini è da escludere. Differente il tema dell’impianto di compostaggio di Orvieto, dove si lavora l’umido della differenziata. Il Lazio ha solo un piccolo impianto a Maccarese (sul litorale romano) ed esporta la gran parte di quel materiale a Pordenone, dalla ditta Bioman che si è aggiudicata la gara. Usare l’impianto di Orvieto avrebbe una logica economica, ma servirebbe una gara. La Raggi sembra fare un discorso analogo per l’impianto di compostaggio di Aprilia, che fa capo a Kyklos (gruppo Acea).

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La reazione della presidente dell’Umbria Catiuscia Marini alla proposta di Virginia Raggi

C’è poi il tema degli impianti di trattamento di gruppi privati delle altre province laziali: Roma li sta già utilizzando da mesi, altrimenti sarebbe in ginocchio. Sulle 5.000 tonnellate prodotte ogni giorno nella Capitale (nei mesi inverali), fino a 300 vanno a Colfelice (Frosinone), 300 ad Aprilia (Latina). Non solo: in realtà ieri c’è stata la rivolta dell’Umbria, ma c’è già un’altra regione che accoglie i rifiuti indifferenziati romani: l’Abruzzo. Per il 2016 c’è un accordo per 45mila tonnellate, si punta a rinnovarlo anche nel 2017. Infine, da novembre partiranno i treni in Austria e Germania con i rifiuti romani, per un massimo di 120mila tonnellate all’anno. Una percentuale su tutte: solo il 36 per cento dei rifiuti prodotti a Roma, viene smaltito nella Capitale. La Raggi garantirà l’autosufficienza? Ovviamente si è appena insediata e ci vorrà tempo, per ora ha promesso un piano di impianti per dicembre. Intanto, i rifiuti romani continueranno a viaggiare tra Frosinone e la Germania.

Per questo Umbria e Lazio si opporranno al piano annunciato dalla Raggi. Un piano che prima di essere annunciato avrebbe dovuto essere almeno discusso con gli interessati. Daniele Fortini, nell’audizione in commissione Ecomafie, spiegò che molte delle gare indette da AMA andavano deserte oppure non trovavano la partecipazione di operatori italiani perché l’indirizzo politico dato alle municipalizzate dai territori era quello di non far arrivare spazzatura da altre zone, visto che la popolazione non l’avrebbe presa bene. Perché il principio delle gare non avrebbe dovuto valere anche per i conferimenti di ACEA è un mistero che soltanto l’ingenuità potrebbe svelarci.

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