Economia
Reverse Charge: il grosso guaio in cui potrebbe cacciarsi Renzi
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2015-03-10
Confindustria denuncia il meccanismo sull’IVA introdotto dalla Legge di Stabilità per i problemi che graverebbero sui fornitori della GDO. Se viene bocciato scatta una clausola di salvaguardia che porterebbe all’aumento delle accise sulla benzina già quest’anno
La parola chiave è reverse charge. Con questo metodo l’acquirente «autofattura» l’Iva dovuta, e la versa direttamente allo Stato invece di «girarla» al fornitore,come avviene oggi. Con questa novità, non sarebbe più possibile emettere facilmente fatture per operazioni inesistenti per intascare l’Iva, come oggi avviene con le cosiddette «frodi carosello» e le «omesse dichiarazioni», secondo il governo e il meccanismo è stato inserito nella Legge di Stabilità approvata nel frattempo da Bruxelles. E c’è da ricordare che nel caso non venisse approvato, il governo aveva approntato una serie di clausole di salvaguardia – come l’aumento automatico delle accise – che sarebbero scattate già da quest’anno. Ma a viale dell’Astronomia la norma non è piaciuta, anche se per dirlo ci ha messo davvero troppo tempo.
REVERSE CHARGE: LA CONFINDUSTRIA CONTRO RENZI
Confindustria comunque ha presentato oggi ufficialmente alla Commissione europea una denuncia contro il meccanismo del reverse charge per il versamento dell’Iva relativa alle forniture nei confronti di supermercati, ipermercati e discount alimentari. Con la denuncia preventiva presentata oggi gli industriali vogliono «suonare un campanello d’allarme» e segnalare all’Ue «le forti preoccupazioni delle imprese per le conseguenze che la misura potrebbe provocare sul sistema produttivo». Potrebbero infatti esserci «effetti devastanti sulla liquidità delle imprese e sui loro piani di investimento futuri». «Le imprese italiane – si legge in una nota – sono molto preoccupate perché se la misura venisse autorizzata produrrebbe pesanti conseguenze finanziarie per tutti i fornitori della Grande Distribuzione Organizzata, considerata la mole di crediti Iva che matureranno. Il sistema produttivo è già notevolmente esposto dagli altri meccanismi di reverse charge e di split payment introdotti con la Legge di Stabilità: per cui è necessario incrementare la soglia di compensazione dei crediti Iva fino a 1 milione di euro e assicurare fondi adeguati per i rimborsi». L’Italia, prosegue Confindustria, «è nota per i tempi lunghi con cui effettua i rimborsi dei crediti Iva – tanto da essere oggetto di una apposita procedura di infrazione – e il meccanismo di inversione contabile rischia di acuire i ritardi nell’erogazione dei rimborsi, a scapito dell’effettiva neutralità del funzionamento dell’imposta sul valore aggiunto, con effetti devastanti sulla liquidità delle imprese e sui loro piani di investimento futuri. Il contrasto a ogni tipo di evasione fiscale – concludono gli industriali – deve essere perseguito con fermezza: l’evasione mina alla radice la corretta competizione tra imprese, con effetti deleteri sia per il bilancio del nostro Stato sia, con riferimento all’Iva, per quello comunitario. Tuttavia, l’introduzione di fattispecie di reverse charge ulteriori rispetto alle ipotesi elencate dalla direttiva Iva deve essere valutata con estrema cautela e può essere consentita – come prevede la normativa comunitaria – solo in presenza di rischi di frode ampiamente documentati. Non e’ questo il caso delle forniture alla Grande Distribuzione Organizzata».
PERCHÉ I FORNITORI DELLA GDO SAREBBERO IN DIFFICOLTÀ
l meccanismo tecnico è meno complesso di quel che si pensa e, per il consumatore finale, non cambierebbe nulla perché nell’ultimo passaggio spetterebbe al commerciante il versamento sia della quota di Iva sull’acquisto del bene sia sulla vendita finale. Per il fisco, invece, cambierebbe molto. Ad esempio si bloccherebbero infatti alcune forme di evasione piuttosto diffusa e ci sarebbe anche una semplificazione tributaria, eliminando la formazione di crediti fiscali. In più l’erario ne beneficerebbe. I conti li ha fatti il Nens – il centro studi del quale è anima fiscale l’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco – stimando recuperi possibili fino a 7,4 miliardi, con il reverse charge sulle cessioni intermedie, oppure fino a 6,4 miliardi nel solo settore del commercio. Il meccanismo del reverse charge è già applicato: ad esempio per il settore degli appalti e per le cosiddette ”operazioni intracomunitarie” nelle quali – per convenzione – l’Iva si paga nel paese del destinatario della merce. La sua introduzione potrebbe anche essere parziale: solo alle operazioni intermedio o a quelle del solo settore commerciale. Ovviamente si eviterebbe una perdita di Iva durante i vari passaggi della merce ma soprattutto si bloccherebbero le frodi carosello realizzate con cartiere, cioè con società che emettono fatture e poi scompaiono, dando la possibilità a tutte le altre società della filiera di vantare crediti fiscali (o di scaricare l’Iva al passaggio successivo). scopo della norma è quello di evitare le frodi Iva, in quanto il cedente non corre il rischio di “dimenticare” il versamento dell’Iva mentre il cessionario non può “dimenticare” di annotare l’Iva perché altrimenti sarebbe nulla la registrazione. Ma nulla cambierebbe per l’Erario. Per gli industriali, tale meccanismo penalizzerebbe in particolar modo la grande distribuzione e per questo motivo suggeriscono che vada incrementata la soglia di compensazione dei crediti Iva fino a 1 milione di euro e vadano assicurati fondi adeguati per i rimborsi.
COSA RISPONDE PADOAN?
Il problema era stato sollevato piuttosto rumorosamente qualche tempo fa dalla Confindustria di Cuneo, che aveva anche fatto un sondaggio tra gli associati sullo split payment:
Il 52% del campione intervistato dalla rappresentanza degli industriali sostiene che in caso di applicazione delle nuove norme dovrà ridurre il personale, il 53 sarà forse costretto a ritardare il pagamento dei salari, mentre addirittura il 40% paventa una cessazione dell’attività. Il 46% afferma che sarà costretto a rifornirsi sui mercati esteri, invece di comprare materie prime italiane. […] Nei giorni scorsi si era schierato fortemente contro il reverse charge il presidente della Balocco di Fossano, Alberto Balocco: «L’effetto potrebbe essere devastante: non incassando più l’Iva, le imprese sarebbero costrette a chiedere il rimborso che riceverebbero solo dopo anni di attesa e solo se in grado di fornire fideiussioni.
In questo modo, lo Stato sottrarrebbe liquidità alle aziende fornitrici della Gdo, con il brillante risultato di favorire i prodotti esteri (questi ultimi non risentirebbero di questa normativa) innescando una catena inarrestabile di fallimenti e di chiusure di imprese, con la conseguente ulteriore perdita di posti di lavoro. Per le imprese fornitrici della Gdo più deboli – ha sottolineato Balocco – sarebbe un colpo mortale, per quelle più robuste costituirebbe un inevitabile rallentamento per investimenti, crescita e occupazione»
Sul problema sollevato da Confindustria oggi ha parlato anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. «Le misure che fanno parte della Legge di Stabilità», fra cui il meccanismo di reverse charge per il versamento dell’Iva relativa alle forniture nei confronti di supermercati e discount alimentari, «sono state tutte approvate dalla Commissione europea. Staremo quindi a vedere», ha detto al termine dell’Ecofin di oggi. Secondo Confindustria invece la misura non è ancora operativa perché si attende, appunto, l’ok della Commissione. «La legge di Stabilità prevede, nel caso che l’Europa respinga il reverse charge, una clausola di salvaguardia che attiverà l’aumento automatico delle accise sui carburanti già nel 2015 (circa 900 mln di euro)», scriveva qualche tempo fa il Sole 24 Ore.