Scafarto e la bufala dei servizi segreti nella storia di Tiziano Renzi e della Consip

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-04-11

In tutte le storie misteriose d’Italia a un certo punto spuntano le barbefinte. Ma in quella del caso del capitano del NOE accusato di falso ce n’è una talmente grossa che vale la pena raccontarla. Possibilmente senza scoppiare a ridere

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In tutte le storie misteriose d’Italia spuntano le barbefinte. Anche quando non c’entrano niente. Come nel caso dell’indagine su Giampaolo Scafarto, il capitano del NOE accusato di aver falsificato le intercettazioni di Alfredo Romeo e Italo Bocchino su Tiziano Renzi. Ma qui la fregnaccia è talmente grossa che vale la pena raccontarla. Possibilmente senza scoppiare a ridere.

Giampaolo Scafarto e «l’errore materiale»

Ieri infatti abbiamo scoperto che un’informativa del NOE firmata proprio da Scafarto in cui si sosteneva che Alfredo Romeo avesse detto di aver incontrato Tiziano Renzi («…Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato») era stata falsificata: nel brogliaccio delle intercettazioni ambientali nell’ufficio dell’imprenditore napoletano era stata attribuita al suo interlocutore, ovvero Italo Bocchino. Nella sintesi del capitano del NOE invece si sosteneva che a parlare fosse il padre dell’ex premier.

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L’informativa del capitano del NOE Giampaolo Scafarto sulla vicenda CONSIP

Marco Travaglio, sul Fatto Quotidiano di oggi, tende a discolpare Scafarto suggerendo che è impossibile sostenere che quello del capitano sia poco più di un errore, se non altro perché sarebbe stato facilmente smentito:

A lume di naso, è improbabile che un ufficiale esperto come Scafarto abbia intenzionalmente messo in bocca a Romeo le parole di Bocchino, che nelle trascrizioni delle intercettazioni alla base dell’informativa sono attribuite correttamente a Bocchino e la cui reale paternità risulta dall’ascolto della bobina: se avesse architettato quella manovra sperando di incastrare babbo Renzi e ingannare i pm, gli avvocati e i giudici,sarebbe un idiota,visto che le sue stesse carte la smascherano e lo autoincastrano. Più probabile l’errore materiale: sempre spiacevole, ma umanamente comprensibile in quell’enorme mole di elementi da esaminare.

Il ragionamento di Travaglio però, a lume di naso (cit.), non convince. Scafarto aveva davanti a sé i brogliacci con le intercettazioni trascritte mentre scriveva l’informativa: aveva la possibilità di consultarli non una ma cento volte prima di scrivere e anche dopo, prima di consegnare l’informativa. Come è possibile che prima di scrivere che “questa frase assume straordinario valore e consente di inchiodare alle sue responsabilità Tiziano Renzi in quanto dimostra che effettivamente Romeo e Renzi si siano incontrati” non abbia ricontrollato non una ma cento volte chi fosse a parlare?

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Il titolo del Fatto di oggi su Tiziano Renzi e Giampaolo Scafarto

È proprio la sicumera con cui Scafarto ha scritto l’informativa ad aver convinto i magistrati ad iscriverlo nel registro degli indagati pur avendo la perfetta contezza del fatto che tutto potesse essere spiegato con un errore materiale. Ci vogliono circostanze precise per pensare a un errore materiale e in questo caso quelle circostanze non ci sono.

La bufala dei servizi segreti nella storia di Tiziano Renzi e della Consip

Ma la parte più tristemente comica della vicenda è quella sui servizi segretiNel primo capo di imputazione il pm Mario Palazzi spiega che Scafarto “redigeva nell’esercizio delle sue funzioni l’informativa n.246/557 nella quale, al fine di accreditare la tesi del coinvolgimento di personaggi asseritamente appartenenti ai servizi segreti, ometteva scientemente informazioni ottenute a seguito delle indagini esperite”. In particolare, dopo aver affermato che durante lo svolgimento delle indagini ‘lo scrivente e altri militari di questo comando hanno da tempo il ragionevole sospetto di ricevere ‘attenzioni’ da parte di qualche appartenente ai servizi’, “a conforto di ciò – si legge nel capo di imputazione – indicava l’esistenza di due annotazioni di servizi del 18 e 19 ottobre 2016, la seconda delle quali aveva evidenziato come, mentre i militari si erano recati a piazza Nicosia per effettuare l’acquisizione della spazzatura prodotta dalla Romeo Gestione SPA (il famoso recupero dei ‘pizzini’ dall’immondizia, ndr), gli stessi ‘notavano persone, in abiti civili in atteggiamento sospetto, che più volte incrociavano lo sguardo degli operanti e controllavano le targhe delle auto ivi parcheggiate; nello specifico due persone controllavano i movimenti degli operanti; si trattava di una persona (fotografata) che ha più volte percorso le strade adiacenti piazza Nicosia, controllando le targhe dei mezzi parcheggiati”.
omissis consip
Perché questa storia è importante? Lo spiega oggi Carlo Bonini su Repubblica:

Per poter accreditare infatti un ruolo, quantomeno politico, dell’allora premier nelle vicende che coinvolgono il padre Tiziano, è necessario costruire una narrazione giudiziaria in cui il Noe – isola di incontaminata purezza investigativa che non ha paura di sfidare la Presidenza del Consiglio – è minacciato da un lato da un nemico interno (il comandante generale Del Sette, il comandante della regione Toscana Saltalamacchia, accusati tuttavia da altre testimonianze) che mette sul chi vive i protagonisti della vicenda Consip di un’indagine in corso.
E, dall’altro, da un nemico esterno che ha le sembianze delle barbe finte dell’Aisi (la nostra Intelligence interna, per giunta diretta da un generale dell’Arma), attivate, va da sé, da un terrorizzato Palazzo Chigi che ha urgenza di conoscere in tempo reale dove stiano ficcando il naso gli uomini di “Ultimo”.

Scafarto in un’informativa ha attribuito a un innocuo cittadino italiano nato in Venezuela che ha la sfortuna di sostare a poche centinaia di metri dagli uffici di Romeo, il classico umarell che non si fa i fatti suoi visto che guarda le auto e le targhe delle vetture, la patente di uomo dei servizi segreti pur avendo potuto verificare, in tempo reale e con interrogazioni alle banche dati del Ministero dell’Interno, che l’auto su cui viaggia e la sua identità nulla hanno a che fare con i nostri Servizi. Questo non è un errore materiale spiegabile con la fretta. Anche perché, racconta sempre Bonini, di quella prova negativa non c’è traccia neppure nelle relazioni di servizio su quanto accaduto quel 18 e 19 ottobre e che dell’informativa sono il presupposto.
(Foto di copertina da metropolisweb)

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