Giampaolo Scafarto: il carabiniere accusato di aver falsificato le intercettazioni su Tiziano Renzi

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-04-10

Il capitano del NOE Giampaolo Scafarto avrebbe attribuito ad Alfredo Romeo e non a Italo Bocchino una frase intercettata, che “dimostrava” la conoscenza tra l’imprenditore e il padre di Renzi

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La parte più oscura del caso CONSIP è l’inchiesta sulla fuga di notizie. Oggi il capitano del Noe Giampaolo Scafarto è indagato dalla procura di Roma per falso in quanto autore di un’informativa nell’ambito dell’inchiesta Consip in cui da un lato avrebbe accreditato erroneamente la tesi della presenza dei servizi segreti nel corso degli accertamenti e dall’altro avrebbe attribuito ad Alfredo Romeo e non a Italo Bocchino una frase intercettata: “…Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato“. Interrogato oggi da Mario Palazzi, Scafarto si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Il carabiniere accusato di aver falsificato le intercettazioni su Tiziano Renzi

La frase era stata riportata il 6 marzo scorso in un articolo del Fatto Quotidiano a firma di Marco Lillo. Dall’informativa del NOE risulta che Alfredo Romeo durante un colloquio con “un amico” il 6 dicembre nei suoi uffici di via della Pallacorda abbia pronunciato la famosa frase, in seguito alla consegna di un decreto da parte della procura di Napoli in cui c’era scritto che l’imprenditore era stato intercettato fino a febbraio. Intanto la microspia dell’ufficio registra il colloquio:

Il 6 dicembre in via della Pallacorda va in scena esattamente il film ipotizzato dai pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano che ascoltano quanto segue: “Romeo cerca di ricostruire i giorni in cui sono stati intercettati e di ricordare di cosa abbiano discusso”.
Poi Romeo afferma “…Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato”. Secondo il Noe “questa frase assume straordinario valore e consente di inchiodare alle sue responsabilità Tiziano Renzi in quanto dimostra che effettivamente Romeo e Renzi si siano incontrati”. Inchiodare forse è un po’ troppo ma è effettivamente un elemento importante. Renzi è Tiziano perché “Romeo ha sempre cercato di conoscere Matteo senza però riuscirvi”.

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Tiziano Renzi con la moglie. L’imprenditore è stato proprietario della Chill Post srl fino al 2010

La frase “…Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato” non sarebbe invece stata pronunciata da Alfredo Romeo, bensì da Italo Bocchino. E questo cambia ovviamente tutti i termini della questione  del rapporto tra Tiziano Renzi e Alfredo Romeo, venendo a mancare un elemento di prova nei confronti del padre di Matteo. Giampaolo Scafarto, definito investigatore di punta dei PM Woodcock e Carrano nel caso CPL Concordiaha ricevuto encomi e condotto importanti inchieste in Campania con il NOE oltre ad essere allievo del Capitano Ultimo.

Giampaolo Scafarto: l’indagine sul capitano del NOE

Secondo quanto emerge oggi l’attività di controllo da parte dei magistrati Paolo Ielo e Mario Palazzi a Roma avrebbe invece portato alla luce l’errata attribuzione della voce nell’intercettazione. L’indagine nei confronti di Scafarto fa parte di quella sulla fuga di notizie che aveva visto finire nei guai il NOE e l’assegnazione dell’inchiesta a un’altra forza. Scafarto è accusato di falso aggravato: l’accusa gli è stata contestata oggi alle 14 negli uffici di piazzale Clodio durante l’interrogatorio in cui lui si è rifiutato di rispondere.

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Le procure e il caso Consip (Il Messaggero, 6 marzo 2017)

Inoltre, è stata accertata come falsa anche la circostanza secondo cui non meglio precisati appartenenti ai Servizi avrebbero pedinato i carabinieri del Noe durante la loro attività di indagine a carico di Romeo. Il capitano è accusatodi falso materiale e falso ideologico perché “nella qualità di pubblico ufficiale – si legge nell’invito a comparire – redigeva un’informativa nella quale, al fine di accreditare la tesi del coinvolgimento di personaggi asseritamente appartenenti ai servizi segreti ometteva scientemente informazioni ottenute a seguito di indagini esperite”.
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I protagonisti dell’inchiesta Consip (La Repubblica, 2 marzo 2017)

In particolare, Scafarto uno dei militari impegnati nel recupero, a Roma, di “pizzini” scritti nell’ufficio dell’imprenditore Romeo, dopo “aver affermato che durante lo svolgimento dell’indagine ‘lo scrivente ed altri militari di questo comando hanno il ragionevole sospetto di ricevere attenzioni da parte di qualche appartenente ai servizi’ a conforto di ciò indicava, tra l’altro, la presenza di una vettura sospetta il cui conducente risultò poi essere identificato come autista dell’Opera Pia stabilimenti spagnoli in Italia” e residente a pochi metri dal luogo di parcheggio della vettura.

I due falsi di cui è accusato Scarfato

Sono due gli episodi di falso attribuiti a Scarfato. Nel primo capo di imputazione il pm Mario Palazzi spiega che Scafarto “redigeva nell’esercizio delle sue funzioni l’informativa n.246/557 nella quale, al fine di accreditare la tesi del coinvolgimento di personaggi asseritamente appartenenti ai servizi segreti, ometteva scientemente informazioni ottenute a seguito delle indagini esperite”. In particolare, dopo aver affermato che durante lo svolgimento delle indagini ‘lo scrivente e altri militari di questo comando hanno da tempo il ragionevole sospetto di ricevere ‘attenzioni’ da parte di qualche appartenente ai servizi’, “a conforto di ciò – si legge nel capo di imputazione – indicava l’esistenza di due annotazioni di servizi del 18 e 19 ottobre 2016, la seconda delle quali aveva evidenziato come, mentre i militari si erano recati a piazza Nicosia per effettuare l’acquisizione della spazzatura prodotta dalla Romeo Gestione SPA (il famoso recupero dei ‘pizzini’ dall’immondizia, ndr), gli stessi ‘notavano persone, in abiti civili in atteggiamento sospetto, che più volte incrociavano lo sguardo degli operanti e controllavano le targhe delle auto ivi parcheggiate; nello specifico due persone controllavano i movimenti degli operanti; si trattava di una persona (fotografata) che ha più volte percorso le strade adiacenti piazza Nicosia, controllando le targhe dei mezzi parcheggiati”. Nel fare ciò Scafarto “ometteva di riferire all’autorità giudiziaria” che l’uomo sospettato di essere uno 007, perché osservava i carabinieri mentre recuperavano ‘i pizzini’ di Romeo, era in realtà E.R., un cittadino con residenza in quella strada.

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Cos’è la Consip (Adn Kronos)

Nel secondo episodio di falso, contestato all’ufficiale del NOE, si legge che “riferendo il contenuto di una conversazione ambientale intercettata all’interno dell’ufficio di Roma della Romeo Gestioni spa il 6 dicembre 2016, Scafarto affermava, contrariamente al vero, che ‘…ad un certo punto il Bocchino si allontana e il Romeo continua a parlare con il Ruscigno e mentre quest’ultimo commentava negativamente tutti i provvedimenti emessi dalla magistratura ritenendo che non vi siano prove contro il Romeo, quest’ultimo racconta del suo rapporto con il Bocchino per poi affermare: ‘…Renzi l’ultima volta che l’ho incontrato…’; questa frase assume straordinario valore e consente di inchiodare alle sue responsabilità il Renzi Tiziano in quanto dimostra che effettivamente il Romeo e il Renzi si siano incontrati (circostanza, questa, che verrà riferita a verbale da Alfredo Mazzei sentito il 2 gennaio 2017), atteso che il Romeo ha sempre cercato di conoscere Renzi Matteo senza però riuscirvi’, quando invece tale affermazione – scrivono i pm di Roma – era stata profferita da Bocchino Italo come peraltro correttamente riportato sia nel sunto a firma del vicebrigadiere Remo Reale, sia nella trascrizione a firma del maresciallo capo Americo Pascucci, presenti nel brogliaccio informatico”.
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Le smentite di Bocchino e Renzi

L’avvocato Giovanni Annunziata, difensore di Giampaolo Scafarto, fa sapere intanto che “La scelta di non rispondere alle domande dei pm rientra in una mia strategia difensiva. Ho l’esigenza di conoscere gli atti dell’indagine nella loro completezza. Appena il quadro sarà chiaro, chiederò alla Procura di convocare il mio assistito per essere interrogato. Ho ricevuto venerdì la convocazione dei pm con i capi di imputazione – spiega il penalista – che fanno riferimento all’intera attività di indagine svolta su Consip. È necessario, quindi, leggere prima tutti gli atti dell’indagine per affrontare un interrogatorio. Il mio assistito ha lavorato circa un anno su questo procedimento e redigendo, di fatto, quasi tutte le informative. Appena sarò pronto contatterò il procuratore capo, Giuseppe Pignatone e il sostituto Mario Palazzi, al fine di convocarci e affrontare le contestazioni che ci vengono mosse”.
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Intanto Italo Bocchino fa sapere di non aver mai conosciuto Tiziano Renzi e di essersi probabilmente riferito in quella conversazione a Matteo. L’ex premier però, ospite di Bruno Vespa a Porta a Porta, lo smentisce: «Non ho mai conosciuto Italo Bocchino: lui faceva il parlamentare, io non ero in Parlamento».

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