Economia
Referendum, i mercati scommettono contro l'Italia
neXtQuotidiano 02/12/2016
Spread ai massimi, posizioni ribassiste in accumulo, similitudini con la crisi dello spread: il lunedì dopo il voto sarà un lungo giorno
I mercati scommettono contro l’Italia in attesa del referendum sulle riforme del 4 dicembre che potrebbe essere decisivo per il governo Renzi. Gianluca Paolucci sulla Stampa di oggi spiega che malgrado l’ombrello degli acquisti della Bce e malgrado le indiscrezioni di un piano per aumentare gli acquisti di debito italiano da parte di Francoforte in caso di turbolenze sui mercati dopo il voto, lo spread tra Btp e Bund è ai massimi da due anni e mezzo.
Ancora più significativo, secondo gli analisti, il forte calo dei prezzi dei contratti futures sui Btp (l’impegno a comprare Btp ad una data e un prezzo fissato) associato al rialzo dei prezzi dei contratti «open interest» (ovvero già aperti) sullo stesso titolo è un segnale dell’accumulazione di grandi posizione al ribasso. L’andamento dei due titoli, spiega un analista all’agenzia Reuters, è analogo a quanto visto nel 2011, in piena crisi dell’euro, quando lo spread toccò livelli mai visti prima e i titoli di Stato italiani venivano scambiati alla stregua di titoli tossici. Altro segnale di una scommessa contro l’Italia è l’andamento dei titoli bancari. Montepaschi, vista in Italia e all’estero come la «grande malata» del sistema, è un titolo sul quale le scommesse al ribasso sono bloccate dal giugno scorso.
Proprio lunedì, dopo il referendum, sarà chiaro se il piano per la messa in sicurezza di Siena avrà successo o meno, con alcuni grandi investitori che hanno vincolato la loro adesione al piano all’esito del referendum. Intanto, secondo un sondaggio della tedesca Sentix, gli investitori assegnano una percentuale del 19,3% all’uscita dell’Italia dall’euro, il massimo da quattro anni. Va detto che la probabilità che esca un qualunque Paese è del 24,1%, più alta e ben lontana dal 70% calcolato nel 2012. Non mancano però i segnali di senso contrario, arrivati prevalentemente negli ultimi giorni. Come la forte domanda alle ultime aste di titoli di Stato, che può essere interpretata anche come la necessità di «ricoprirsi» dalle scommesse al ribasso per la crescente incertezza. O come Blackrock, uno dei principali investitori mondiali, che starebbe comprando titoli di Stato italiani ed è tra gli investitori interessati a Mps.
Il nodo più difficile da sciogliere è proprio Montepaschi. Se i mercati reagiranno positivamente al voto, fra lunedì e martedì dovrebbe essere formalizzato l’accordo con il consorzio di garanzia e l’istituto sarà pronto a lanciare l’aumento. Il fine settimana sarà cruciale anche per ottenere l’impegno formale di un ‘anchor investor’, che metta sul piatto almeno un miliardo. Il cavaliere bianco potrebbe essere il fondo sovrano del Qatar con cui la trattativa, in settimana, è parsa a buon punto. Ma il condizionale è d’obbligo anche perché nessuno tende a sbilanciarsi. Ci sono poi un paio di fondi americani – si parla di BlackRock e Paulson – intenzionati a investire. Quel che è certo che l’a.d Marco Morelli (che è stato a New York per un nuovo round di incontri) e i suoi hanno hanno battuto ogni strada possibile per fare in modo che ogni tassello sia al suo posto. C’è piena coscienza che il fallimento, anche solo di uno dei passaggi del piano di salvataggio da 5 miliardi, rischi di mettere in serio pericolo l’intera operazione. Nello scenario più negativo se non ci sarà l’impegno di un investitore il piano fallirà e i bond saranno restituiti. In quel caso, diventerebbe probabile l’intervento dello Stato. Un’ipotesi esclusa dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti che ad un convegno a Milano, dice: “non ci sarà bisogno di alcun intervento dello Stato. Mps è una banca perfettamente in grado di capitalizzarsi sul mercato”.