Il referendum del 4 dicembre a rischio rinvio?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2016-11-02

Matteo Renzi e Giorgio Napolitano vorrebbero direttamente rinviarlo in primavera. Il Fatto e Il Giornale scrivono che la consultazione sulle riforme costituzionali è a rischio: secondo il quotidiano di Sallusti il rischio arriva dal ricorso di Valerio Onida, mentre secondo Travaglio sarebbero i risultati modesti dei sondaggi a suggerire una strategia del rinvio

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Il referendum del 4 dicembre è a rischio rinvio. Di più: Matteo Renzi e Giorgio Napolitano vorrebbero direttamente rinviarlo in primavera. Il Fatto e Il Giornale scrivono che la consultazione sulle riforme costituzionali è a rischio: secondo il quotidiano di Sallusti il rischio arriva dal ricorso di Valerio Onida, mentre secondo Travaglio sarebbero i risultati modesti dei sondaggi a suggerire una strategia del rinvio al presidente del Consiglio.

Il referendum del 4 dicembre a rischio rinvio?

Scrive Augusto Minzolini che il rinvio favorirebbe comunque Renzi: «se il Tribunale di Milano decidesse di rinviare alla Consulta la decisione sul ricorso Onida, il referendum potrebbe essere posticipato al prossimo anno; o, ancora, il quesito referendario spacchettato in più quesiti. Ipotesi estremamente nefaste per gli oppositori alla riforma Renzi e che, invece,renderebbero felice l’establishment istituzionale del Paese». La motivazione centrale del ricorso di Onida riguarda il fatto che in un unico quesito vengono sottoposti all’elettore una pluralità di oggetti eterogenei. Nei ricorsi si chiede il rinvio della questione alla Corte Costituzionale.  Nel ricorso al tribunale di Milano si chiede di accertare, in via d’urgenza, il diritto dei ricorrenti a votare al referendum costituzionale “su quesiti non eterogenei, a tutela della loro libertà di voto”. Il ricorso al Tar, che fa leva anch’esso sul diritto di voto “in piena libertà, come richiesto dagli articoli 1 e 48 della Costituzione”, “è rivolto contro il decreto di indizione del referendum medesimo, in quanto ha recato la formulazione di un unico quesito, suscettibile di un’unica risposta affermativa o negativa, pur essendo il contenuto della legge sottoposta al voto plurimo ed eterogeneo”. Per questo si chiede l’annullamento, previa sospensione, del decreto del Presidente della Repubblica di indizione del referendum e di “ogni altro atto preliminare, connesso o conseguenziale”. Il ricorso ricorda inoltre come “i necessari caratteri di omogeneità” del quesito referendario” siano “gli stessi richiesti secondo la consolidata giurisprudenza della Corte Costituzionale relativa al referendum abrogativo”.
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Renzi e Napolitano vogliono far saltare il referendum?

Secondo Fabrizio D’Esposito sul Fatto invece il rinvio, che poggerebbe comunque sul ricorso di Onida, servirebbe al premier per riscrivere l’Italicum e renderlo digeribile alla minoranza del Partito Democratico e a scudare il governo da una caduta che in caso di sconfitta sarebbe d’obbligo, nonostante le tante smentite dei renziani. Non solo: il premier avrebbe lavorato per ottenere il rinvio chiedendo l’appoggio sulla proposta di Silvio Berlusconi:

Il fronte del rinvio sarebbe ampio, in particolare all’interno della maggioranza. Di qui innanzitutto i contatti tra il premier e l’ex Cavaliere, avvenuti tramite gli ambasciatori Gianni Letta e Fedele Confalonieri, per sondare Forza Italia sul rinvio. Il pressing di Palazzo Chigi sarebbe stato insistente soprattutto dopo la tragedia del terremoto infinito dell’Italia centrale. E a quel punto, Berlusconi avrebbe fatto comunicare la sua risposta definitiva: “Sono contrario a ogni spostamento della data ”. Un no chiaro e forte. Aggiungono informati berlusconiani: “Le offerte del premier ci sono state anche prima delle scosse”. Segno, questo, che il piano renziano del rinvio ha trovato solo una sponda successiva nella richiesta di unità nazionale per il sisma.

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Renzi ha smentito in conferenza stampa a Palazzo Chigi sabato l’intenzione di rinviare. Ma secondo il Fatto dietro l’ipotesi ci sarebbe ancora una volta Giorgio Napolitano:

Paradossalmente, però, il pesante gioco sulla data del 4 dicembre investe anche quei settori del Sì fortemente preoccupati dalla personalizzazione di fatto impressa alla consultazione dal premier, ormai onnipresente testimonial tv del Sì. Cioè tutti coloro convinti chela trasfigurazione del referendum in plebiscito su Renzi alla fine si rivelerà catastrofica. E qui in primissima fila c’è il presidente emerito Giorgio Napolitano, che ha pure criticato pu bb li cam en te il premier per la personalizzazione.
Non solo. L’Emerito avrebbe preferito una maggiore incisività renziana sul promesso maquillage dell ’Italicum. L’altro giorno, alla Camera, esponenti misti del No, sia ex de mocratsia forzisti, hanno ragionato a lungo sui “mandanti”del ricorso di Onida, oggi tra i sostenitori del No alle riforme ma che vanta un antico legame con Napolitano. Non a caso fu uno dei saggi scelti dal Quirinale per prendere tempo sulle riforme durante il governo Letta. Fu lo stesso Onida ad ammetterlo in una finta telefonata di un programma radiofonico

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