Contro la cannabis Salvini non ha argomenti e tira fuori la solita scusa del benaltrismo

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2021-09-18

In primavera si volterà per la depenalizzazione dei reati connessi alla Cannabis: Matteo Salvini dice che i problemi del Paese sono “altri”, ma non sembra avere argomenti solidi per contrastare la voglia di cambiamento dimostrata in questi sette giorni di raccolta firme

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“Ma con tutte le emergenze che ci sono nel Paese devi approvare la legge per coltivarti quattro piantine?”. Matteo Salvini rompe il silenzio sulla raccolta firme per il referendum sulla Cannabis, e lo fa con un brillante esercizio di benaltrismo. Mal riuscito, tra l’altro, visto che il sovraffollamento delle carceri è uno dei problemi principali in Italia e depenalizzare i crimini legati alla marijuana potrebbe contribuire in questo senso, oltre a snellire i tempi della giustizia. Durante un evento con il candidato sindaco del centrodestra per Milano, Luca Bernardo, il leader della Lega ha aggiunto: “La droga è sempre droga e la morte è sempre morte e se qualcuno passasse a San Patrignano a parlare con i volontari, con le mamme e i papà, cambierebbe idea”.

Argomentazioni deboli, visto che messe in questi termini dovrebbero valere anche per alcool e fumo, oltre alla mancanza di rispetto verso i 500mila elettori che – firmando per mandare alla urne il testo con le modifiche – hanno dimostrato attiva partecipazione alla vita politica. In primavera si voterà sulla cannabis, insieme anche al referendum sull’eutanasia legale: entrambi i referendum hanno gli stessi promotori: Marco Cappato, l’Associazione Luca Coscioni (insieme a molte altre) e il supporto politico di partiti come +Europa.

Grazie alla possibilità di sottoscrivere la richiesta di referendum online tramite lo Spid, introdotta da una legge voluta da Riccardo Magi (+Europa), la soglia delle 500mila firme è stata raggiunta in appena sette giorni, nonostante le perplessità iniziali visto che l’iniziativa aveva poco più di quindici giorni di tempo per andare in porto (le firme vanno depositate entro il 30 settembre).

Il resto della politica si è ben guardato dall’esprimere opinioni in merito, sia in un verso che nell’altro: lo stesso Salvini, dal quale ci si aspettava un commento a caldo, ha atteso il raggiungimento della soglia del mezzo milione di sottoscrizioni per rilasciare una dichiarazione. E visto il tempo impiegato, una intera settimana, ci si sarebbe aspettati qualcosa di più del solito “i problemi sono ben altri”.

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