Il referendum cannabis legale ha raggiunto il suo obiettivo: raccolte 500mila firme

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-09-18

L’obiettivo per chiedere il referendum è stato raggiunto nel giro di una settimana

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Si pensava che i tempi ristretti avrebbero reso impossibile il raggiungimento di quella quota minima di firme per poter richiedere un referendum. E invece, anche grazie alla firma digitale, la raccolta di adesioni per chiedere il Referendum sulla cannabis legale – sostenuto anche da Beppe Grillo – ha battuto ogni record: in una sola settimana, infatti, sono state raggiunte le 500mila firme necessarie. Traguardo raggiunto con larghissimo anticipo rispetto alla deadline prevista per il prossimo 30 settembre. Questo il quesito già depositato in Cassazione.

Referendum Cannabis legale, raggiunte le 500mila firme in una settimana

Una piccola impresa resa possibile grazie al web e ai nuovi strumenti online. La firma digitale (con autenticazione anche attraverso lo Spid) ha infatti permesso una copertura più capillare di tutto il territorio italiano. E bastato, infatti, collegarsi al sito creato ad hoc per autenticarsi e procedere con l’apposizione del proprio nome (certificato e riconosciuto) prendendo parte a questa iniziativa partita dal basso e che ora attende solo la validazione da parte della Corte Costituzionale, come da prassi (sancita dall’articolo 75 della nostra Costituzione). Ma la raccolta firme non si fermerà ora: fino al 30 settembre, infatti, sarà possibile sostenere questa iniziativa referendaria perché, come spesso accade, l’obiettivo minimo non dà la certezza di un’approvazione (gli inconvenienti, infatti, sono sempre dietro l’angolo).

“Quasi la metà delle persone che ha firmato finora ha meno di 25 anni – ha detto Antonella Soldo, coordinatrice di Meglio Legale, una delle associazioni promotori del referendum cannabis legale -. Sono quei giovani di cui si sente dire che non importa nulla della politica, che non vogliono partecipare ma che hanno trovato in questa campagna qualcosa di attrattivo. Possiamo continuare a ignorarlo, a credere in una politica paternalistica che sa cosa è meglio per i giovani senza mai chiederglielo, oppure possiamo provare ad ascoltare. Lo dico soprattutto ai grandi partiti che ancora mettono la testa sotto la sabbia”.

(foto IPP/Mario Romano)

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