Reddito di Inclusione: l'assegno da 485 euro al mese

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-04-15

Il governo definisce i criteri per gli interventi di sostegno. Detratte le altre prestazioni assistenziali percepite dal nucleo

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Il premier Paolo Gentiloni ha firmato il memorandum d’intesa sul reddito d’inclusione, assieme all’Alleanza contro la povertà e al ministro del Lavoro e delle politiche sociali Giuliano Poletti. La soglia per ottenere il beneficio non dovrebbe essere inferiore a 6.000 euro di Isee, quindi superiore a quella usata per il Sostegno per l’inclusione attiva (Sia) in vigore ora. L’importo dell’aiuto dovrebbe corrispondere al massimo a quello dell’assegno sociale per gli over 65 senza reddito (5.824 euro l’anno). L’importo dipenderà dal numero dei componenti della famiglia e dalla situazione familiare e reddituale.

Reddito di Inclusione: l’assegno da 485 euro al mese

La dotazione iniziale è di 1,8 miliardi, mentre per renderlo disponibile a tutti gli italiani al di sotto della soglia di povertà ci vorrebbe uno stanziamento pari a otto miliardi. Scrive il Corriere che il reddito di inclusione avrà una doppia soglia di accesso: o un tetto Isee di 6 mila euro o un reddito disponibile (Isr, cioè la sola parte reddituale dell’Isee) non superiore a 3 mila euro. Quest’ultimo tiene conto della spesa per le locazioni e consente di offrire «un sostegno economico più adeguato per le famiglie in affitto». La doppia soglia permette di accedere al beneficio anche ad alcuni proprietari di prima casa che vivono al di sotto della soglia di povertà.

reddito di inclusione
Il reddito di inclusione e l’assegno da 485 euro al mese (Il Messaggero, 15 aprile 2017)

L’accordo siglato ieri prevede il pieno coinvolgimento dei Comuni nel progetto del Reddito di inclusione. Il governo, infatti, si è impegnato ad assicurare che almeno il 15% del Fondo contro la povertà sia vincolato ai «servizi di inclusione sociale». Tra questi quelli di informazione, accesso ai servizi, percorsi di inserimento sociale e lavorativo. Complessivamente, compresi gli interventi di carattere non strutturale, il governo si impegna ad assicurare che le risorse per questi servizi non scendano mai al di sotto del 25% del Fondo. Per gestirli si riconosce l’importanza di figure professionali nei servizi sociali territoriali, di cui dunque si prevede un rafforzamento della presenza.

Avranno la precedenza i nuclei con figli minori, disabili, donne in gravidanza e over 55 disoccupati in condizioni di disagio e con una soglia Isee inferiore a 6.000 euro (quindi il doppio di quella usata per il Sia – Sostegno per l’inclusione attiva, in vigore ora). Ma verrà preso in considerazione, infatti, anche l’ISR, ovvero la parte reddituale dell’Isee, una sorta di reddito disponibile al netto dell’eventuale canone di locazione pagato. In questo caso la soglia è di 3.000 euro.

La povertà in Italia

Secondo i dati Istat pubblicati ieri la povertà “assoluta” in Italia nel 2015 coinvolgeva il 6,1% delle famiglie residenti (pari a 4,6 milioni di individui). Rispetto al 2014 sono peggiorate soprattutto le condizioni delle famiglie con quattro componenti (dal 6,7% al 9,5%). Sempre nel 2015 il Pil pro capite dell’Italia, misurato in standard di potere d’acquisto risultava inferiore del 4,5% rispetto a quello medio dell’Ue e più basso del 23,6 di quello della Germania. La povertà è poi sicuramente anche legata alla carenza di lavoro: nel nostro Paese nel 2015 si registrava il tasso di occupazione più basso in Ue a eccezione della Grecia.

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