Le centomila famiglie romane che aspettano il reddito di cittadinanza

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-03-02

In città ci sono appena 21 centri per l’impiego nei quali lavorano 200 dipendenti. Se le domande fossero smaltite in modo eguale, questo significherebbe che ciascun centro sarebbe chiamato a gestire 4.800 pratiche, 500 per ogni dipendente

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Centosettemila famiglie romane hanno diritto al reddito di cittadinanza. A pochi giorni dal termine ultimo per la consegna del modulo magico che dovrebbe aprire la strada alla misura del governo Lega-M5S contro la povertà le amministrazioni pubbliche e i centri per l’impiego si preparano all’invasione degli esponenti delle 106975 famiglie romane con minori e reddito totale inferiore ai 25mila euro.

Le centomila famiglie romane che avranno il reddito di cittadinanza

Un’infografica di Repubblica Roma ci permette oggi di visualizzare dove vivono il maggior numero di nuclei, ovvero tra il V e il VI Municipio. Con un dato di fatto da tenere in conto: in città ci sono appena 21 centri per l’impiego nei quali lavorano 200 dipendenti. Se le domande fossero smaltite in modo eguale, questo significherebbe che ciascun centro sarebbe chiamato a gestire 4.800 pratiche, 500 per ogni dipendente.

E ancora: secondo la Caritas in città vivono 146.941 ultrasessantacinquenni con un reddito inferiore agli 11mila euro. Di questi, 26mila sono concentrati proprio tra il V e il VI municipio. Anche nel VII municipio, lungo la direttrice della Tuscolana, tra il Quadraro e il Parco degli Acquedotti, 16mila persone sono chiamate a vivere sotto la stessa soglia di reddito.

 

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Le famiglie romane e il reddito di cittadinanza (La Repubblica Roma, 2 marzo 2019)

E c’è anche il rischio di fregature: l’ultimo escamotage è denunciato dalla Cgil: «Non siamo contro il reddito – spiega ancora a Repubblica Roma Donatella Onofri dell’Osservatorio sul lavoro del sindacato – ma al di là del fatto che mancano risorse per creare lavoro, ci preoccupa che alcune società stanno spingendo i dipendenti a uscire dal contratto e aprire partite Iva: se dichiarano meno di 10mila euro all’anno possono chiedere il reddito. Non è facile scoprirli ma ne abbiamo già registrato alcuni casi».

Ma c’è un altro problema: a Roma è molto estesa la categoria dei poor workers, ovvero i lavoratori regolari ma “poveri”, con contratti precari o saltuari, che percepiscono uno stipendio fino a 840 euro: secondo una ricerca di Eures basata sugli ultimi dati disponibili del 2017, a Roma sono più di 400mila di cui almeno 300mila guadagnano meno di 634 euro, sotto la soglia di povertà relativa. È qui che si annida il lavoro sommerso e irregolare e il reddito, spiega l’istituto di ricerca, non servirà a contrastarlo né a scoraggiarlo, anzi: «L’intenzione di una misura a sostegno delle fasce più deboli è positiva – spiega il presidente Fabio Piacenti – ma questo sistema così come è pensato finisce per cristallizzare le disuguaglianze: il lavoro irregolare e nero sicuramente non potrà diminuire perché di fatto diventa non conveniente per un irregolare emergere dalla sua condizione».

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