Il record storico del lavoro precario

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-12-08

Due milioni e 784 mila, mai così tanti dal 1992, in salita del 13,4%. I 79 mila posti creati tra luglio e settembre sul trimestre precedente sono il risultato di 101 mila a tempo, indeterminati stazionari e autonomi in calo

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I dati ISTAT del terzo trimestre 2017 certificano il record storico del lavoro precario: due milioni e 784 mila, mai così tanti dal 1992, inizio della rilevazione statistica. Gli occupati precari salgono del 13,4% in un anno, mentre quelli stabili crescono solo dello 0,4%. La stessa Istat racconta di offerte d’impiego in somministrazione salite del 23% rispetto a un anno fa. Spiega oggi Repubblica:

Il ministero del Lavoro riferisce che sempre nel terzo trimestre il 31% dei contratti dura meno di 30 giorni, il 14% fino a tre giorni. E che su 2,8 milioni di contratti attivati, quasi 2 milioni sono a termine, 90 mila co.co.co, 76 mila di apprendistato, 220 mila tra intermittenti, di formazione, di inserimento. Poco meno di mezzo milione i posti stabili, il 17% del totale.
L’Inps, che al pari del ministero conta i contratti non le teste e dunque le persone occupate, ci racconta poi che nei primi nove mesi del 2017 le assunzioni a termine sono volate del 27,3% rispetto al 2016, quelle stabili scese del 3,5%. Se si sottraggono le cessazioni di contratto, il 2017 si avvia a diventare il primo anno dal Jobs Act di Renzi a chiudere con segno meno sul lavoro a tempo indeterminato. La differenza tra contratti attivati e cessati è appunto negativa: un effetto netto di 10 mila posti distrutti, contro i 22 mila creati nel 2016 e addirittura 487 mila nel 2015, quando gli sgravi erano totali.

record storico lavoro precario
Da: Repubblica

E la differenza negativa è un segno della questione dirimente attorno al Jobs Act: gli imprenditori assumevano per gli sgravi fiscali e non per l’ambaradan giurisprudenziale del “nuovo” articolo 18: d’altronde era lo stesso Renzi, nel 2012, a sostenere che l’articolo 18 fosse un falso problema. Oggi l’obiettivo di affermare il contratto a tutele crescenti come forma principale di ingresso nel mondo del lavoro è smentito dai numeri. Che vedono avanzare il lavoro precario: ci sono ancora quasi 3 milioni di disoccupati, l’11,2%. E il tasso di occupazione al 58% è tra i più bassi d’Europa, dove il tasso medio è al 71,1%. E alimentato da mesi ormai quasi esclusivamente da occupazioni precarie. Come i 79 mila posti creati tra luglio e settembre sul trimestre precedente: il risultato, dice ancora l’Istat, di 101 mila a tempo, indeterminati stazionari e autonomi in calo.

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