La matrice jihadista dietro il rapimento della famiglia italiana in Mali

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-05-21

Potrebbe esserci il gruppo armato jihadista “Jnim” dietro il rapimento della famiglia Langone in Mali: Roberto, la moglie Donata Caivano e il loro figlio Giovanni sono stati prelevati direttamente nella loro abitazione

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Rocco Antonio Langone (64 anni), Maria Donata Caivano (61), e il loro figlio, Giovanni Langone (42) sono i tre italiani rapiti in Mali nella serata di giovedì: la notizia si è diffusa ieri pomeriggio ed è stata confermata dal Ministero degli Esteri, che ha attivato l’unità di crisi. A Sincina, nella regione di Sikasso, a circa 300 km dalla capitale Bamako, alcuni “uomini armati” – come li hanno descritti i media locali – hanno sequestrato la famiglia, originaria della Basilicata, insieme a un cittadino del Togo. Vivevano in Mali con un gruppo di Testimoni di Geova, avevano acquisito anche un secondo cognome in Africa: Coulibaly.

La matrice jihadista dietro il rapimento della famiglia italiana in Mali

A rapirli, direttamente nella loro abitazione, potrebbero essere stati i jihadisti del gruppo “Jama’at nusrat al-Islam wal-muslimin” (Jnim), organizzazione di estremisti religiosi è localizzata tra Mali e Burkina Faso. Diversamente da quanto affermato nei primi concitati momenti dopo la notizia, è emerso che la famiglia non si trovava in Mali per motivi religiosi. L’Associazione dei Testimoni di Geova del Senegal, responsabile per l’area, ha affermato per conto del suo portavoce: “Da quasi un anno non abbiamo alcun missionario” né “alcun religioso” sul posto, sebbene “ci sono testimoni di Geova in Mali come in molte altre parti del mondo”. Del caso si sta occupando in prima persona il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, mentre l’Unità di Crisi della Farnesina “sta compiendo le dovute verifiche e accertamenti”, come annunciato in una nota. Dopo una prima indagine si è scoperto che i tre non erano registrati all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero.

L’apprensione del Comune di Ruoti

Il Comune di Ruoti (Potenza) del quale la famiglia è originaria ha diramato un comunicato: “C’è profonda apprensione nella nostra comunità unitamente alle famiglie dei rapiti e preoccupazione per quanto accaduto. È un momento difficile che coinvolge tutti; nelle prossime ore speriamo di avere notizie più certe e ci auguriamo che presto vengano liberati”.

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