Le parole di Ranucci dopo le perquisizioni a Report per il servizio su Capaci

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-05-25

In un’intervista a La Stampa, il conduttore di Report Sigfrido Ranucci commenta la perquisizione della Procura di Caltanissetta in seguito al servizio sulla strage di Capaci

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La Procura di Caltanissetta ha specificato che la perquisizione effettuata nella casa del giornalista Paolo Mondani e poi nella redazione di Report in via Teulada a Roma “non riguarda in alcun modo l’attività di informazione svolta dal giornalista, benché la stessa sia presumibilmente susseguente ad una macroscopica fuga di notizie”. Nel mirino un servizio basato sulla testimonianza del pentito Alberto Lo Cicero che collocherebbe il leader di Avanguardia Nazionale Stefano Delle Chiaie a Capaci per un “sopralluogo” mesi prima dell’attentato a Giovanni Falcone. Intervistato da La Stampa, il conduttore Sigfrido Ranucci ha commentato: “Non lo voglio  vedere come atto ostile alla libertà di stampa, ma certo la modalità dell’intervento, firmato peraltro tre giorni prima della messa in onda, fa molto riflettere sul rischio della tutela delle fonti che danneggiano il pluralismo libero e il giornalismo d’inchiesta”.

Ranucci sulle perquisizioni a Report per il servizio su Capaci: “A rischio la tutela delle fonti”

Nonostante le parole dei magistrati inquirenti, Ranucci vede la perquisizione come un potenziale deterrente a chi volesse portare avanti approfondimenti simili: “L’effetto  di  questa  perquisizione non sarà certo positivo, perché se esiste qualcuno che in base alle nuove rivelazioni che  abbiamo  fornito volesse contribuire alla ricerca della verità, ora ci penserà due volte prima di farlo, per evitare di finire nel tritacarne dei magistrati”. Poi un attacco alla Procura di Caltanissetta: “Da 30 anni sta indagando sui mandanti esterni della strage di Capaci. Che cosa ha trovato finora? Zero. Ogni volta sentiamo dire che sono coinvolti soggetti esterni alla mafia,  ma mai nessuno che faccia i nomi. Io mi chiedo quali siano realmente le indagini in piedi su mandanti esterni alla mafia”. I sospetti su Delle Chiaie sono alimentati dall’esito di una perquisizione nella sua casa in Venezuale, dove – riferisce Ranucci – “vennero ritrovati dei documenti su un piano di disinformazione basato su due strategie. La prima puntava a far passare in Parlamento una linea per scagionare l’estrema destra dalle stragi del passato. La seconda mirava a intossicare l’informazione con un ‘Centro  neutro’, così era definito, formato da missini, Comunione e liberazione, socialisti”.

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