Cultura e scienze

Rai, tutti quelli a rischio quando cacceranno Marcello Foa

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-13

Il probabile addio di Foa alla presidenza si porta dietro conseguenze per i suoi fedelissimi. Vediamo quali

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Marcello Foa vede la sua poltrona di presidente della RAI traballare pericolosamente. Tanto che negli scorsi giorni avrebbe già cominciato a trattare la resa, secondo la quale potrebbe rimanere nel CdA oppure finire in una partecipata. Ma quelli che tremano sono i promossi all’epoca della sua presidenza. Fa sapere il Fatto che, complice anche la crisi d’ascolti della Rai1 sovranista in molti sentono traballare la poltrona:

Il più vicino a Foa è Marco Ventura, capoautore di Uno mattina (la trasmissione di informazione leggera che, in silenzio, è stata trasformata in un braccio della propaganda leghista). Foa l’ha preso sotto la sua ala. Per lui ha pure mentito in commissione di Vigilanza: ha definito Ventura “uno speechwriter provvisorio”, invece gli ha conferito un secondo incarico stabile (quello di portavoce del presidente) e un ufficio al settimo piano di Viale Mazzini. Ventura, ex inviato del Giornale, è ancora a Uno mattina: la sua posizione è salda. Ma è uomo dai rapporti cordiali e trasversali: è stato nello staff di Berlusconi ma ha amici pure a sinistra; nella nuova stagione giallorossa sopravviverà.

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Un altro dei “big”della breve epoca sovranista in Rai era Fabrizio Ferragni. Rimosso dalla sua carica –capo delle relazioni istituzionali –da ll’ad Fabrizio Salini, la Lega ha chiesto a lungo (anche con un’interrogazione scritta) che gli fosse restituito un ruolo di prestigio. A fine luglio era arrivata la nomina a direttore del canale istituzionale, ma Ferragni sotto l’egemonia salviniana poteva arrivare molto più in alto (al Tg1?). Eppure viene da sinistra: si è formato, ironia della sorte, con Anzaldi e gli altri della cucciolata rutelliana-margheritina che poi hanno fatto le fortune del renzismo. Chi lo conosce dice che “ha fatto una sciocchezza, ha fatto un patto col diavolo (Salvini), se fosse rimasto fermo sarebbe diventato direttore del Tg1”. Ma chissà, i giornalisti “rossoverdi”, sanno nuotare sia a destra che e a sinistra, hanno risorse infinite.

Ci sono anche quelli in crescita: Luca Mazzà, Andrea Montanari, Maurizio Ciannamea.

Leggi anche: Rai1: il crollo di ascolti della rete sovranista

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