I ragazzi del focolaio della festa di Porto Rotondo al Billionaire (e non solo)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-08-18

In tutto sono una quarantina. A loro si aggregano anche coetanei bergamaschi e milanesi. Poi iniziano le danze. I locali che frequentano sono i più disparati. Cene nei ristorati, feste private e discoteche. In tutti i locali vigono controlli severissimi. Tuttavia se tra la comitiva qualcuno è asintomatico ogni tipo di accertamento, come la misurazione della temperatura corporea, è inutile

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Il Messaggero oggi approfondisce la vicenda della festa a Porto Rotondo e del focolaio tra i ragazzi di Roma Nord che è stato l’atto finale di una settimana esaltante iniziata il 4 di agosto e conclusa, nel peggiore dei modi, l’11. Il giorno in cui uno dei contagiati, Luca, riceve un sms da due amiche: «Siamo positive». La comunicazione fa scattare l’allarme. Le giovani sono membri di una stessa comitiva di amici, tutti romani. Una quarantina che, in quei giorni, dalle più disparate mete turistiche europee, sono approdate a Porto Rotondo e Porto Cervo:

Inizia così la vacanza. «Da Ibiza siamo andate in Sardegna». Raccontano le due ragazze. «Quando siamo rientrate a casa (Roma, ndr) dalla Costa Smeralda, l’undici di agosto, delle nostre amiche con cui avevamo trascorso dei giorni ad Ibiza ci comunicano di essersi infettate». Le giovani fanno il test. Si rendono conto di aver contratto la malattia e avvisano il gruppo di romani con cui  avevano trascorso i giorni spensierati a Porto Cervo e Porto Rotondo. Luca è ancora in Sardegna. Anche lui si sottopone all’esame. Ha il coronavirus.

«Mi autoisolo, avvertiamo l’Asl, non voglio contagiare nessuno dei miei parenti e amici». Immediatamente parte l’indagine epidemiologica. A coordinare un team di specialisti è il capo dell’unità di crisi del servizio sanitario regionale  guidata da Marcello Acciaro. Il primo responso è chiaro. Si tratta di un caso di importazione. Il virus sarebbe arrivato in Sardegna attraverso due gruppi di turisti romani, di cui fanno parte anche le ragazze, arrivate dalle isole Baleari e da Mykonos. Insomma due Paesi, la Spagna e la Grecia dove il coronavirus ad agosto ha superato i livelli di guardia.

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Poi cosa accade? A raccontarlo è Luca. «Siamo un gruppo abbastanza omogeneo di ragazzi che si frequentano a Roma. Ci ritroviamo il 4 agosto in Costa Smeralda». In tutto sono una quarantina. A loro si aggregano anche coetanei bergamaschi e milanesi. Poi iniziano le danze. I locali che frequentano sono i più disparati. Cene nei ristorati, feste private e discoteche. In tutti i locali vigono controlli severissimi. Tuttavia se tra la comitiva qualcuno è asintomatico ogni tipo di accertamento, come la misurazione della temperatura corporea, è inutile. «In quei giorni – racconta Luca – siamo andati al Billionaire a Porto Cervo. Ricordo una serata anche al ristorante The Temple». Insomma i più esclusivi locali della costa nord orientale della Sardegna. Il tour continua: «Una serata l’abbiamo trascorsa anche alla discoteca Sopravento. Un’altra al Just Cavalli. A Baja Sardinia siamo andati al Phi Beach». Luca passa in rassegna altri locali. «Ricordo bene, siamo andati al Ritual, una discoteca sempre a Porto Cervo. C’è stata una cena anche in un ristorante a Poltu Quatu, al Canteen».

Infine l’ultima tappa è a Porto Rotondo. Il nove agosto la discoteca ospita un evento di musica house. A suonare dietro la console un dj romano, in voga tra i ventenni della Capitale. «Siamo andati al Country, ma quella serata è stata simile alle altre in cui la comitiva si è mossa», sottolinea Luca.

Leggi anche: La festa a Porto Rotondo in Sardegna e il focolaio dei ragazzi di Roma Nord

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