Economia
Quei miliardi che mancano per l'emergenza terremoto
Alessandro D'Amato 01/11/2016
C’è una differenza sostanziale tra quello che il governo ha detto all’Unione Europea per giustificare la risposta sul deficit e quanto stanziato dall’esecutivo nella Legge di Stabilità. Non da poco, visto che si parla di due miliardi di euro. Ma una spiegazione c’è
I conti non tornano. C’è una differenza sostanziale tra quello che il governo ha detto all’Unione Europea per giustificare la risposta sul deficit e quanto stanziato dall’esecutivo nella Legge di Stabilità. Non da poco, visto che si parla di due miliardi di euro. Ma una spiegazione c’è.
Quei miliardi che mancano per l’emergenza terremoto
Partiamo dall’inizio. Il governo italiano aveva comunicato all’Unione Europea di portare il deficit 2017 al 2,3% del Prodotto interno lordo invece che all’1,8% come promesso l’anno scorso in sede di decisione con Bruxelles. I motivi dello scostamento sono l’emergenza migranti e il terremoto. In particolare la seconda doveva valere 3,4 miliardi, lo 0,2%; nella lettera di risposta alla Commissione Europea il governo italiano aveva scritto che gli incentivi antisismici costavano due miliardi di euro e che la somma degli incentivi e degli investimenti pubblici arrivava allo 0,2% del PIL. Qui, spiega l’Huffington Post, i conti non tornano:
Al momento in cui la missiva parte per Bruxelles, però, nella legge di Bilancio le cifre che il governo stanzia per la ricostruzione sono decisamente inferiori e non di poco: “600 milioni” c’è scritto nella manovra che ha ottenuto la bollinatura della ragioneria. Basta leggere la relazione tecnica, all’articolo 51: “Il comma 1 della Manovra – è scritto – autorizza la spesa destinata agli interventi per la riparazione, la ricostruzione, l’assistenza alla popolazione” colpita dal terremoto del 24 agosto.
La spesa è così articolata: per il 2017 sono previsti 100 milioni “per la concessione del credito d’imposta maturato in relazione all’accesso ai finanziamenti agevolati” erogati dal governo, cioè la cosiddetta “ricostruzione privata”; altri 200 milioni di euro nel 2017 “per la concessione di contributi finalizzati alla ricostruzione pubblica”. In totale, per il prossimo anno, 300 milioni a cui si aggiungono 300 milioni di cofinanziamento regionale di fondi strutturali che peraltro – si puntualizza – “non comportano una modifica dei saldi di finanza pubblica”. Cioè nessuno stanziamento extra di fondi. Il resto è nel regno delle ipotesi più che delle certezze, ove si prevedono 200 milioni dal 2018 al 2047, per la cosiddetta ricostruzione privata perché, come nota, il bilancio è annuale.
Cosa sta accadendo? Marco Palombi sul Fatto ha riepilogato oggi: «Nella legge appena arrivata in Parlamento ci sono anche 400 milioni di detrazioni Irpef per chi ristruttura casa con criteri anti-sismici, che il governo considera parte della sua strategia di reazione agli eventi di questi giorni. E trovano spazio anche 300 milioni che i Comuni potranno spendere per la messa in sicurezza delle scuole: anche questo per Renzi è dopo-terremoto, anche se non tutta l’Italia è a rischio sismico e quei soldi andranno ovviamente a tutte le scuole che ne avranno diritto, anche quelle dove non ci sono scosse». In tutto si arriva a 1,3 miliardi. Ma prima di tutto c’è una spiegazione tecnica da dare: “È naturale – dicono fonti vicine a Padoan ancora all’HP – che non ci siano 3,4 miliardi di nuove spese dentro l’articolato della manovra perché una parte di queste spese figura in forma aggregata nei fondi dei singoli ministeri”. Una spiegazione che però conferma che i conti non tornano. Perché, come spiega qualche vecchio funzionario del bilancio, il grosso delle cifre per la ricostruzione “lo devi mettere lì, poi ci può stare che la benzina dei mezzi militari usati la metti sui fondi per la difesa, ma è strano che in manovra ci sia una cifra così bassa”. In un secondo tempo, sempre da via XX settembre, si puntualizza: “Un altro miliardo arriverà dal fondo per lo sviluppo degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale istituito dall’articolo 21 della Legge di bilancio.” Fondo per cui il governo ha previsto 1,9 miliardi. Anche così però le risorse dedicate al sisma raggiungerebbero soltanto quota 1,6 miliardi di euro, circa la metà di quanto chiesto a Bruxelles.
I veri soldi che mancano per il terremoto
Ovvero, come spiegato anche dal Fatto, sono i fondi destinati a interventi infrastrutturali: «Ci sarebbero quelli dei vari programmi europei del ministero delle Infrastrutture,appunto, e il fondo pot-pourri del ministero dell’Economia intitolato allo “sviluppo infrastrutturale del Paese”con una dotazione di 1,9 miliardi per il 2017: da questi cilindri, per così dire, usciranno i conigli anti-sismici di Renzi almeno a chiacchiere. Il resto sono bonus pre-referendari pagati con la “flessibilità”». Tutto a posto? Non tanto, per chi si ricorda di Casa Italia.
E per chi si ricorda delle dichiarazioni del premier alla vigilia della discussione sulla Legge di Stabilità: «All’Europa diciamo che quello che serve per il terremoto lo prendiamo, punto», diceva all’epoca Renzi giocando su un’evidente ambiguità: “quello che serve per il terremoto” può essere interpretato come “i fondi necessari a gestire all’emergenza” (che la UE non ha mai negato), oppure “i fondi per il piano antisismico e per il dissesto idrogeologico”, ovvero il progetto principale per case e scuole del piano Casa Italia.
E infatti, come scrive oggi Il Messaggero, “«le spese di emergenza a breve termine legate alle catastrofi naturali possono essere classificate come una tantum e quindi esclusi dal calcolo dello sforzo strutturale», ha spiegato la portavoce della Commissione, Annika Breidthardt. È già stato fatto per Abruzzo e Emilia Romagna,ma lo sconto è limitato agli interventi di soccorso e ricostruzione nelle zone colpite. In teoria, a causa di alcuni paletti legali, il piano Casa Italia – con la messa in sicurezza di tutto il paese e in particolare delle scuole – non può essere scomputato dallo sforzo strutturale. Tuttavia, la Commissione ha indicato una possibile via d’uscita: finanziare una parte di Casa Italia attraverso il Fondo europeo per gli investimenti strategici (il cosiddetto «piano Juncker»)”. Sono questi i miliardi che mancano per il terremoto. Ovvero quelli che erano necessari per la prevenzione, per la sicurezza delle scuole e per il dissesto idrogeologico. Alcuni stanziamenti sono già nella legge di Stabilità, ma il “grande piano per la messa in sicurezza dell’Italia” dovrà attendere. Chissà quanto.