Cultura e scienze
2019-nCoV: quanta paura dobbiamo avere del coronavirus
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2020-01-28
In Europa non sono ancora stati registrati casi di trasmissione dell’infezione da uomo a uomo. Non ci sono casi in Italia ma ecco quello che bisogna sapere sul virus in arrivo dalla Cina
Al momento sono quattro i casi registrati in Europa di persone infette dal nuovo coronavirus 2019-nCoV il cui epicentro di diffusione è localizzato nella città di Wuhan nella Cina centrale. Si tratta di tre cittadini francesi che recentemente erano stati in Cina e che attualmente sono ricoverati in isolamento. Un altro caso è stato invece registrato in Germania, in Baviera. In Italia invece non ci sono ancora casi registrati ma è già arrivata la psicosi del coronavirus.
La psicosi del Coronavirus a Rovigo e l’assalto alle farmacie per le mascherine
Il caso più eclatante arriva dalla provincia di Rovigo. Il Gazzettino racconta che in un istituto scolastico di Castelguglielmo alcuni genitori si sono rifiutati di mandare a scuola i figli a causa dell’arrivo in classe di due alunni cinesi. Secondo alcune mamme e papà i due bambini sarebbero arrivati in Italia proprio per sfuggire al rischio di contagio nel loro paese d’origine e quindi potrebbero essere portatori del coronavirus. Ma come spiega il dirigente scolastico in realtà dell’arrivo e dell’inserimento dei due nuovi alunni la scuola era informata già da ottobre. Inoltre i genitori dei due studenti hanno acconsentito a seguire il percorso sanitario consigliato dall’ASL per scongiurare qualsiasi rischio e accertare che i due potessero avere contratto il virus.
A Milano e Roma invece diverse farmacie hanno segnalato la grande richiesta di mascherine protettive tanto che alcuni negozi le hanno esaurite e pare che pure i fornitori siano a corto di scorte. A Napoli, scrive Repubblica, sono i cittadini cinesi ad acquistarle per spedirle ad amici e parenti in Cina. Per la verità le mascherine chirurgiche (quelle protettive invece sono del tutto inutili) sono molto efficaci nel fermare i batteri ma non sono molto utili per fermare i virus dall’esterno. L’unico vantaggio è che costituiscono una protezione da schizzi e starnuti (che sono il vettore per il contagio) e soprattutto se indossate da persone già affette dal virus ne limitano la propagazione nell’ambiente esterno.
Quanto è pericoloso il coronavirus 2019-nCoV?
Sappiamo che il nuovo coronavirus è estremamente contagioso e dal momento che non esistono vaccini contro questo tipo di coronavirus la cosa migliore da fare è rispettare alcune semplici regole igienico-sanitarie per evitare il contagio. Tra queste, come diceva il professor Roberto Burioni qualche sera fa a Che tempo che fa non c’è quella di evitare i ristoranti cinesi né quella di avere paura di qualsiasi persona con i tratti somatici orientali.
Molto meglio invece seguire i suggerimenti dell’Istituto Superiore di Sanità che consiglia di lavarsi spesso le mani con acqua e sapone per almeno 20 secondi o con soluzioni alcoliche (in questo caso non diluite con acqua) e di starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso, utilizzare una mascherina e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso immediatamente dopo l’uso. Oltre a questo è importante evitare di toccare occhi, naso e bocca con mani non lavate perché le infezioni, e non solo il coronavirus, si trasmettono in questo modo. L’OMS inoltre raccomanda di evitare il contatto stretto con soggetti affetti da infezioni respiratorie acute.
In outbreaks of other #coronaviruses (MERS & SARS), person-to-person transmission occurred through droplets, contact and fomites, suggesting that the transmission mode of the 2019-nCoV can be similar
WHO Situation Report 27 January 2020 https://t.co/l1vODXEyD3 pic.twitter.com/vuNl64gZnm
— World Health Organization (WHO) (@WHO) January 27, 2020
Il vantaggio di avere a che fare con un’infezione virale è che i virus hanno una scarsa capacità di sopravvivenza al di fuori dell’ospite. Quindi se non si è stati in Cina di recente o non ci si deve recare in Cina in questo periodo (sul sito del Ministero della Salute ci sono delle FAQ per quanto riguarda la sicurezza dei viaggiatori) per il momento il rischio è minimo e vista la situazione sanitaria del nostro Paese, dove il coronavirus non c’è, non serve seguire particolari accorgimenti. Se invece si sospetta di aver contratto il virus l’importante è non recarsi al Pronto Soccorso (e rischiare di contagiare molte persone) ma di avvertire il 118. Il problema però è che i sintomi del coronavirus, che causa una polmonite, sono simili a quelli dell’influenza. E soprattutto sappiamo che questo virus si trasmette anche in assenza di sintomi e febbre (per questo la mascherina chirurgica è uno strumento di prevenzione soprattutto per evitare di diffonderlo).
Il problema del coronavirus è il numero medio di nuovi casi provocati da ogni caso in una popolazione completamente suscettibile alla malattia, ovvero il “tasso di riproduzione” (indicato con R0). Il rapporto stimato tra persone affette dal virus e capacità di contagiarne altre è di 2,6. Significa che per ogni persona infetta ne vengono contagiate 2,6. Un livello che non è eccessivamente alto e che è paragonabile a quello dell’influenza causata dal virus A/H1N1 che aveva R0 tra 2,2 e 3,1 o dell’influenza stagionale. Per fare un paragone la varicella, che è caratterizzata da un’alta contagiosità ha R0 che oscilla tra 12 e 14. Detto questo secondo l’ECDC (la massima autorità europea in materia sanitaria):
- il potenziale impatto di focolai di infezione da 2019-nCoV è elevato
- è probabile una ulteriore diffusione in ambito globale dell’infezione
- la probabilità di infezione per i cittadini UE/SEE che risiedano a (o visitino) Wuhan è moderata
- la probabilità di osservare ulteriori casi importati di infezione da 2019-nCoV nei Paesi con i più elevati flussi di viaggiatori da Wuhan (ovvero paesi asiatici) è elevata
- la probabilità di osservare ulteriori casi importati di infezione da 2019-nCoV nei Paesi UE/SEE è moderata
- l’adesione ad adeguate pratiche di prevenzione e controllo delle infezioni, in particolare in ambito assistenziale nei Paesi UE/SEE che abbiano collegamenti diretti con la provincia dell’Hubei, porterebbe ad una bassa probabilità che ad un caso identificato in UE/SEE seguano casi secondari
- tuttavia l’impatto di un rilevamento tardivo di un caso importato in un Paese UE/SEE e la mancata applicazione di adeguate misure di prevenzione e controllo delle infezioni sarebbe elevato, ed in questo scenario il rischio di una trasmissione secondaria in ambito comunitario sarebbe molto elevato.
Difficile invece ancora calcolare in maniera precisa il tasso di mortalità anche se i dati sembrano indicare che la gran parte delle persone guarisce. I dati in arrivo dalla Cina parlano di oltre 4.000 persone contagiati e 106 morti. Naturalmente la capacità di guarigione varia da persona a persona e soprattutto dipende dalle condizioni di salute generali. Il Ministero della Salute ha predisposto un sito con tutte le informazioni e attivato un numero verde di pubblica utilità, il 1500, attivo 24 ore su 24 al quale lavorano anche mediatori culturali per assistere i cittadini di origine cinese.
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