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Quando Giorgia Meloni chiedeva a gran voce il Green Pass | VIDEO
neXtQuotidiano 23/07/2021
Era il marzo di quest’anno e sul suo sito ufficiale chiedeva una procedura d’urgenza alla UE per approvare il certificato verde. Ora, invece, parla di mantra da imporre
Da “perché non lo fate” a “perché lo avete fatto”. Giorgia Meloni sembra aver cambiato idea, nel giro di pochi mesi, sul Green Pass. La leader di Fratelli d’Italia si è resa protagonista – a braccetto con la Lega – di posizioni contrarie all’estensione della validità e dell’utilizzo della certificazione verde. Eppure lo scorso mese di marzo si era resa protagonista di una battaglia per chiedere una procedura d’urgenza alla Commissione europea per accelerare le tempistiche dell’approvazione al Parlamento UE proprio sull’adozione di questo certificato.
Giorgia Meloni contraria al Green Pass? Ma a marzo lo chiedeva all’Europa
Di cosa stiamo parlando? Partiamo dalla fine. Ecco alcuni recenti post social (che ricalcano il pensiero pronunciato nel corso di alcune interviste a radio, tv e giornali) di Giorgia Meloni sul Green Pass. Iniziamo dall’ultimo: “Premesso che il Green Pass è una misura che danneggia l’economia e limita la libertà, non vedo perché non introdurlo anche in Parlamento. Come al solito due pesi e due misure. Una volta i grillini si dicevano contro i privilegi della “casta”. A quanto pare hanno gradito il tonno”.
Facciamo, poi, un balzo indietro di qualche ora. Pochi istanti dopo la conferenza stampa di Mario Draghi, la leader di FdI si è espressa così: “Il Governo ha approvato l’obbligo del Green Pass, un lasciapassare che lede la libertà dei cittadini, devasta ulteriormente l’economia e di fatto impone l’obbligo vaccinale per accedere a molte attività. È l’ennesima vergogna che FDI contrasterà con tutte le sue forze”.
E, il 17 luglio – quando già si ipotizzava l’emulazione del modello Macron in Italia – sentenziava così: “Le attività non hanno subito già abbastanza in un anno e mezzo di restrizioni? Per il Governo no! In fondo che sarà mai abbassare le serrande per 5 giorni se ci sono clienti senza green pass. Freghiamocene di chi ha la colpa di vivere del suo lavoro e non dei sussidi grillini”.
Queste sono solamente tre testimonianze social del Giorgia Meloni pensiero contro il Green Pass. Appare evidente, dunque, che la leader di Fratelli d’Italia sia completamente contraria alla certificazione verde. Ma il web è un cassetto profondo e quando si scava arrivano sempre grandi sorprese. Per rivelare il cambio di prospettiva della deputata, infatti, basta andare su un sito molto particolare: il suo. E lì troviamo un documento-dichiarazione che risale al 19 marzo del 2021 (sì, quattro mesi fa).
Cosa scriveva all’epoca – perché sembra passata un’eternità – la leader di Fratelli d’Italia? Riportiamo qui alcuni estratti:
“Cosa aspetta la Commissione europea a richiedere la procedura d’urgenza al Parlamento europeo sul Certificato verde digitale? Non vorrei che il fuoco di sbarramento delle sinistre a cui è stato sottoposto ieri sera il commissario Reynders in Commissione LIBE sia la ragione di questo atteggiamento stranamente attendista. Il Certificato Verde segna un primo passo verso la definitiva eliminazione degli ostacoli alla libera circolazione che tanto hanno danneggiato la nostra economia, segnatamente il settore turistico”.
Insomma, voleva e chiedeva a gran voce il Green Pass. Ovviamente, ora, le dinamiche della certificazione verde sono ufficialmente cambiate. E Meloni proseguiva:
“Vorrei rassicurare chi avanza legittime preoccupazione sulle implicazioni che tale dispositivo potrebbe causare sul diritto dei cittadini alla non discriminazione: non stiamo parlando di un passaporto di immunità. Il green pass non crea alcun obbligo, né diretto né indiretto, alla vaccinazione. Ne è la prova la proposta di equiparare tre diversi tipi di certificati relativi al COVID-19: certificati di vaccinazione, risultati di tamponi e certificati di guarigione”.
Che, in pratica, rappresenta lo stesso epilogo di cui tutti siamo a conoscenza. Perché la certificazione verde non impone un vaccino, ma limita solamente l’accesso ad alcuni luoghi chiusi in cui – come dimostrato dalla scienza – le probabilità di contagio (visto che la curva epidemiologica sta risalendo) sono maggiori. Chissà se ora quella pagina del suo sito sparirà dai radar, come fatto con le sue posizioni pro-vax.