Politica
Publiacqua, la voragine sul Lungarno e il Giglio Magico di Renzi
Alessandro D'Amato 26/05/2016
La Lega all’attacco conta le nomine renziane nella municipalizzata oggi nell’occhio del ciclone a Firenze
Dopo la voragine di Lungarno Torricelli ieri è finita sotto accusa Publiacqua, la municipalizzata che gestisce la rete idrica fiorentina, accusata persino dal sindaco Dario Nardella di aver sottovalutato i rischi e di non essere intervenuta in tempo dopo quello che stava accadendo. Dice Nardella a Repubblica che sotto la lente c’è il comportamento dell’amministratore delegato:
Lei ritiene si sia trattato. di un “errore umano”?
«È l’ipotesi di cui mi sto convincendo sempre più. Intorno alla mezzanotte di mercoledì c’è stato un intervento sul lungarno Torrigiani per un primo allagamento, è intervenuta una squadra di Publiacqua (la società che gestisce la rete idrica, ndr) che non ha ritenuto di dover fare controlli più accurati sulla strada e un monitoraggio totale. Hanno pensato di aver riparato il danno e se ne sono andati. Alle 6.15 è crollato tutto. Forse sarebbe servita una verifica più approfondita. Ci chiediamo anche se l’intervento effettuato dalla ditta sul primo allagamento non abbia influito sullo sprofondamento del lungarno. Ora Publiacqua dovrà dare risposte».
Chiede le dimissioni del presidente?
«Non credo che si debba dimettere il presidente Filippo Vannoni, che anzi si è dimostrato disponibile e attivo»
Chi le ha le responsabilità operative?
«L’ad dell’azienda. Che ha pure avanzato ipotesi poco convincenti sulla dinamica. Arrivando a sostenere che potesse essere colpa di un’altra tubazione, non gestita da Publiacqua: i vigili del fuoco hanno appurato, fin dove si sono potuti spingere, che su questa tubazione non c’erano cedimenti. Questo mi lascia pensare che la causa prevalente di questo episodio sia stata la rottura della tubazione Publiacqua. Serve urgentemente chiarezza».
Ma è la Lega Nord con Claudio Borghi a puntare il dito su Matteo Renzi e sul Giglio Magico, ovvero i suoi vicini che hanno governato la città in questi ultimi anni:
«Se cade un meteorite o arriva un uragano sono disgrazie, ma se salta la conduttura principale dell’acqua la colpa è di Publiacqua», dove sono stati nominati «amici degli amici, indipendentemente dalle loro competenze», ha affermato il consigliere regionale della Lega Nord, e portavoce dell’opposizione, Claudio Borghi, in merito alla voragine sul Lungarno. «Quindi vale la pena di informare i cittadini dei criteri con cui sono stati nominati i vertici di questa società che fornisce ai Toscani acqua a 4 volte il costo che i cittadini pagano in Lombardia». Il leader Matteo Salvini ha rilanciato su twitter: «Da Renzi nemmeno una parola sulla voragine di Firenze: forse perché dietro questo assurdo crollo da 5 milioni di euro a due passi da Ponte Vecchio ci sono responsabilità dei suoi amici di Publiacqua? #renzirispondi».
In effetti Publiacqua è un giardino dove è fiorita buona parte del «giglio magico», lo stretto entourage del premier. La Lega ieri ha citato l’amministratore delegato Alessandro Carfì, «marito della ex braccio destro di Ignazio Marino, messo qui con uno scambio per aver fatto far carriera al signor Irace, precedente dirigente amico della Boschi, nominato ai vertici di Acea» e il presidente Filippo Vannoni, marito di Lucia de Siervo, direttrice delle attività economiche del comune di Firenze». Ma i nomi più pesanti sono altri due. Quello di Erasmo D’Angelis, ex presidente della società quando Renzi era a Firenze, poi capo della task force di Palazzo Chigi sul dissesto idrogeologico e ora direttore dell’Unità riportata in edicola da Renzi. E soprattutto quello di Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme, che nel 2009, giovane avvocato, fu nominata nel Cda di Publiacqua con un compenso annuo di 90 mila euro. Mandato finito nel 2013, quando entra alla Camera.