Report e il prosciutto di Parma danese una volta su tre

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-05-20

Fatto con la carne di maiali allevati sì in Italia ma figli di scrofe inseminate con maiale danese “durok”, più magro, molto richiesto, ma escluso dal disciplinare di produzione che consente di fregiarsi del marchio Dop

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L’inchiesta di Emanuele Bellano con Alessia Cerantola e Greta Orsi, intitolata “La porcata”, che Sigfrido Ranucci presenta nella puntata di stasera di Report (Raitre, 21,30), parlerà del prosciutto di Parma fatto con la carne di maiali allevati sì in Italia ma figli di scrofe inseminate con maiale danese “durok”, più magro, molto richiesto, ma escluso dal disciplinare di produzione che consente di fregiarsi del marchio Dop, denominazione d’origine protetta. Lo stesso vale, sostiene la trasmissione, per il San Daniele. Racconta l’anticipazione del Fatto:

Le indagini degli ispettori del ministero dell’Agricoltura e dai carabinieri del Nas, coordinate dalle Procure di Torino e Udine, sono note. Un milione di cosce di prosciutto sequestrate per un valore di quasi 100 milioni di euro, i prosciutti a cui è stato revocato il marchio Dop sono circa il 20 per cento della produzione annua di Parma e San Daniele.

Report ricorda i 200 indagati e i recenti patteggiamenti di una decina di allevatori: pene fino a 14 mesi di reclusione. Bellano ha intervistato il tecnico che gira per gli allevamenti con i semi del maiale danese.Ma soprattutto presenta documenti, una relazione dell’associazione degli allevatori e alcune recentissime email, in base ai quali afferma che “la frode è ancora in essere”. Uno dei controllori scrive: “Mi è stato risposto che se cominciano a far rispettare la legge, sono 2000 euro di multa per ogni suino macellato, oltre il ritiro dal commercio, quindi roba improponibile”.

E ancora:

Report spiega che la conformità delle carni al disciplinare è affidata, per il Parma, all’Istituto Parma Qualità (Ipq), le cui quote sono in mano ai controllati e cioè il Consorzio di Parma e le associazioni degli industriali della carne e degli allevatori; la filiera Dop del San Daniele è vigilata dall’Ifcq di San Saniele del Friuli, di proprietà di un trust i cui beneficiari sono Assica, l’associazione industriali della carne e il consorzio del San Daniele stesso.

E ancora,Report documenta le condizioni in cui vivono i maiali, perfino in allevamenti “sostenibili ”. Gli animali, tutti col tatuaggio delle filiere Dop, sono “ammassati, a stretto contatto sviluppano fenomeni di cannibalismo e si mordono le orecchie a vicenda”; qua e là spuntano topi.

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