Economia

Perché quella del MoVimento 5 Stelle sull'energia è una "rivoluzione impossibile"

Giovanni Drogo 04/04/2017

Ieri i 5 Stelle hanno presentato il loro Programma nazionale per l’Energia. L’obiettivo è quello di raggiungere “l’indipendenza energetica” entro il 2050 grazie all’aumento della produzione delle energie da fonti rinnovabili e l’abbandono dei combustibili fossili già dal 2020. Ma qualcosa non torna.

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Roberto Fico e il MoVimento 5 Stelle hanno presentato ieri il primo punto del programma di governo del partito di Beppe Grillo per le prossime elezioni politiche. Il PEM5S, acronimo che sta per Programma Energia MoVimento 5 Stelle, ha l’ambizione di portare avanti quella che il M5S chiama “la rivoluzione necessaria” ovvero fare dell’Italia un Paese che “utilizzi energia rinnovabile al 100%” entro il 2050. I capisaldi del programma sono l’abbandono delle fonti di energia fossili e il raggiungimento dell’indipendenza energetica anche attraverso la sostanziale riduzione dei consumi.

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Il livello di produzione di energia elettrica da Fonti Rinnovabili

[Fonte: Corriere della Sera del 04/04/2017]

Come i 5 Stelle vogliono raggiungere l’indipendenza energetica

Il programma è senza dubbio ambizioso ed audace e prevede, oltre al progressivo abbandono del consumo di combustibili fossili a partire dal 2030, lo stop all’importazione di energia elettrica prodotta all’estero dalle centrali nucleari (soprattutto francesi), l’incentivo di forme di di autoproduzione dell’energia elettrica da fonti rinnovabili (il mantra è quello della”democrazia energetica”) così come la promozione della sostituzione dei mezzi di trasporto individuali e collettivi con veicoli che non consumano petrolio ma che impiegano energia elettrica o con motori ad idrogeno. Viene citata ad esempio l’Olanda dove nel marzo 2016 la Camera aveva votato una proposta di legge per vietare a partire dal 2025 la circolazione delle vetture alimentate a diesel e benzina a favore di quelle ad energia elettrica (che però viene prodotta in larga parte da fonti fossili non rinnovabili). La parte davvero difficile però sarà realizzare la completa dismissione del settore petrolchimico italiano a favore di una conversione alla green chemistry il tutto salvaguardando i livelli occupazionali di un comparto che già da diversi anni è in crisi. Al momento però la chimica verde non è in grado di sostituire la produzione di tutti i prodotti derivati del petrolio, quindi probabilmente il nostro Paese dovrà spendere un po’ di più per importarli dall’estero. L’obiettivo principale rimane in ogni caso quello del raggiungimento della completa indipendenza energetica, una sorta di sovranità e di autarchia dell’energia, che renda l’Italia completamente autonoma dall’approvvigionamento da fonti esterne. Si può discutere se questo abbia senso all’interno di un contesto politico ed economico comunitario, in fondo l’Italia fa pur sempre parte dell’Unione Europea ed è su quella scala che bisogna fare i conti anche per misurare la portata delle politiche energetiche soprattutto quando si parla di “autonomia delle comunità locali”. Un secondo livello è quello riguardante il passaggio della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili quali il solare, l’eolico e l’idroelettico (che a dire il vero non è poi così ecologicamente sostenibile, soprattutto su larga scala):

soddisfare la totalità dei consumi finali di energia termica da fonti quali quella solare, le bioenergie e la geotermia, mentre la produzione di energia elettrica dovrà avvenire tramite un utilizzo massivo della fonte solare, a una marcata crescita di eolico e idroelettrico e a un consolidamento nell’uso delle bioenergie e del geotermico realmente sostenibili.

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Le tappe della realizzazione del Programma Energia del M5S


Quali sono le tappe per arrivare al traguardo dell’autonomia energetica nel 2050? Secondo il MoVimento entro il 2020 il Paese dovrà abbandonare l’utilizzo di combustibili solidi (carbone e rifiuti) per la produzione di energia, entro il 2030 “dovranno essere sostituiti petrolio e derivati da tutti i settori, ad esclusione del settore agricolo e dei trasporti” (per questi ultimi due settori il termine è fissato rispettivamente nel 2050 e nel 2040). Per aiutare il passaggio sarà inoltre necessario ridurre progressivamente il consumo di energia (anche grazie all’efficentamento energetico e al ricorso a nuove tecnologie non meglio specificate). Notate qualcosa di strano? Non si parla di gas naturale. Perché fino al 2050 il gas naturale avrà “un ruolo importante nella transizione verso il nuovo sistema energetico sarà abbandonato sui due fronti della generazione, elettrica e termica”. Questo significa ad esempio che l’attuale battaglia del MoVimento 5 Stelle contro il TAP in Puglia va contro gli stessi interessi del piano del programma energetico del M5S. Va da sé infatti che al di là della riduzione dei consumi l’abbandono di carbone e derivati del petrolio per la produzione di energia comporterà – almeno nei primi tempi – un aumento del consumo di gas naturale. Certo ci sono anche le fonti rinnovabili ma quanto potranno incidere, nei primi tre anni ovvero entro il 2020, nell’agevolare la sostituzione dei combustibili solidi fossili?
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Da qualche parte tutto il gas naturale necessario per gettare le fondamenta dell’ambizioso programma energetico dei 5 Stelle dovrà pur arrivare e allora perché opporsi al tracciato del TAP che potrebbe contribuire in maniera decisiva alla “decarbonizzazione” delle centrali elettriche italiane? Misteri dei 5 Stelle che ovviamente sostengono che anche se nel primo periodo ci sarà un aumento del consumo di gas naturale non sarà necessaria alcuna nuova opera e si potranno sfruttare quelle esistenti, ma si parla più che altro della rete di distribuzione interna non di quella di approvvigionamento.
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Roberto Fico durante la conferenza stampa di presentazione del Programma Energia del M5S

Quello che i 5 Stelle non dicono sulle rinnovabili in Italia

Ieri durante la conferenza stampa i 5 Stelle hanno spiegato che è necessario spostare gli incentivi statali dai combustibili fossili alle rinnovabili ma non è stato ad esempio detto che il nostro Paese nel 2016 ha destinato quasi sedici miliardi di euro di incentivi alle rinnovabili e che un terzo dei consumi totali di energia, cioè 110 Terawattora (dati 2015), è attualmente prodotto tramite fonti rinnovabili mentre per quanto riguarda l’utilizzo di petrolio e di gas dipendiamo per il 90% dalle importazioni dall’estero (difficile che il “gas italiano” possa sopperire alla domanda). Secondo Gian Piero Celata, a capo del Dipartimento Tecnologie energetiche dell’Enea, «I circa 70 miliardi di incentivi erogati negli anni alle installazioni di energie rinnovabili, come solare ed eolico, hanno accresciuto la produzione in modo significativo. Ora il fotovoltaico copre l’8%

[la Germania invece è ferma al 5% NdR]del fabbisogno e in questa direzione bisogna andare» ma uno dei principali problemi del solare è che è a bassa intensità e che pur essendo a basso impatto occupa molto terreno sottraendolo ad altre attività (ad esempio l’agricoltura). Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, ha spiegato a Repubblica che nei prossimi vent’anni il nostro Paese spenderà sulle rinnovabili 200 miliardi di euro e che «Se smettessimo di importare energia dalla Francia, che ha il nucleare, il costo si impennerebbe e nella prima fase dovremmo riaprire centrali tradizionali con fonti fossili. I 5 stelle portano come esempio la Norvegia, senza dire che è un Paese ricchissimo proprio grazie alla vendita di gas e petrolio». Anche quando i 5 Stelle parlano della necessità di far tornare di proprietà pubblica l’azienda che gestisce la rete di distribuzione dell’energia elettrica (che attualmente è Terna) dimenticano di dire che al momento il 30% di Terna è di proprietà dello Stato tramite Cassa Depositi e Prestiti mentre gli altri azionisti hanno meno del 5%. Infine c’è la questione del trasporto privato, i 5 Stelle guardano alle auto elettriche (o ad idrogeno) ma non parlano dei costi: non solo quelle di riconversione di tutto un sistema industriale (quella automobilistica rimane una delle principali aziende italiane) ma anche quelle delle vetture. Attualmente una Tesla non è proprio un’auto per tutti ed ha costi decisamente proibitivi per la maggioranza della popolazione. Senza contare il fatto che anche le Tesla sono prodotte utilizzando derivati del petrolio. Se dal punto di vista teorico non si può non essere d’accordo con i 5 Stelle (del resto chi non vorrebbe un mondo verde e più pulito) dal punto di vista pratico il programma energia risulta difficilmente realizzabile.

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