L’allarme di Draghi sulle “nuvole in arrivo” e le vane promesse elettorali del centrodestra

di Enzo Boldi

Pubblicato il 2022-08-05

Il Presidente del Consiglio avverti tutti i partiti. Nel frattempo, a fare da contraltare alle promesse elettorali di Berlusconi e Salvini c’è Giorgia Meloni che avrebbe chiesto consigli proprio al Presidente del Consiglio

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Quella barzelletta sul cinismo di un ex governatore della Banca Centrale Europea, vista e ascoltata a diverse settimane di distanza, assume dei contorni ben precisi che mostrano ancor di più le differenze tra un “tecnico” e un politico cha fa della propaganda e delle promesse ai cittadini i propri core business. E questa differenza è ancora più palese ascoltando le parole pronunciate giovedì sera, durante la conferenza stampa dopo l’approvazione del dl Aiuti bis in Consiglio dei Ministri, da Mario Draghi. Ha parlato usando la metafora delle nuvole per spostare l’attenzione sulla distinzione tra quel che potrebbe realmente accadere all’Italia nei prossimi mesi e le promesse dei vari partiti. E l’attenzione, parlando di promesse, non può che andare al programma elettorale del centrodestra e alle ultime uscite “sfarzose” fatte dal tandem Berlusconi-Salvini.

Programma elettorale centrodestra, l’avviso di Draghi

Dopo aver annunciato alcuni elementi di crescita per il nostro Paese, il Presidente del Consiglio dimissionario ha voluto richiamare i partiti alla responsabilità durante questa campagna elettorale estiva. Perché, nel corso delle prime settimane già sono state avanzate promesse elettorali insostenibili:

“Ci sono anche nuvole all’orizzonte: la crisi energetica, il prezzo gas e il rallentamento dell’economia nel resto mondo delineano previsioni preoccupanti per il futuro. Noi siamo andati molto bene, le previsioni terribili a inizio anno sono state smentite da fatti, ora dobbiamo prepararci ad affrontare 3 e 4 trimestre. Non dobbiamo sottovalutare i problemi, l’inflazione, il precariato e naturalmente anche l’incertezza politica, non solo nostra ma anche geopolitica, la crisi nel resto del mondo”.

Questa riflessione non può che portare a considerazioni sul programma elettorale centrodestra. Ma solo per un motivo fattuale: il centrosinistra (e il suo fronte larghissimo) non ha ancora iniziato la sua vera campagna elettorale e, soprattutto, non ha ancora fatto “promesse” agli italiani. Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, invece, fin dal giorno successivo alle dimissioni di Draghi si sono sperticati in grandi piani futuri e futuribili (fornendo solo il “cosa” e non spiegando mai il “dove” reperire le risorse per portare realmente a compimento queste promesse).

Perché la flat tax (Salvini), le pensioni minime per tutti a mille euro e i dentisti gratis per gli anziani (Berlusconi) hanno dei costi insostenibili per le casse dello Stato italiano e la loro possibile attuazione fa a schiaffi con la realtà della situazione economica italiana che, seppur in lieve miglioramento, è ancora persa nello tsunami (con riverberi sui cittadini) della crisi energetica (e dei riflessi della ripresa dalla pandemia) e dell’inflazione.

E Giorgia Meloni?

In questo discorso non è inserita Giorgia Meloni. Forte del vantaggio nei sondaggi che le consentiranno – qualunque sia il risultato finale del voto del 25 settembre – di essere la leader della coalizione di centrodestra, la Presidente di Fratelli d’Italia non si è ancora lasciata andare in promesse supersoniche. Lei continua a “martellare” sempre sugli stessi temi (sicurezza e immigrazione) senza varcare la soglia berlusconiana dei soldi a pioggia sulla testa degli italiani. E, come spiega il quotidiano La Repubblica, questa razionalizzazione istituzionale di Giorgia Meloni sta diventando sempre più concreta. Secondo un retroscena firmato Emanuele Lauria e Serenella Mattera, la leader di FdI si sarebbe addirittura rivolta allo stesso Mario Draghi per avere dei suggerimenti su “tecnici” da inserire all’interno della sua possibile squadra di governo:

Avrebbe pure suggerito, su richiesta dell’interlocutrice, un paio di ministri al di sopra delle parti e di sicura affidabilità che potrebbero dare autorevolezza a un eventuale governo Meloni. Chi? Fabio Panetta, già direttore generale di Bankitalia e membro del board della Bce, e l’attuale responsabile del dicastero per la Transizione ecologica Roberto Cingolani.

Questi sono i nomi che sono trapelati non da fonti interne a FdI, ma dalla Lega che avrebbe storto il naso per questa richiesta di “aiuto” a Draghi fatta da Giorgia Meloni. Ma c’è anche di più: perché la “trasformazione” della leader di Fratelli d’Italia in “donna delle istituzioni” è confermata – senza entrare troppo nel dettaglio – dall’amico e consigliere Guido Crosetto a La Repubblica:

“In autunno avremo la necessità di affrontare una grande emergenza economica e sociale. E la barra dritta si tiene anche sapendo che avremo necessità di aiuto dal contesto europeo e internazionale nel quale l’Italia è collocata”.

Niente più campagna elettorale contro l’Europa (come fatto in passato) e una consapevolezza di come il nostro Paese abbia bisogno di un supporto comunitario per poter proseguire la strada della ripresa. Insomma, ci si aspetta – al di là del programma elettorale centrodestra – una Giorgia Meloni molto più draghiana. Forse anche dello stesso Draghi.

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