I Pro Life e lo sciacallaggio sulla ragazza morta al Cardarelli durante un aborto

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2016-01-14

Mario Adinolfi e i Pro Vita continuano a parlare di aborto di Stato e a diffondere la balla che le interruzioni di gravidanza non sono sicure. Ovviamente non è così

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C’è grande eccitazione dalle parti dei cattolici che hanno come punto di riferimento per interpretare la quotidianità il giornale diretto e interpretato da Mario Adinolfi. Ieri a Napoli è morta una ragazza, si chiamava Gabriella Cipolletta, aveva 19 anni ed è morta durante un intervento per un’interruzione volontaria di gravidanza all’undicesima settimana. Durante l’intervento eseguito all’ospedale Cardarelli di Napoli però Gabriella è morta in seguito ad una forte emorragia. I genitori della ragazza chiedono giustizia e vogliono sapere perché la figlia è morta, il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha annunciato di aver inviato gli ispettori del Ministero per verificare se sono state rispettate le procedure e i Pro Vita nostrani festeggiano a modo loro perché la morte di Gabriella è la prova che l’aborto “di Stato” – ovvero l’interruzione volontaria di gravidanza in ottemperanza alla legge 194/78 – uccide le persone.
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L’aborto di Stato non esiste

Oggi La Croce sbatte in prima pagina – con tanto di hashtag che fa tanto al passo coi tempi – la storia di Gabriella “Uccisa dall’#aborto di Stato“. La tesi è sostanzialmente la stessa enunciata da un altro sito di pro-life d’assalto, ovvero Notizie Pro Vita dove ieri ci spiegavano – fregandosi le mani – come la vicenda di Napoli serva da monito a tutte le donne e ai medici. L’aborto, scrivono, «non è mai sicuro: resta un omicidio che può avere, oltre al bambino, un’altra vittima, ovvero la mamma. Ecco perché il solo consigliarlo è crudele, tanto più se a farlo è un medico, che per professione dovrebbe salvare vite e non sopprimerle, o un genitore, che dovrebbe essere custode della vita». A sostegno di questa tesi portano anche un articolo dell’OMS nel quale si discute su un problema di definizione circa la maggiore sicurezza per la donna degli aborti legali rispetto a quelli illegali per dire che tutti gli aborti sono pericolosi. L’intento dei pro-life è chiaro, la legge 194 deve essere abolita perché fa male alla salute, di conseguenza l’aborto deve tornare ad essere una pratica illegale, praticata nei seminterrati o all’interno di silenziosi appartamenti e non nelle strutture ospedaliere dove all’occorrenza c’è uno staff medico pronto ad intervenire in caso di emergenza (dai resoconti pare che Gabriella abbia ricevuto quattro sacche di plasma in trasfusione).
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Quello che i pro-life à la Adinolfi non dicono è che in realtà l’aborto è una pratica medica sicura, lo scriveva su NeXt Chiara Lalli qualche tempo fa dove spiegava che le complicazioni in seguito ad un aborto sono meno probabili di quando ti togli il dente del giudizio. Questo sono dati frutti di uno studio pubblicato su Obstetrics & Gynecology (Incidence of Emergency Department Visits and Complications After Abortion). I dati di riferimento sono quelli del 2009-2010 e la finestra temporale di osservazione è stata di 6 settimane dopo l’aborto (California Medicaid). Su 54.911 interventi (per 50.273 pazienti) hanno mostrato che il rischio è minimo. Solo il 2,1% delle donne ha avuto una qualche complicazione collegabile alla interruzione di gravidanza (5,2% per aborto medico, 1,3% per aborto chirurgico con aspirazione nel primo trimestre, 1,5% per aborto nel secondo trimestre o più tardi).  Secondo un altro studio addirittura l’aborto praticato nelle strutture sanitarie risulta essere pericoloso quanto una colonscopia, strano che nessun Pro-Life si sia scagliato contro il pericolo per la Vita rappresentato dalle colonscopie. Naturalmente la condizione necessaria per garantire la sicurezza è che l’intervento venga eseguito da personale medico preparato all’interno di una struttura sanitaria il cui accesso sia garantito a tutte le donne.

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Doppio peccato: aborto e sesso al di fuori del matrimonio. E attenti a mettervi le dita nel naso che non si sa mai

 

L’umana pietà dei Pro Life

Nel frattempo i bravi cristiani difensori della Vita e della Fede esortati alla preghiera da Mario Adinolfi accorrono a pregare per la vita di quel bambino mai nato. E la madre? La madre “se l’è meritato”. Succedeva nel Medioevo, succede oggi, 2016, anno del Giubileo della Misericordia.

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L’aborto è come le messe nere sataniche!

Per fortuna che c’è il penitente Adinolfi che offre tutti gli insulti al Signore per poter intercedere presso l’Altissimo e mettere una buona parola per Gabriella.
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Santo Subìto

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