I prezzi degli alimenti aumentati per colpa del clima

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-11-05

Gli eventi climatici estremi e il cambiamento in difficoltà hanno messo in difficoltà la produzione di molte materie prime. E i prezzi saliranno: in alcuni casi hanno raggiunto livelli record

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I prezzi dei vegetali freschi sono aumentati del 12,1 per cento, quelli della frutta fresca del 4,7. E c’è chi fa anche qualche piccolo record: i prezzi del tartufo bianco sono schizzati al massimo storico toccando i 6000 euro al chilo al borsino del tartufo di Alba, punto di riferimento a livello nazionale. Superate tutte le quotazioni più elevate degli ultimi anni come i 5000 euro nel 2012 o i 4500 euro al chilo del 2007, per pezzature medie attorno ai 20 grammi. A far balzare il prezzo sono state le condizioni climatiche non favorevoli, caldo e siccità anomali, perché “il Tuber magnatum Pico – spiega l’associazione Coldiretti – si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione”.

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Gli alimenti aumentati di prezzo a causa del clima (La Republica, 5 novembre 2017)

«La penuria di frutta e vegetali arriva proprio mentre in Italia si registra il record dei consumi di ortofrutta dal 2000 — osserva con Repubblica Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti — per effetto di una decisa svolta salutista». Ma c’è anche il calo della produzione di miele, scesa in Italia di circa il 50 per cento soprattutto nelle varietà di acacia e millefiori, proprio le più richieste. Stessa sorte per i funghi e per le olive: si calcola che ci sarà l’11 per cento in meno di olive e l’olio costerà alla produzione il 7,8 per cento in più del 2016.
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E poi c’è il vino. La vendemmia è stata difficile in tutta Europa dove si stima una produzione in 145 milioni di ettolitri, inferiore del 14% rispetto allo scorso anno, a causa principalmente, degli eventi climatici estremi e del cambiamento climatico. La qualità dell’uva è definita molto buona in tutta l’Europa con un aumento dei prezzi, che però non sara’ sufficiente a compensare alcuni produttori per le perdite di raccolto subite. Dopo tre mesi di raccolta delle uve lungo la Penisola, dal punto di vista qualitativo si stima che circa 40 milioni di ettolitri di produzione Made in Italy sia stata destinata – sottolinea la Coldiretti – per oltre il 40 per cento ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento a vini da tavola.

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