Attualità
Cosa c'è dietro il pomodoro cinese delle Iene?
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2015-09-30
Nessuna prova, dati sbagliati, esami su bustine di Tè, storia di un servizio “giornalistico” Made in Italy
Continuano le polemiche sul servizio di Nadia Toffa andato in onda durante le Iene domenica sera. Come abbiamo detto fin da subito su NeXtquotidiano nell’inchiesta sul pomodoro cinese che finisce sulle nostre tavole senza controlli e sul falso Made in Italy venduto in Cina ci sono diversi punti oscuri. Ad esempio il fatto che la Toffa non porti alcuna prova concreta per corroborare le affermazioni dei produttori cinesi. Oppure, come contestato da molti telespettatori su Twitter e sulla pagina Facebook della Iena, che non faccia i nomi delle aziende italiane coinvolte nella “truffa” del falso Made in Italy.
Il metodo cinese delle Iene
In poche parole “l’inchiesta” cinese della Toffa non sembra essere basata sui fatti ma su un’accozzaglia di paure e pregiudizi: la paura per la nostra saluta, i sospetti nei confronti delle aziende produttrici accusate di tramare sempre e comunque alle spalle dei consumatori ed infine la classica la diffidenza verso i prodotti cinesi. A questo si aggiunga anche un pizzico di “discriminazione territoriale” perché la Toffa ci rende edotti (si fa per dire) dell’esistenza di tre aziende che fanno uso del concentrato di pomodoro di bassa qualità, le prime due sono genericamente una “al Nord” e una “al Centro”. La terza invece è “tra Salerno e Napoli”, indicazione che si poteva tranquillamente evitare secondo alcuni per non continuare ad alimentare i pregiudizi nei confronti dei napoletani. Come ciliegina sulla torta al momento di mostrare la prova dell’esistenza di falso Made in Italy la Toffa sbaglia clamorosamente e mostra soddisfatta al pubblico una confezione di un sugo pronto prodotto da una ditta spagnola che non ha mai detto di vendere prodotti Made in Italy. Ci sarebbe inoltre la cosa delle analisi sul Té cinese, per dimostrare che non è un prodotto “sano” ma anzi è “pieno di sostanze nocive”. Ma la trasmissione non era sui pomodori? Non potevano analizzare un campione di conserva?
Il problema del concentrato di pomodoro
Ma al di là delle questioni di metodo, il servizio delle Iene è scorretto anche sotto altri aspetti perché fa molta confusione sul “terribile” concentrato di pomodoro. Nadia Toffa infatti inizia il suo pezzo mostrandoci una confezione di pelati, poi parla spesso di salsa di pomodoro e di passata di pomodoro come se i due prodotti fossero la stessa cosa e suggerisce che salse e passate vengano fatte in Italia “diluendo” il concentrato di pomodoro di bassa qualità di origine cinese. In tutto questo i pelati cosa c’entrano? Che le aziende italiane abbiano trovato anche un modo per rigenerare il concentrato fino a a farlo ridiventare il frutto dal quale viene estratto? Come fa notare Il Fatto Alimentare la produzione di pomodori italiana è più che sufficiente a coprire il fabbisogno dell’industria conserviera italiana. È vero che in Italia viene importato del concentrato di pomodoro dalla Cina, ma non è vero che viene utilizzato per fare la passata di pomodoro, che per legge (D.M. 23 settembre 2005) deve essere prodotta solo a partire da pomodoro fresco:
La denominazione di vendita «Passata di pomodoro» è riservata al prodotto ottenuto direttamente da pomodoro fresco, sano e maturo, avente il colore, l’aroma ed il gusto caratteristici del frutto da cui proviene, per spremitura, eventuale separazione di bucce e semi e parziale eliminazione dell’acqua di costituzione in modo che il residuo ottico rifrattometrico risulti compreso tra 5 e 12 gradi Brix, con una tolleranza di 3%, al netto del sale aggiunto.
Il concentrato di pomodoro (non solo quello di origine cinese, ma ci arriviamo tra un po’) viene utilizzato per la produzione di altri alimenti, ad esempio il ketchup o i sughi pronti o a prodotti che sono destinati per la maggior parte al mercato extraeuropeo. È falso dire che il concentrato di pomodoro cinese, magari scaduto e con i vermi, finisce nelle nostre tavole sotto forma di passata di pomodoro. La Toffa invece suggerisce esplicitamente questo quando chiede quanti chili di passata si possono produrre a partire da un un chilo di concentrato.
Quanto concentrato di pomodoro importiamo dalla Cina?
Anche questo è un punto sul quale il servizio di Nadia Toffa ci racconta un bel po’ di balle. Il dipendente dell’anonima ditta cinese rivela che la sua azienda da sola vendeva in passato l’intera quantità di concentrato di pomodoro importata dalla Cina. Ora però c’è la crisi e le cose non vanno così bene, secondo il nostro simpatico cinese gli italiani comprano (sempre solo dalla sua azienda) 60.000 tonnellate di concentrato di pomodoro. Ma quanto ne importiamo davvero in Italia? Il Fatto Alimentare ci dice che su un totale di 144mila tonnellate di concentrato solo il 10% è stato importato dalla Cina:
Si tratta dello 0,28% del pomodoro lavorato dall’industria italiana (una quantità cinque volte inferiore rispetto al 2013). La stragrande maggioranza del concentrato infatti arriva da: California, Spagna, Portogallo e Grecia.
In sostanza l’amico cinese delle Iene dice che l’Italia ne importa non meno di 60.000 tonnellate mentre in realtà si tratta di appena quattordicimila tonnellate.
La risposta dell’industria conserviera
Non è tardata ad arrivare la risposta piccata dell’ANICAV, l’associazione che riunisce i produttori di conserve, il Presidente dell’Associazione Antonio Ferraioli ha parlato di leggenda metropolitana ricordando che
Le conserve di pomodoro vendute sugli scaffali dei nostri supermercati sono ottenute da prodotto 100% italiano. Gettare ombre sull’intera industria di trasformazione del pomodoro, per il mancato rispetto delle normative vigenti da parte di alcune aziende, danneggia l’immagine di un settore d’eccellenza del Made in Italy. Ipotizzare che barattoli di pelati, polpa o pomodorini possano essere prodotti utilizzando concentrato, italiano o cinese, è come pensare di poter trasformare il vino in uva. Prodotti in scatola come pomodori pelati, pomodorini e polpa possono essere prodotti solo da pomodoro fresco. Quello destinato alla produzione di pelati è al 100% italiano, viene raccolto fra luglio e settembre e viene lavorato in azienda entro poche ore dalla raccolta.
La nota dell’ANICAV prosegue riportando alcuni dati (del 2012) circa le importazioni di concentrato di pomodoro dalla Cina:
Dal 2012 ad oggi, l’importazione di concentrato dalla Cina si è ridotta del 80%, passando da circa 72mila tonnellate del 2012 alle 14mila del 2014. Meno del 10% del totale del pomodoro concentrato importato (144mila tonnellate), contro circa 80mila tonnellate importate dagli USA, 33mila dalla Spagna.
Ci sono stati casi però che ci ricordano che la leggenda metropolitana ha un fondo di verità e per questo è importante continuare a vigilare. A cosa stiamo assistendo quindi? Da una parte c’è un programma televisivo che vuole fare audience e ci riesce abbastanza bene. Dall’altra invece ci sono le associazioni dei produttori di pomodori, rappresentate ad esempio dalla Coldiretti, che da anni lanciano continuamente l’allarme sull’invasione dei pomodori cinesi oppure sull’invasione dei pomodori USA.