La vera storia dei pomodori cinesi delle Iene

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2015-09-28

Le Iene hanno scoperto l’azienda cinese che da sola esporta in Italia tutto in concentrato di pomodoro importato nel nostro paese dalla Cina. Che colpo, ragazzi. Sicuri sicuri sicuri?

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Ieri sera alle Iene è andato in onda un servizio di Nadia Toffa dal titolo “Quando il pomodoro cinese diventa made in Italy” che ci spiegava l’ennesima truffa alimentare della quale siamo vittime noi italiani. Nella fattispecie si è parlato della produzione di passata di pomodoro, una delle eccellenze dell’industria agroalimentare italiana. Ma con il trucco: secondo le Iene infatti la gran parte della materia prima utilizzata per il confezionamento di salse e conserve di pomodoro in realtà non viene prodotta in Italia ma proviene dall’estero. Per la precisione dalla Cina. La salsa di pomodoro che troviamo sugli scaffali dei supermercati italiani, sostiene la Toffa, anche se riporta la dicitura made in Italy non è quello che sembra perché in Italia avverrebbe solo il confezionamento del prodotto. E nulla più.
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La bufala dei pomodori cinesi sugli scaffali dei nostri supermercati

La Toffa è andata sotto copertura in Cina, a vedere se è proprio vero quello che si dice in giro. Fingendo di essere una dipendente di un’azienda che si occupa di import-export di prodotti alimentari la Iena ha preso contatti con un delle ditte produttrici di quel concentrato di pomodoro cinese che si suppone venga utilizzato per confezionare i prodotti made in Italy. Durante un primo colloquio i responsabili commerciali fanno i nomi di diverse aziende italiane che sarebbero loro clienti. Nomi che vengono censurati con un bip perché, come spiega la Toffa, le Iene non hanno alcuna prova (ad esempio ordinativi e bolle di consegna) che quello che le dicono i due venditori cinesi. Anche il fatto che “come prova” su richiesta della Toffa venga esibita una scatoletta di passata di pomodoro “made in Italy” non è proprio la pistola fumante che ci aspettavamo di trovare.
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Ma andiamo avanti, uno dei motivi per cui le aziende italiane andrebbero a comprare in Cina è ovviamente il prezzo che è molto inferiore. Ma le ditte italiane per risparmiare avrebbero preferito acquistare un concentrato di pomodoro di qualità più bassa (anzi, la più bassa possibile) strappando un prezzo di molto inferiore a quello di mercato (500 dollari a tonnellata contro 750) che equivale a meno della metà del costo di una tonnellata di concentrato di pomodoro prodotto veramente in Italia. Ma come era possibile ottenere un prezzo così basso? Secondo il venditore cinese le aziende italiane compravano grandissime quantità di merce scaduta che era in magazzino da almeno due tre anni. E naturalmente i pomodori dovevano essere trattati con quanti più pesticidi possibile, per aumentare la produzione e far scendere ancora il prezzo. Le aziende italiane quindi intervenivano in due fasi: nel momento della coltivazione dei pomodori e nel momento dell’acquisto del concentrato. In mezzo però dovevano passare almeno tre anni, in modo da far andare a male il prodotto (e parliamo di decine di migliaia di tonnellate di concentrato). Ma come farebbero le aziende italiane a fare entrare le merci in italia e a superare i controlli? Ce lo spiega il cinese che dice che i produttori italiani di passata di pomodoro hanno “i loro sistemi” per risolvere le questioni con le autorità del nostro Paese. E per dimostrarlo la Toffa fa analizzare una confezione di Tè proveniente dalla Cina (e i pomodori?).

Cosa prevede la legge italiana?

Ma è davvero possibile una cosa del genere? È vero che questi prodotti finiscono sulle nostre tavole? Innanzitutto andiamo a vedere cosa prevede la legge. Riguardo la passata di pomodoro la legge italiana (D.M. 23 settembre 2005) stabilisce che si possa definire “passata di pomodoro”

La denominazione di vendita «Passata di pomodoro» è riservata al prodotto ottenuto direttamente da pomodoro fresco, sano e maturo, avente il colore, l’aroma ed il gusto caratteristici del frutto da cui proviene, per spremitura, eventuale separazione di bucce e semi e parziale eliminazione dell’acqua di costituzione in modo che il residuo ottico rifrattometrico risulti compreso tra 5 e 12 gradi Brix, con una tolleranza di 3%, al netto del sale aggiunto.

Riguardo la provenienza il D.M. del 17 febbraio 2006 stabilisce invece che in etichetta debba essere indicata la zona di produzione della materia prima e lo stabilimento di lavorazione del prodotto:

1. Nell’etichettatura della passata di pomodoro, quale definita dal decreto ministeriale citato nelle premesse, deve essere indicata la
zona di coltivazione del pomodoro fresco utilizzato.
2. Il riferimento di cui al comma 1 puo’ essere realizzato indicando:
a) la zona effettiva di coltivazione del pomodoro fresco
coincidente con la Regione oppure;
b) lo Stato ove il pomodoro fresco e’ stato coltivato.

Insomma la legge è abbastanza chiara a riguardo, e se andiamo a scavare un po’ la storia della passata di pomodoro cinese delle Iene troviamo questo articolo del 2013 del Sole 24 Ore con i casi più famosi di frodi alimentari. Tra queste c’è anche quella (datata 2010) della passata di pomodori cinesi. Ecco cosa scriveva Giorgio Dell’Orefice:

Nel solo 2010 le importazioni di pomodori preparati o conservati (prodotti dell’industria alimentare) ha raggiunto le 153.358 tonnellate (valore 89,5 milioni di euro). Le importazioni temporanee (prodotti il cui import è autorizzato purché dopo una trasformazione gli stessi quantitativi vengano riesportati) rappresentano il 70,8% del totale in termini quantitativi (108.509 tonnellate) e il 73,8% in termini di controvalore economico (66 milioni di euro). Il principale paese di importazione è la Cina, dalla quale sono arrivati in Italia 120.892 tonnellate di pomodori preparati e conservati nel solo 2010 (il 78,8% del totale, valore 65,3 milioni di euro), seguita dagli Stati Uniti, con 30.327 tonnellate di merci importate (19,8% del totale) il cui valore supera i 22 milioni di euro. La provincia di Salerno è destinataria del 97,3% dei pomodori preparati o conservati importati dall’estero (97,4% in termini di controvalore economico).
Si ipotizza però che una quota rilevante di pomodoro concentrato proveniente dalla Cina regime “temporaneo”, poi in realtà finisca sul mercato italiano e comunitario come pomodoro made in Italy

E cosa diceva il dipendente cinese dell’azienda di import export riguardo alle “annate migliori” delle vendite con l’Italia?
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Cioè da sola, quell’azienda cinese scovata dalle Iene avrebbe esportato in Italia l’intero quantitativo (la cifra esatta) di concentrato di pomodoro importato dalle aziende del nostro paese. Incredibile no? Ma se il concentrato di pomodoro non può essere utilizzato per la produzione di passata di pomodoro in Italia perché viene importato? Come spiega brevemente la Toffa nel finale lo schema commerciale cinese è quello di far fare la lavorazione in Italia per ottenere il marchio “made in Italy” e poter vendere il prodotto in Cina ad un prezzo maggiore, danneggiando l’export italiano vero. Ci sono dei sospetti (e alcune aziende sono state sottoposte ad indagini a riguardo) che una parte del concentrato venga utilizzato per la produzione italiana (ma le Iene non hanno nessuna prova che quello che dice il signore nel video sia vero). Il che però è tutt’altra cosa dal dire, come fanno le Iene per tutto il servizio, che in Italia ci troviamo sugli scaffali solo passata di pomodoro cinese (120.000 tonnellate di concentrato equivalgono a ottocento milioni di kg di conserva). Come spiega il Fatto Alimentare la produzione italiana è più che sufficiente per soddisfare la domanda interna. E visto che nel pezzo dell’Iene viene intervistato un esponente di Coldiretti è più che legittimo il sospetto che dietro ci sia la solita manovra dei produttori per lamentare la crisi del made in Italy.

Leggi sull’argomento: Quale passata ha mostrato il servizio delle Iene sui pomodori cinesi?

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