“Noi fascisti? Ma se serviamo anche clienti neri”, la paradossale giustificazione della titolare della pizzeria di Camaiore

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2021-10-21

Dopo la vaste eco mediatica sul caso della pizzeria “Il Mulino” nella cittadina in provincia di Lucca, la moglie del titolare prova a difendere quelle pareti ricoperte di manifesti, statue e slogan che inneggiano al duce. Ma il tutto ha l’amaro sapore del paradossale

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È stata lì per anni, con i suo fregi inneggianti al fascismo e a Benito Mussolini. Nessuno aveva mosso un dito per avviare accertamenti e verificare se quell’apologia del regime guidato dal “duce” fosse legittima. Sparuti tentativi di portare alla luce tutto quel che c’è di sbagliato nella pizzeria fascista di Camaiore, finiti nel buio dell’oblio (anche della politica). Fino a ieri, quando finalmente è stato squarciato il velo dell’indifferenza e questa vicenda è diventata di dominio pubblico. Ora arrivano anche le reazioni dei titolari che provano, con una difesa paradossale, a giustificare il tutto.

Pizzeria fascista Camaiore, le assurde giustificazioni dei titolari

Intervistata da La Repubblica Firenze, la moglie del titolare della pizzeria “Il Mulino” di Camaiore si produce in una narrazione che, alla luce dei fatti, appare imbarazzante. Perché, oltre a difendere il marito (ex militare), si nasconde dietro i classici cliché già ascoltati in passato in episodi in cui si denunciava una vicinanza con il fascismo:

“Bugie, infamie senza senso. In 22 anni non c’è mai stata una lamentela. Razzismo, qui? Ma se proprio l’altro giorno è venuto un cliente di colore e mio marito ci si è messo a scherzare”.

Hanno foto, busti, poster di Mussolini. Hanno divise e armi militari che risalgono all’epoca del regime fascista. Ma non sono razzisti. Perché proprio l’altro giorno hanno servito un cliente nero. E non solo. Perché nel loro essere democratici, si spingono fino a ospitare anche chi la pensa (politicamente) in maniera diversa da loro.

“Mio marito è un amante di Mussolini, e allora? È una cosa privata, una scelta sua. A me non interessa la politica. Qua serviamo tutti i clienti che entrano, vengono dal Veneto, dalla Lombardia. Anche tanti comunisti. Si scherza e poi ognuno la pensa come vuole. Mio marito è stato descritto come un fascista pericoloso. Ma non ha mai fatto male a nessuno e non ha neanche il porto d’armi, figuriamoci pistole”.

Insomma, un pot-pourri del tutto per non dire nulla. Restano vere le immagini che abbiamo mostrato ieri, così come quei manufatti fascisti presenti in ogni angolo di una pizzeria che ha l’aspetto di una bottega del rigattiere.

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