La corsa (inutile) allo iodio nelle farmacie italiane per paura di un disastro nucleare

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-03-07

Le farmacie italiane segnalano un insolito aumento della domanda di iodio: in molti lo comprano per paura di un disastro nucleare vista la sua capacità di ridurre gli effetti negativi delle radiazioni

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“Non vi è alcun allarme che giustifichi la richiesta in farmacia di compresse di iodio, da assumere per prevenire o per arginare possibili danni provocati da emissioni radioattive. Da parte delle autorità competenti non vi è alcuna indicazione all’approvvigionamento di iodio per un’eventuale minaccia nucleare. Pertanto, la richiesta di medicinali a base di questa sostanza è del tutto ingiustificata”. La precisazione arriva dalla Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani (Fofi), che nelle parole del suo presidente Andrea Mandelli spiega come “l’uso indiscriminato e inconsapevole di questi prodotti è da sconsigliare, sia a scopo preventivo, per il quale non vi sono evidenze di efficacia, sia per finalità terapeutiche. L’assunzione di farmaci a base di iodio, come per tutti i medicinali, deve avvenire esclusivamente su indicazione e sotto la supervisione del personale sanitario, e in base agli indirizzi delle autorità sanitarie competenti”.

La corsa (inutile) allo iodio nelle farmacie italiane per paura di un disastro nucleare

Dopo l’attacco alla centrale di Zaporizhzhia, anche l’Italia sta verificando le scorte di compresse di iodio stabile presenti nelle farmacie. La sua somministrazione servirebbe per ridurre gli effetti negativi sulla salute delle persone esposte a radiazioni. Lo iodio fu utilizzato in seguito all’incidente nella centrale di Chernobyl, nel 1986: è un sale di iodio stabile, non radioattivo, in grado di bloccare l’assorbimento dello iodio radioattivo da parte della tiroide. Dal 2010 la iodoprofilassi è parte del Piano nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche, che indica come in caso di “incidente severo” il Dipartimento possa decidere di attivare “la distribuzione stabile nelle aree interessate”. È uno strumento efficace “purché venga attuata tempestivamente, da alcune ore fino ad un giorno prima dell’esposizione o al massimo entro le prime 6-8 ore dall’inizio dell’esposizione”.

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