Pietro Polizzi, il candidato di Forza Italia a Palermo arrestato per voto di scambio mafioso

di Massimiliano Cassano

Pubblicato il 2022-06-08

Uno dei candidati di Forza Italia al Consiglio comunale di Palermo, Pietro Polizzi, è stato arrestato con l’accusa di voto di scambio elettorale politico-mafioso

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Con l’accusa di voto di scambio elettorale politico-mafioso la Polizia di Palermo ha arrestato Pietro Polizzi uno dei candidati di Forza Italia al Consiglio comunale di Palermo. Secondo la Procura, per essere eletto Polizzi avrebbe stretto un patto con i boss dell’Uditore, i costruttori Sansone, ritenuti da sempre vicini al boss Totò Riina. In passato l’uomo è stato consigliere provinciale di Palermo, eletto all’epoca nell’Udc.

Pietro Polizzi, il candidato di Forza Italia a Palermo arrestato per voto di scambio mafioso

Nell’ambito della stessa indagine, durata circa un mese, è stato arrestato anche Agostino Sansone, fratello di Gateano, il proprietario della villa di Via Bernini in cui Riina trascorse gli ultimi mesi prima dell’arresto avvenuto il 15 gennaio del 1993. In manette anche un collaboratore di Sansone. Come emerge dall’inchiesta, l’incontro tra il candidato e Sansone sarebbe avvenuto ai primi di maggio: nel corso di quel colloquio i due avrebbero stretto un accordo per le amministrative in programma tra 5 giorni. Gli inquirenti lo hanno scoperto perché Sansone era intercettato, così hanno potuto ascoltare dal vivo la promessa di appoggio.

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Chi è il candidato arrestato alla vigilia delle amministrative di Palermo

Pietro Polizzi, 52 anni, è dipendente di Riscossione Sicilia, ed in passato è stato consigliere provinciale di Palermo. Aveva già tentato la corsa a Palazzo delle Aquile alle elezioni del 2017. In quell’occasione però, non era candidato tra le file forziste ma nella liste ‘Uniti per Palermo’ a sostegno del sindaco Leoluca Orlando. Allora l’ex consigliere provinciale dell’Udc prese 617 voti senza ottenere un posto in consiglio. La Procura di Palermo ha chiesto e ottenuto in un tempo record il suo arresto perché serviva un “intervento urgente”, come si legge nella richiesta di custodia cautelare, “atto a scongiurare il pericolo che il diritto-dovere del voto, per le imminenti elezioni amministrative del 12 giugno, sia definitivamente trasfigurato in merce di scambio assoggettata al condizionamento e all’intimidazione del potere mafioso”.

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