«In Piemonte e Lombardia bar e ristoranti restano chiusi anche dopo il 18 maggio»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-05-11

I dati del monitoraggio avviato dal Ministero della Salute, sulla base di ben 21 indicatori, stanno arrivando al dicastero degli Affari regionali e dicono che, almeno per ora, nelle due regioni dove si concentra la metà dei nuovi contagi ancora non si può accelerare

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Il 18 maggio dovrebbe essere la data di riapertura di bar e ristoranti in tutta Italia, ma, spiega oggi Paolo Russo su La Stampa, potrebbero esserci anche due rumorose eccezioni: il Piemonte e la Lombardia. I dati del monitoraggio avviato dal Ministero della Salute, sulla base di ben 21 indicatori, stanno arrivando al dicastero degli Affari regionali e dicono che, almeno per ora, nelle due regioni dove si concentra la metà dei nuovi contagi ancora non si può accelerare. Anche se da qui al prossimo fine settimana, quando il premier presenterà agli italiani il nuovo Dpcm con il secondo step delle riaperture, almeno il Piemonte potrebbe rientrare nel gruppone delle regioni che anticipano.

«A chi dice “aprite, aprite”, rispondo sì, ma in sicurezza, perché i prossimi focolai potrebbero essere nei luoghi di lavoro», mette in guardia Boccia, che insieme al ministro della Salute, Roberto Speranza, vorrebbero fosse comunque il governo a decidere dove accendere il semaforo verde. Mentre le regioni, questa volta tutte, rivendicano la loro autonomia, pur tenendo in considerazione il monitoraggio sulla diffusione locale dei contagi. E poi non solo i governatori leghisti, ma anche il pugliese Michele Emiliano promette di riaprire per conto suo ristoranti, bar e parrucchieri se non saranno pronte le linee guida dell’Inail che devono dettare le condizioni per riavviare in sicurezza gli esercizi commerciali. «Se arrivano le applicheremo, se no apriremo lo stesso, perché abbiamo fatto delle linee guida regionali che ci paiono più che sufficienti», mette in chiaro cercando di accelerare i tempi.

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Ieri, nel frattempo, è tornato a riunirsi il Comitato di esperti (Cts) che dovrà fornire le indicazioni alla stessa Inail, soprattutto per la sicurezza dei clienti. Per i ristoranti la distanza da un tavolo all’altro dovrà essere di minimo due metri, favorendo dove possibile il servizio all’aperto. Anche perché non sarà ammessa aria condizionata con il riciclo dell’aria. Se a tavola si siedono persone che non convivono o si dovranno usare maxi tavoli per garantire i due metri di distanziamento oppure l’esercente dovrà assicurare la sicurezza, magari con i divisori in plexiglass. Se non altro si potrà mangiare senza dover ricorrere a piatti, posate e bicchieri di plastica usa e getta.

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