Politica
Piantedosi promette ai sindacati che accetterà le modifiche sui rave
Asia Buconi 04/11/2022
“In ogni caso – ha aggiunto Piantedosi – in sede parlamentare appoggerò qualsiasi modifica al testo normativo”
Al termine della riunione di questo pomeriggio al Viminale con i segretari generali della Cgil, Maurizio Landini, Cisl, Luigi Sbarra e UIl, Pierpaolo Bombardieri, il ministro dell’Interno Piantedosi ha rassicurato le parti sociali sulla tanto discussa norma anti-rave: “Ho avuto modo di ribadire che l’applicazione delle recenti misure adottate dal Governo è limitata alla specifica ipotesi della organizzazione dei rave party e che le nuove disposizioni non intaccano in nessun modo i diritti costituzionalmente garantiti, come quello di manifestare”.
“In ogni caso – ha aggiunto Piantedosi – in sede parlamentare appoggerò qualsiasi modifica al testo normativo indirizzata nel senso di meglio precisare, qualora lo si ritenga necessario, i confini della nuova fattispecie penale”. A termine dell’incontro, il ministro dell’Interno ha ringraziato “ancora una volta il mondo sindacale per il delicatissimo ruolo svolto a servizio del nostro Paese”.
Il testo del 434-bis elaborato dal Governo Meloni si rivolge attualmente a tutti coloro che invadono “terreni o edifici per raduni pericolosi per l’ordine pubblico o l’incolumità pubblica” in “un numero di persone superiore a cinquanta”. Questo significa che qualunque raduno ritenuto “pericoloso” in cui si contino più di cinquanta persone potrebbe potenzialmente essere punito appellandosi alla nuova norma, la cui “ampiezza” aveva fatto storcere il naso pure a molti costituzionalisti e giuristi.
Norma anti-rave, Piantedosi incontra i sindacati, Landini: “Abbiamo chiesto il ritiro del decreto, le leggi ci sono già”
Da parte sua, il segretario della Cgil Maurizio Landini ha così commentato l’incontro di oggi con Il titolare del Viminale Piantedosi:
Al ministro Piantedosi abbiamo chiesto il ritiro del decreto perché le leggi ci sono già. Abbiamo espresso al ministro perplessità e contrarietà innanzitutto di metodo: non si capisce perché intervenire per decreto su una materia così delicata modificando il codice penale, tanto più in assenza di una reale urgenza, visto che la situazione era già stata risolta. Quanto ai contenuti, ci sono norme del 2018 che permettono di gestire situazioni di questo tipo: non vediamo quindi la ragione di confermare un decreto che è pericoloso per come è scritto, con termini generici come invasione e raduno che possono essere estesi anche ad altre iniziative. Il ministro si è detto disponibile a dare tutti i chiarimenti necessari e ha ribadito che libertà e diritti sindacali non sono in discussione ma per noi il decreto va ritirato.