Perché Salvini ha fatto cadere il governo Conte

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-08-09

Il ministro dell’Interno pretendeva le dimissioni dal presidente del Consiglio. Che però ha preferito la via parlamentare. Dove tutto può accadere. Per questo Salvini era così furioso ieri sera

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Matteo Salvini voleva far dimettere il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per andare rapidamente a chiudere l’esperienza dell’esecutivo e saltando la parlamentarizzazione della crisi che gli ha invece imposto il MoVimento 5 Stelle tramite Palazzo Chigi. La mossa serve a far scoppiare la guerra nel modo più plateale, ovvero con la sfiducia pubblica che la Lega adesso dovrà spiegarne i motivi a un paese disorientato e che non si aspettava questa svolta in piena estate.

Perché Salvini ha fatto cadere il governo Conte

Salvini ha ricevuto da Conte un no calcolato: «Come ho solennemente promesso, lascerò il mio incarico e mi dimetterò solo e soltanto se sfiduciato dal Parlamento. E dovrai essere tu ad assumertene la responsabilità, spiegando agli italiani sotto l’ombrellone che hai fatto cadere il governo del cambiamento che tu stesso hai contribuito a edificare». Salvini ha lasciato palazzo Chigi furioso, senza proferire parola. E ai suoi ha confidato: «Me l’aspettavo. Conte e Di Maio faranno di tutto, giocheranno anche carte false, per non mandarci alle elezioni». Ma poi, come aveva chiesto Conte e l’aveva sollecitato Luigi Di Maio, il leader leghista si è dovuto piegare. Ha accettato di portare la crisi in Parlamento. E soprattutto ci ha messo la faccia. Luca De Carolis sul Fatto Quotidiano racconta un retroscena sull’incontro decisivo tra Salvini e Conte che apre alla parlamentarizzazione della crisi:

NOVANTA minuti di faccia a faccia. Riassunti dallo scambio più significativo e drammatico tra i due. Con Salvini che insiste, pretende: “Ti devi dimettere, così non possiamo più andare avanti”. E Conte che fa muro: “No,andiamo in Parlamento e sfiduciatemi”. Evidente la strategia del premier, concordata con il presidente Sergio Mattarella: far assumere al ministro dell’In terno la responsabilità della fine. “L’ho detto a Salvini, questa crisi sarà la più trasparente della storia repubblicana, tornerò davanti ai parlamentari che rappresentano tutti i cittadini”, chiarisce in serata da Palazzo Chigi Conte.

La rotta che Conte aveva già indicato in aula al Senato lo scorso 24 luglio, dove andò riferire sul Rubligate al posto proprio di Salvini: “Da questo consesso ho ricevuto la fiducia che mi ha investito dell’incarico di presidente del Consiglio, e a questo concesso tornerò ove dovessero maturare le condizioni per una cessazione anticipata dal mio incarico”. Non a caso il ministro dell’Interno s’infuriò, e replicò in diretta su Facebook contro “i giochetti di Palazzo”. Aveva fiutato la strategia e il messaggio. Ossia che gli avrebbero lasciato in mano il cerino.

salvini

Non a caso, solo a sera inoltratala Lega fa il primo atto concreto da mercoledì: una nota per confermare la parlamentarizzazione di questa crisi d’agosto. Per la prima volta il Carroccio mette nero su bianco la volontà di stroncare il contratto di governo dell’estate di un anno fa. E lo fa all’indomani del voto sul Tav, preceduto dalla fiducia al decreto sicurezza bis che non poche lacerazioni ha prodotto nel M5S.  Il leader leghista dovrà combattere da solo contro tutti. Con un’ulteriore consapevolezza maturata al Quirinale: Mattarella farà di tutto per non avere Salvini come ministro dell’Interno che gestisce tutta la fase elettorale.

Cosa farà Mattarella

Marzio Breda invece spiega quali saranno le prossime mosse di Sergio Mattarella. Il quale ha imparato dall’errore Cottarelli e stavolta non ha intenzione di fornire sponde a chicchesia:

A dispetto di quanti immaginano un presidente della Repubblica che intesse manovre segrete dal Colle per azzerare la corsa verso il voto anticipato o procrastinarlo alla primavera 2020, farà consultazioni brevi. Delle quali, per quel che lui stesso ha da tempo potuto verificare, l’esito sarà scontato. È escluso che gli ex partner gialloverdi siano in grado di rimettersi insieme e resuscitare Conte per un bis, con nuovo programma e nuovi ministri. Né è immaginabile che sul Colle si inventino una maggioranza raccogliticcia e precaria, magari con il compito di sterilizzare l ’aumento dell’Iva e schivare la probabile tempesta finanziaria sul Paese (ciò che farebbe comodo a tanti, e forse pure alla Lega, almeno per smorzare l’impopolarità di farci ripiombare nel caos).

matteo salvini crisi di governo

Insomma: non esistendo coalizioni alternative, al presidente non resterà che congedare il Parlamento e indire nuove elezioni. Che a questo punto potrebbero scivolare addirittura a novembre. Traguardo al quale è molto difficile che ci possa traghettare l’esecutivo uscente, sia pur gestendo soltanto l’ordinaria amministrazione come spesso è successo in passato. Diciamo che dipenderà da come si sarà chiusa la crisi. Tutto lascia però prevedere che si renda necessario il varo di un governo «di garanzia elettorale», non qualificabile come tecnico e senza esponenti di partito, con l’unicamissione di fissare il voto.

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