Perché Pillon era assente oggi durante il discorso di Zelensky (e c’entra davvero il viaggio a Londra?)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-03-22

Il senatore della Lega Simone Pillon non ha ascoltato il discorso del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky al Parlamento: era a Londra per un “viaggio di lavoro”, ma potrebbero esserci altri motivi dietro la sua diserzione

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Ufficialmente si trovava “a Londra per lavoro”, come detto dal leader del suo partito Matteo Salvini, ma l’assenza del leghista Simone Pillon durante il discorso oggi alle Camere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky può essere letta anche in altri modi. Il senatore noto per le sue posizioni anti-progressiste su temi come minoranze sessuali e fine vita è volato nel Regno Unito perché domani prenderà parte alla presentazione di una fondazione dedicata a Tafida Raqeeb, la bambina in coma che nel 2020 fu ricoverata all’ospedale Gaslini di Genova dopo che i medici di Londra avevano deciso di staccarla dai macchinari.

Perché Pillon era assente oggi durante il discorso di Zelensky

Come riporta L’Espresso, però, la sua assenza dagli scranni di fronte al maxischermo dal quale il presidente ucraino ha parlato al Parlamento riunito è dovuta anche a questioni di opportunismo. Stando a un’inchiesta portata avanti nel 2018 dal settimanale, Pillon nel 2015 divenne presidente di Novae Terrae, fondazione inaugurata nel 2005 a Saronno, ma rimasta inattiva fino al 2012, riconducibile a Luca Volontè, ex parlamentare dell’Udc e rappresentante italiano al Consiglio d’Europa fino al 2013. Volontè  è ora imputato di aver ricevuto più di due milioni di euro per mettere in atto politiche lobbiste anti gay, aborto e divorzio, insieme ad altri parlamentari europei, a favore del regime azero del presidente Ilham Aliyev, che rischiava sanzioni internazionali. Soldi che l’ex Udc ha ammesso di aver ricevuto.

A darglieli, secondo la Procura, sono state società offshore anonime a loro volta finanziate da società statali della Russia di Vladimir Putin e dai tesorieri del regime dell’Azerbaijan. “Credo che dovremmo collocarci in una posizione adeguata per promuovere la pace: vendere armi a una delle parti in conflitto non favorisce il dialogo”, ha dichiarato Pillon all’Ansa. “Entrambe le parti credono di avere le loro ragioni – ha aggiunto – ma credo che in questo momento dovremmo promuovere la nostra capacità di dialogo. Potremmo e dovremmo essere tra i pochi privilegiati che dialogano con entrambe le parti, mentre così ci autolimitiamo. Forse la questione meriterebbe maggiore riflessione”.

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