Perché Matteo Renzi dice che il PD nei sondaggi è primo al Senato

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-02-26

Oggi il segretario del Partito Democratico, in barba alla legge che vieta di parlarne, ha raccontato di sondaggi che danno il PD “primo partito” in una delle due Camere. L’obiettivo pare quello di motivare i suoi. Anche se un effetto del Rosatellum potrebbe aiutare la profezia ad avverarsi

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Ad una settimana dal voto Matteo Renzi dà la carica ai suoi. In barba a tutti i divieti di diffondere sondaggi, oggi durante un comizio a Brescia il segretario del Partito Democratico ha fatto sapere che i sondaggi danno il PD come primo in uno dei rami del Parlamento. Il Segretario non ha voluto dire quale ma lo ha fatto capire chiaramente in questi giorni con un messaggio inviato ai militanti. Renzi spera che il Partito Democratico esca dalle urne come primo gruppo parlamentare.

Renzi e i sondaggi sul PD primo partito al Senato

Renzi, dimenticando che è vietato divulgare i risultati dei sondaggi, ha detto che «i sondaggi ci danno già primi in uno dei rami del Parlamento, non posso dire quale. Nell’altro siamo a un’incollatura. La partita è tra noi e 5 Stelle per questo ci attaccano tutti i giorni, perché i sondaggi li vedono pure loro. Nel proporzionale il distacco è a un filo». Guarda caso in un messaggio inviato nei giorni scorsi ai militanti (messaggio addirittura da non divulgare) si raccontava di “trend e segnali molto incoraggianti”, sempre per quanto riguardava il Senato.

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A Brescia Renzi non ha voluto dire che il PD, secondo i sondaggi riservati, potrebbe essere il primo partito al Senato. Ma lo ha lasciato intendere molto bene. Il problema è che nelle due settimane precedenti al voto è espressamente vietato diffondere i risultati dei sondaggi. Renzi evidentemente ha deciso di non rispettare le regole, mancano sette giorni e si deve giocare il tutto per tutto. Anche cercando di usare la prospettiva di una vittoria decretata dai sondaggi per far sì che questa si concretizzi anche nel mondo reale.

Qual è la strategia di Renzi?

Ma come oltre ai sondaggi quali sono gli elementi in mano a Renzi per poter dire che il PD sarà il “primo partito”? Innanzitutto è bene chiarire subito un possibile equivoco: il fatto che il PD possa essere il primo gruppo parlamentare in una o in entrambe le Camere non significa che la coalizione guidata dal Partito Democratico vincerà le elezioni. Il centrodestra può vincere le elezioni se la coalizione supererà la soglia del 40%. Renzi però a quanto pare non crede che le elezioni le possano vincere i 5 Stelle, visto che dice che i due partiti sono ad un’incollatura e che quindi il M5S non supererà il 40%. Il segretario Dem dice anche che la partita è tra il PD e i 5 Stelle, e volutamente esclude il centrodestra il quale però, come coalizione, potrebbe anche vincere le elezioni. Ma Renzi sta pensando non alla possibilità di prendere più voti del PD ma a quella di riuscire a essere comunque il primo gruppo in uno dei due rami del Parlamento.

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La media dei sondaggi per le elezioni politiche 2018 al Senato (La Repubblica, 17 febbraio 2018)

I risultati del “sondaggio di Renzi” sembrano dare per certa una rimonta del Partito Democratico sul MoVimento 5 Stelle. In effetti prima del voto avevamo lasciato il M5S intorno al 29% e il centrosinistra al 27,4%. Ma questa rimonta in realtà non c’è. Ad aiutare il PD però non c’è solo un eventuale calo del M5S (del quale nulla sappiamo se non quello che Renzi accuratamente sceglie di dire) ma anche la legge elettorale. A differenza del partito di Di Maio – che si presenta da solo – i Dem si presentano in coalizione. Il Rosatellum bis prevede che se una lista della coalizione supera l’1% delle preferenze ma non riesce a raggiungere la soglia di sbarramento del 3% quei voti verranno ripartiti proporzionalmente concorrendo all’elezione di uno dei candidati al proporzionale.

I sondaggi di Renzi e i meccanismi del Rosatellum bis

Questo significa che qualora uno o più alleati del PD (Insieme, +Europa e Civica Popolare della Lorenzin) non riuscissero a raggiungere la soglia di sbarramento del 3% ma al tempo stesso superassero l’1% quei voti non andrebbero “dispersi” ma potrebbero finire nel conteggio di quelli del Partito Democratico. Di fatto quindi, proprio perché fa parte di una coalizione, anche prendendo meno voti del MoVimento 5 Stelle il PD potrebbe eleggere più parlamentari. Il PD non sarebbe il primo partito nel Paese ma in Parlamento potrebbe essere quello con il maggior numero di deputati e senatori. Ecco perché per Renzi la partita è “tra noi e il 5 Stelle” ed ecco cosa intende Renzi quando dice che il PD è “primo”.

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Il sondaggio di Cise per il Sole 24 Ore (16 febbraio 2018)

D’altro canto essere il primo gruppo parlamentare partito è importante, in ottica post voto, perché se nessuno vincerà le elezioni il Presidente della Repubblica potrebbe dare proprio al leader di quel gruppo l’incarico di cercare di dare vita ad una Grande Coalizione. È per questo che Renzi vuole motivare i suoi elettori. È la più classica delle profezie che si autoavverano: se si rappresenta il PD come primo partito allora la realtà oggettiva non dovrà far altro che adeguarsi a tale narrazione. Il problema di questo tipo di “pronostici” – che circolava anche durante la campagna per il referendum costituzionale o ancora prima all’epoca della corsa di Roberto Giachetti a sindaco di Roma – è che spesso fallisce. Renzi diceva anche che il risultato del referendum era in bilico e che il Sì avrebbe vinto. Le cose andarono come è noto.

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