Politica
Perché il sindaco di Civitavecchia è stato aggredito?
Alessandro D'Amato 30/01/2016
Dietro l’aggressione una storia di stipendi non pagati e di enti inutili
Ieri Antonio Cozzolino, sindaco di Civitavecchia, è stato aggredito sotto casa da Francesco Di Gennaro, 36 anni, impiegato in Civitavecchia Infrastrutture e figlio di Marco, primario di cardiologia dell’ospedale San Paolo ed ex consigliere comunale pd dopo aver ricoperto incarichi in passato anche in liste vicino al centrodestra. Il MoVimento 5 Stelle ha espresso solidarietà al suo sindaco, non menzionando il motivo dell’aggressione. Ieri le agenzie di stampa, riportando il caso, avevano scritto che l’uomo aveva aggredito il sindaco per una questione di stipendi non pagati. Rinaldo Frignani sul Corriere della Sera ci spiega l’intera motivazione:
Di Gennaro è stato sentito dagli agenti: in municipio ricordano che in passato si era presentato più volte in ufficio reclamando lo stipendio, «ma a Natale scorso ne aveva ricevuti tre insieme». Gli investigatori stanno verificando anche la versione fornita dal trentenne.
Quindi, se la motivazione era lo stipendio non riscosso, ci si riferiva probabilmente agli arretrati. Civonline infatti fa sapere che i tre dipendenti a dicembre erano in attesa degli stipendi, a partire dal mese di luglio in poi: «Siamo andati avanti a suon di decreti ingiuntivi del Tribunale – hanno spiegato – dopo tutto questo tempo ci è arrivato un bonifico relativo ai mesi di agosto, settembre ed ottobre, senza però le spese legali ed interessi, come disposto dal giudice, e senza contributi».
Ma soprattutto, hanno ricordato i tre dipendenti della società, senza il pagamento dei mesi di novembre, dicembre e tredicesima, senza anche in questo caso versamento dei contributi e senza sapere se e quando verranno corrisposti. «Un’elemosina» hanno tuonato.
E infatti Cozzolino spiega anche al Corriere che il problema dietro l’aggressione è il debito del Comune e la costruzione di municipalizzate “inutili”:
«Stiamo provando a risanare una città portata sull’orlo del baratro: il debito da quasi 40 milioni di euro che ho trovato nelle partecipate non è stato fatto da questa amministrazione, ma da chi in passato ha pensato bene di usarle infischiandosene del loro corretto funzionamento, riempiendole all’inverosimile con assunzioni clientelari» spiega ancora Cozzolino, che aggiunge: «Stiamo facendo l’impossibile per garantire i posti di lavoro, chiedo pazienza ai lavoratori, quelli veri: il nostro obiettivo è ridurre la spesa e insieme dare servizi degni. E invece vengo aggredito da un dipendente di una società patrimoniale praticamente inutile costruita solo per spalmare debiti e nascondere una situazione compromessa. Comunque non mollo».