Perché il boss Graviano parla di Berlusconi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-02-08

Dopo la famosa frase di Totò Riina (“Iddu pensa soltanto a iddu”) Graviano apparentemente sembra voler far saltare il banco e chiede il conto a Silvio Berlusconi su quelli che sono stati i veri o presunti rapporti che l’ex Cavaliere di Arcore ha avuto con la mafia siciliana. Ma…

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Giuseppe Graviano detto Madre Natura, il boss delle stragi, ieri al processo “’Ndrangheta stragista” a Reggio Calabria ha parlato di suoi presunti incontri con Silvio Berlusconi e di 20 miliardi della mafia investiti nelle imprese del Cavaliere. Dopo la famosa frase di Totò Riina (“Iddu pensa soltanto a iddu”) Graviano apparentemente sembra voler far saltare il banco e chiede il conto a Silvio Berlusconi su quelli che sono stati i veri o presunti rapporti che l’ex Cavaliere di Arcore ha avuto con la mafia siciliana. Ma, spiega oggi Attilio Bolzoni su Repubblica, con Graviano bisogna andare molto cauti:

Apparentemente. Perché quello che i suoi venerano come una divinità e chiamano “Madre Natura” è un maestro del doppio e anche del triplo gioco. Dice Berlusconi ma può aver mandato messaggi a qualcun altro, in chiaro parla di soldi e di investimenti ma forse in codice parla di stragi. “Madre Natura” interpreta sempre se stesso e forse sta mischiando le carte un’altra volta. Perché lo fa adesso, e in maniera così spudorata e rumorosa, non lo sappiamo.

Cosa si aspetti di ottenere, al momento è ancora un mistero. Si sta comunque scoprendo troppo e non è mai stato nel suo stile. Una ragione importante (per lui) sicuramente ci sarà. Anche perché se avesse vuotato il sacco su Berlusconi quando lo arrestarono, le sue dichiarazioni avrebbero fatto esplodere l’Italia. Le parole pronunciate ieri, seppur devastanti, passeranno nel migliore dei casi alla storia probabilmente come una “crisi individuale” del più astuto fra i Graviano.

giuseppe graviano

Secondo Bolzoni non è chiaro a cosa miri di preciso il boss:

Ma un “Madre Natura” inedito e fragoroso ha scelto di fare il nome e il cognome di “Iddu” inserendolo nel peggiore dei contesti possibili, quantifica l’investimento di famiglia (quella di Brancaccio) — venti miliardi di vecchie lire con l’interesse del venti per cento — per accreditare la sua versione non esita a chiamare in causa il nonno Filippo e il cugino Salvatore, confessa candidamente di avere incontrato “Iddu” almeno tre volte quando era latitante e già pienamente immerso nelle investigazioni sulle uccisioni dei giudici Falcone e Borsellino. Parole che oltrepassano il già visto e il già sentito. Ma eccessivamente. Una sregolatezza un po’ sospetta.

Marco Travaglio sul Fatto invece ritiene che questo sia soltanto l’inizio:

Ora, tra le “tante altre cose”che Graviano potrebbe raccontare, potrebbe esserci l’indirizzo dell’appartamento a Milano 3 usato per gli incontri fra lui, il cugino e B.. E magari esibire la “carta privata ”, cioè il presunto contratto societario fra i Graviano e B.: volete che non l’abbia conservata come arma di ricatto? Noi molte di queste cose le abbiamo sempre scritte o sospettate. E una certezza l’abbia mo sempre avuta: che B. sia consapevolmente ricattato e ricattabile da Cosa Nostra da quasi mezzo secolo.

Bastava leggere la sentenza Dell’Utri, la più rimossa da politici e giornalisti che hanno sempre finto di non vedere e non sapere, anche dopo la condanna a 7 anni per mafia, continuando a spacciare la verità per “teorema”e a buttare in politica una storia che è stata sempre e soltanto criminale. Ora, in attesa delle puntate successive, tocca alle Procure indagare sulle parole di Graviano: quella di Firenze che ha già riaperto l’indagine su B. e Dell’Utri perle stragi del ’93; e quella di Caltanissetta che dovrà farlo per quelle del ’92. L’unica inchiesta che non si può più riaprire è quella di Palermo su B. per concorso esterno. Sapete perché? Perché è caduta in prescrizione.

Leggi anche: Il governo vuole la fiducia sulla prescrizione (e Renzi minaccia di farlo cadere)

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