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Perché gli anticorpi monoclonali non sono un’alternativa al vaccino contro COVID-19
neXtQuotidiano 23/11/2020
Il Mattino oggi intervista la professoressa Maria Rosaria Capobianchi, docente di Biologia Molecolare e alla guida del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Spallanzani. La virologa chiarisce un punto molto dibattuto. Perché fare il vaccino se sta per arrivare la cura con gli anticorpi monoclonali?
Il Mattino oggi intervista la professoressa Maria Rosaria Capobianchi, docente di Biologia Molecolare e alla guida del Laboratorio di Virologia dell’Istituto Spallanzani. La virologa chiarisce un punto molto dibattuto. Perché fare il vaccino se sta per arrivare la cura con gli anticorpi monoclonali? «Gli anticorpi monoclonali non sono pillole “qualsiasi”, ma farmaci biologici, e per questo costosi e complessi da realizzare, ed è dunque poco immaginabile un loro utilizzo massivo», spiega:
Voi scienziati spiegate che nella lotta al Covid, parallelamente al vaccino si useranno gli anticorpi monoclonali,e qualcuno potrebbe immaginarli come una possibile alternativa più rapida. Ci aiuta a fare chiarezza?
«Bisogna innanzitutto capire la differenza. Il vaccino agisce in modo attivo nell’organismo, perché stimola la produzione di una risposta immunitaria che sarà duratura e che richiede un po’ di tempo perché si sviluppi dalmomento dell’inoculazione. Diversamente, gli anticorpi monoclonali prodotti specificatamente contro il coronavirus forniscono un’immunità passiva. Ossia non si tratta di somministrare un prodotto che stimola la creazione della risposta immune,ma una parte di essa “bell’e pronta”, cioè gli anticorpi, con l’idea di anticipare il tempo che serve al vaccino perché entri in funzione e ci induca l’immunità. È una strategia “di pronto intervento”, complementare al vaccino, perché la protezione indotta è immediata e dura qualche mese,mentre il vaccino induce una produzione immunitaria un po’ più ritardata,ma che dura nel tempo perché agisce sul cellule che conservano la memoria e quindi possono intervenire anche in momenti successivi. Questa è la filosofia alla base della strategia degli anticorpimonoclonali».Sono però farmaci complessi e costosi, ci spiega meglio come funzionano?
«Ce ne sono molti in dirittura d’arrivo e altri nelle fasi iniziali e intermedie di studio, però appunto, non sono pillole “qualsiasi”,ma farmaci biologici, e per questo costosi e complessi da realizzare, ed è dunque poco immaginabile un loro utilizzomassivo. La sintesi degli anticorpimonoclonali umani è una tecnica complessa, mamolto ben consolidata. Negli ultimi anni ne sono stati prodottimolti e sono sempre più efficaci, per esempio contro i tumori e le malattie autoimmuni. Sono realizzati a partire da cellule umane, i linfociti B che producono anticorpi: vengono clonate le cellule che producono gli anticorpi più efficaci e poi questi sono prodotti in vitro con tecniche di ingegneria genetica. L’efficacia si misura in base alla capacità di neutralizzare il virus. L’iter di approvazione è identico a quello di tutti i farmaci.Ma ripeto per la complessità di produzione e il costo non è pensabile che domani avremo anticorpi in quantità sufficienti per trattare tutti i malati del mondo».